Migrante trova portafoglio e fa 70 chilometri per riconsegnarlo

By 8 Aprile 2018Testimoni

Jean Marc, ventenne della Costa d’Avorio, ha trovato il portafogli con soldi e documenti nello spogliatoio della squadra in cui gioca. Era di un avversario.

«Perché l’ho fatto? Perché mi sembrava normale. Mi sono sentito orgoglioso di poter portare quel portafogli di persona, senza lasciarlo in Questura. C’erano dei soldi dentro e sarebbero senz’altro serviti al proprietario». Jean Marc M’Boua ha 20 anni ed alloggia in un centro di accoglienza di Prato, dove è arrivato l’anno scorso scappando dalla guerra e dalla povertà della sua Costa D’Avorio. La Vaianese Impavida di Vernio lo ha accolto nella sua squadra e lui attraverso il calcio sfoga la sua passione nel campionato di Eccellenza toscana ed impara ad integrarsi. La società lo accompagna e lo riporta in pullman e gli dà un piccolo rimborso spese. Domenica pomeriggio, dopo la partita con la Folgor Marlia, quando tutti sono andati già via, trova un portafogli nello spogliatoio.

Lo apre e legge il nome: Andrea Della Maggiora. È un giocatore della Folgor Marlia, che nel frattempo si era già accorto di averlo perso. Senza dire niente a nessuno, Jean Marc prende il primo treno per Lucca, scende alla stazione e comincia a cercare la via scritta sui documenti. Lo fa a piedi, facendo su e giù dallo scalo lucchese, complessivamente per 10 chilometri fino alla frazione di Capannori dove la Folgor gioca: «Mi dicevano di andare in Questura, ma io volevo darglielo di persona – dice Jean Marc – e poi non mi spaventava di certo camminare a lungo, anche perché nel frattempo avevo anche mangiato un po’. Non avevo soldi, ne ho presi un po’ da quel portafogli, la mia idea era di dirlo al proprietario a cui l’avrei consegnato».

Giunto al campo, cerca Della Maggiora e gli riconsegna il portafogli. Il giocatore lo abbraccia, lo ringrazia con 50 euro e lo riporta alla stazione: «Il gesto che ha fatto questo ragazzo – dice Della Maggiora – è un esempio, per me e per tutti noi. Quanti avrebbero fatto come lui?».

Per Jean Marc, che attualmente è richiedente asilo, le ricompense potrebbero però non essere finite. Il padre di Della Maggiora, David, è infatti il direttore commerciale di un importante gruppo di contenitori per alimenti con sede a Cremona e quando viene a sapere della vicenda telefona di persona al ragazzo. Dall’estero, dove si trova per lavoro, fa sapere che «vorrei premiarlo, perché è stato un gesto da persona seria e matura, non siamo preparati, per questi gesti. Se ha voglia di salire fino a Cremona, vorrei presentarlo al nostro responsabile delle risorse umane: non essendo io il proprietario, non posso purtroppo assumerlo direttamente, altrimenti lo farei. So che sta regolarizzando la sua posizione: siamo rimasti in contatto, lui ha detto che mi chiamerà quando è pronto». Jean Marc M’Boua sorride: «A Cremona? Ci vado di corsa, se può cambiare la mia vita».

Emanuele Lombardini

Avvenire.it,  25 marzo 2018