1968: la battaglia continua

By 7 Aprile 2018Attualità

Molti gli anniversari che si celebrano quest’anno. La Rivoluzione studentesca, che ebbe il suo centro alla Sorbona nel maggio 1968, è l’evento storico più dirompente per la portata internazionale e le conseguenze che ebbe.

Sembrò all’inizio una rivolta spontanea dei giovani, ma fu in realtà una Rivoluzione attentamente pianificata dai laboratori ideologici, che guidano la trasformazione della società.
Il “guru” del Sessantotto fu, non a caso, il filosofo Herbert Marcuse, ultimo esponente della Scuola di Francoforte, nata negli anni Venti del Novecento per accompagnare sul piano culturale la Rivoluzione politica bolscevica.
La studiosa romena Anna Cernea ha sottolineato il parallelo tra la Scuola di Francoforte e il leader comunista italiano Antonio Gramsci, che teorizza apertamente il piano di conquista del potere attraverso l’infiltrazione nelle istituzioni e il mutamento del linguaggio e della mentalità.
Ma l’idea di fondo del Sessantotto, che è quella della “liberazione degli istinti”, risale all’epoca della Rivoluzione francese, quando il diabolico marchese de Sade teorizzò, per primo, una rigenerazione sociale attraverso lo scatenamento delle più torbide passioni.
Il Sessantotto e gli anni che ad esso sono seguiti hanno realizzato il programma di de Sade.
La principale vittima è stata la famiglia, che alla fine degli anni Sessanta costituiva un baluardo sociale contro le forze della dissoluzione e che oggi è ridotta a brandelli, come tutta la società.
La distruzione della famiglia avrebbe dovuto avere una sua tappa clamorosa nella approvazione da parte della Chiesa della pillola contraccettiva.
Un gruppo di cardinali, di teologi e di vescovi, protagonisti del Concilio Vaticano II, premevano su Paolo VI per questo radicale mutamento del Magistero sul matrimonio, che avrebbe spianato una sorta di via cattolica al libero amore, ma il 25 luglio 1968 il Papa pubblicò l’enciclica Humanae Vitae, che ribadiva la proibizione della contraccezione.
Le reazioni a questo documento furono furibonde e Paolo VI, impressionato, non pubblicò alcun’altra enciclica fino alla morte.
Nel cinquantesimo anniversario dell’enciclica, papa Francesco ha formato una commissione per rileggere la Humanae Vitae alla luce dell’Esortazione post-sinodale Amoris laetitia e si è riaccesa la lotta tra chi vorrebbe mutare il Magistero della Chiesa sulla famiglia e sul matrimonio e chi ne difende la perenne validità, fondata sull’insegnamento di Nostro Signore.
Gli altri eventi che si celebrano quest’anno.

In Italia al Sessantotto seguì, tra il 1972 e il 1974, l’introduzione del divorzio e poi, nel 1978, quella dell’aborto.
La famigerata legge 194, che legalizzò l’omicidio di massa con le firme del presidente del Consiglio Giulio Andreotti (1919-2013) e del presidente della Repubblica Giovanni Leone (1908-2001), compie quest’anno quarant’anni e conta oltre sei milioni di vittime.
Il ruolo di ariete per aprire il varco alla legge fu svolto dal Partito Radicale di Marco Pannella (1930-2016), ma l’aborto passò in Italia grazie al massiccio sostegno del Partito Comunista di Enrico Berlinguer (1922-1984) e del Partito Socialista di Francesco De Martino (1907-2002).
Decisivo fu l’accordo di “non belligeranza” con la Democrazia Cristiana, di cui era segretario Aldo Moro (1916-1978).
Il 16 marzo 1978 Moro fu rapito e la scorta sterminata dalle Brigate Rosse. Il corpo del leader democristiano fu ritrovato il 9 maggio in via Caetani, tredici giorni prima della promulgazione della legge, avvenuta il 22 maggio 1978.
Moro era uno degli artefici del compromesso storico tra la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, appoggiato anche da Paolo VI e da una parte della Democrazia Cristiana.
La sua morte, e quella di papa Montini, avvenuta il 6 agosto dello stesso anno, frustrarono il tentativo di accordo per la co-gestione del potere in Italia tra cattolici e comunisti.
Il 1978 fu anche l’anno dei tre Papi. A Paolo VI successe infatti il 26 agosto il cardinale Albino Luciani, con il nome di Giovanni Paolo I, ma il suo pontificato fu uno dei più brevi della storia della Chiesa.
Papa Luciani morì il 28 settembre 1978 e il 16 ottobre fu eletto, con il nome di Giovanni Paolo II, il cardinale Karol Józef Wojtyla.
Si aprì un periodo di apparente riflusso, ma la degradazione culturale e morale non arrestò il suo corso nei quarant’anni successivi e la drammatica situazione odierna ha le sue radici proprio in quanto accadde negli anni Sessanta del Novecento.
Il 9 ottobre 1958 – ecco un altro anniversario da ricordare – morì Pio XII e il 9 ottobre fu eletto papa il Patriarca di Venezia Angelo Roncalli, Giovanni XXIII, che il 25 gennaio dell’anno successivo annunciò il Concilio Vaticano II.
Forse è proprio da lì che inizia un’epoca storica non ancora conclusa.La battaglia di oggi è quella di ieri e continuerà senza sosta fino alla vittoria finale dei princìpi e delle istituzioni cristiane contro le ideologie relativiste e totalitarie del XX e del XXI secolo.

da: Radici Cristian n.131 – marzo 2018 di Roberto de Mattei