Il Post-umano e le conseguenze etico-morali, politiche, sociali e giuridiche

Due piani distinti e contrapposti nel “potenziamento”.

Nel concetto di “potenziamento” emergono due piani distinti e contrapposti: da un lato esso va inteso come processo quantitativamente dinamico che mira essenzialmente a raggiungere un progressivo perfezionamento delle possibilità che sono inscritte nella natura umana. Dall’altro lato, il concetto di potenziamento, inteso come prospettiva biotecnologica illimitata sul piano qualitativo, si sovra-impone alla natura umana. Si tratta di un nuovo potere assoluto, sradicato dalle caratteristiche costitutive della natura umana, con un nuovo profilo politico, morale, religioso, economico e giuridico e traccia qualitativamente il nuovo destino dell’uomo.

Quali effetti preoccupano di più? «Quelli che potrebbero derivare dall’entità post-umana…»
Ma, ancor più dell’artificiosa illegittimità antropologica e morale degli interventi verso il post-umano, preoccupano gli effetti che potrebbero derivare dall’entità post-umana le cui facoltà potrebbero sfuggire al suo stesso controllo e che potrebbero tradursi in comportamenti incompatibili con la civile convivenza, sfuggendo così ai valori che costituiscono i parametri sostanziali dell’umano, come la pietà, la solidarietà, il rispetto altrui… su cui si fonda la convivenza sociale. Atteggiamenti che, seppur da sempre si manifestino nei comportamenti di singoli umani, tuttavia, di fatto, non vanificano il paradigma dei valori sostanziali che servono a indicare i comportamenti dell’uomo tradizionale.

Alcune domande per una riflessione
Sorgono dunque alcune domande: che cosa significherebbe, ad esempio, una longevità enormemente prolungata nell’economia della vita umana generale? A che fini si potrebbero orientare prestazioni dell’intelligenza molto superiori a quelle che rappresentano il possibile range delle prestazioni umane attuali, sostenute anche da capacità fisiche eccezionali? Quali sarebbero le conseguenze per l’uomo dall’avere un corpo, come ricorda la bioeticista e antropologa Elena Postigo Solana, in concordanza con i suoi desideri, e quali conseguenze deriverebbero dalla realizzazione dei desideri che si profilerebbero nel nuovo vivente post-umano?
Quale sarebbe la conseguenza di una disparità fra gli individui, non potendosi supporre di assegnare a tutti gli stessi requisiti di potenziamento? Disparità di potenza che potrebbe imporre la sottomissione dei meno dotati se non la loro eliminazione. E chi garantirebbe la tutela di costoro? E quali valori morali emergeranno nell’entità definita post-umano?
L’eventuale clonazione dei “migliori”, giudicati secondo il valore di un’efficienza utilitaristica improntata all’imperante cultura materialistica, quali effetti potrebbe avere sul resto dell’umanità? E quali regole sarebbero necessarie? E chi avrebbe l’autorità di istituirle nella nuova società per evitare disastri indotti da conflitti, guerre, che le tecnologie avanzate e i nuovi scenari di autonomia potrebbero consentire? Infatti chi può escludere che la consapevolezza del grande potere acquisito non spinga i nuovi soggetti a moti di ribellione verso un ipotetico controllo? E chi sarebbe il controllore che dovrebbe organizzare una nuova società formata da individui così trasformati e potenziati? Quali strutture sociali sarebbero adeguate a questo nuovo mondo?
A questi quesiti se ne affiancano molti altri che investono la non prevedibilità degli effetti dei requisiti post-umani nonché l’attribuzione sperequata di tali requisiti.
Verso il superamento delle leggi fisiche che governano la creazione?
Il concetto del post-umano apre, dunque, la strada anche all’ipotesi del superamento delle leggi fisiche che governano la creazione così com’è nel suo complesso e nella sua integrazione, realizzando nuovi modelli strutturali adeguati alle nuove realtà post ed extra-umane, con il rischio di modificarne l’assetto; ma con quali garanzie di coerenza con l’assetto generale del cosmo?
Modificarne i parametri significa sovvertire e sconvolgere l’ordine del creato estinguendone per collasso l’esistenza.

La questione della finitudine e deperibilità della materia
Ma, a fronte di tutto questo, val la pena ricordare che la finitudine e la inevitabile deperibilità della materia, proprio in quanto condizioni permanenti e ineliminabili della creazione, che ovviamente include anche la vita, sono i concreti e naturali ostacoli che impediranno l’affermazione dei velleitari prometeici progetti di trasformazione dell’umano nel post-umano, attraverso il sovvertimento dei limiti naturali dell’esistenza.
E questa nuova entità post-umana è ancora nella condizione di percepire il trascendente o ritiene se stessa nella posizione di trascendenza.

di Giorgio Palestro
Presidente del Centro Cattolico di Bioetica – Arcidiocesi di Torino. Professore Ordinario Emerito Anatomia e Istologia Patologica Università degli Studi di Torino
27 marzo 2018
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