Il “compassionevole” business dell’eutanasia a processo in Svizzera

Il fondatore delle cliniche Dignitas, Ludwig Minelli, è accusato di avere incassato centinaia di migliaia di franchi svizzeri illegalmente dalle vittime del suicidio assistito.

Ludwig Minelli, fondatore 85enne di Dignitas, l’associazione pro eutanasia più famosa della Svizzera, è stato formalmente accusato di aver tratto profitto dal suicidio assistito di alcune donne e si trova sotto processo a Zurigo proprio nell’anno in cui il suo gruppo compie 20 anni di vita.

ALTRUISMO OBBLIGATORIO. In Svizzera il suicidio assistito è legale dal 1941 e possono accedervi anche cittadini stranieri. Cliniche specializzate come quelle gestite da Dignitas sono autorizzate a porre fine alla vita dei pazienti a patto che non lo facciano per «motivazioni egoistiche». Le cliniche, cioè, non possono lucrare sull’attività anche se la terminologia è vaga. Secondo la giurisprudenza elvetica, che ha monetizzato anche l’altruismo, un suicidio assistito non dovrebbe costare al paziente più di 5.000 o 6.000 franchi svizzeri (4.500-5.500 euro).

DONAZIONI SOSPETTE. Tre casi in particolare, tutti riguardanti donne tedesche, hanno portato in tribunale Minelli.  I primi due risalgono al 2010, quando Dignitas avrebbe fatto pagare a una madre e una figlia, che hanno avuto accesso insieme al suicidio assistito, 20 mila franchi in tutto.
In un terzo caso, il più controverso, Minelli ha accettato una donazione da 100 mila franchi da parte di una ottantenne che non era malata terminale ma che voleva porre fine alla sua vita. Tre diversi dottori si sono rifiutati di autorizzare il suicidio assistito, ma Minelli avrebbe insistito fino a trovarne uno disponibile. La donna nominò anche il fondatore di Dignitas suo tutore legale, cosa che avrebbe permesso all’uomo di trasferire altri 46 mila franchi svizzeri di proprietà della donna sui conti della fondazione.

SANZIONI LEGGERE. Minelli non rischia molto: il pubblico ministero ha chiesto che l’uomo venga multato con una sanzione da 7.500 franchi svizzeri, più le spese processuali, oltre a una multa sospesa per due anni pari a 65 mila franchi. Il fondatore ha definito le accuse «infondate e incomprensibili».

Leone Grotti

Tempi.it, 29 maggio 2018