Strappa il passaporto della figlia di 10 anni per impedire nozze combinate

By 9 Giugno 2018Testimoni

Il padre voleva far sposare la bimba con un cugino 22enne del Bangladesh

Ha strappato il passaporto suo e della figlia di 10 anni per evitare il ritorno in Bangladesh, che per la piccola voleva dire il matrimonio con un cugino di 22 anni. Ed è questa ribellione che ha salvato le due donne da un padre-padrone e un marito violento che ora è a processo davanti al giudice monocratico di Milano con l’accusa di maltrattamenti in famiglia.

La storia della madre, 41 anni, così come raccontata dal suo legale, fotografa una realtà fatta di degrado e violenze domestiche. Niente scuola per la piccola, nessun contatto esterno per entrambe. La bambina poteva solo leggere ed imparare il Corano. Una volta, ha raccontato la madre, il marito l’ha ferita con un coltello al palmo della mano perché si era messa a cucinare senza permesso. Lui però nega e sostiene che la donna si sia ferita da sola per poterlo denunciare e liberarsi di lui.

Dopo l’ennesima lite, la donna disperata ha strappato i passaporti. A quel punto l’uomo, ha portato prima madre e figlia in questura per il denunciare lo smarrimento e poi al consolato per ottenere i duplicati, con i biglietti aerei per il Bangladesh già acquistati. La donna avrebbe così trovato il coraggio di presentare denuncia contro il marito per maltrattamenti in famiglia. Il giudice ha ascoltato in audizione protetta la bambina, che ha confermato di aver sentito i genitori discutere sul matrimonio, che il papà voleva si celebrasse ad ogni costo.

La bambina, davanti al giudice che dovrebbe emettere la sentenza a metà luglio, avrebbe confermato di aver sentito mamma e papà discutere del matrimonio. La mamma voleva per lei un futuro migliore. E ora lo stanno cercando insieme in una casa d’accoglienza, seguite dai servizi sociali.

La storia ricorda quanto avvenuto a Sana Cheema, la venticinquenne pachistana residente a Brescia, che aveva rifiutato un matrimonio combinato per una relazione che la famiglia non approvava, poi morta in Pachistan, Oppure la vicenda di Farah, la ragazza trasferita in Pakistan e costretta ad abortire, ora rientrata in Italia, vive in una casa accoglienza del veronese.

Avvenire.it,  28 maggio 2018