Lavoro, 286 morti in 4 mesi

By 10 Giugno 2018Attualità

Non si arresta la crescita delle morti sul lavoro, che anche nel primo quadrimestre 2018 hanno confermato la tendenza in atto già dallo scorso anno. Tra gennaio e aprile, all’ Inail sono stati denunciati 286 incidenti mortali rispetto ai 262 dello stesso periodo del 2017, con un aumento di 24 casi (+9,2%). «L’ aumento – si legge in una nota dell’ Istituto assicurativo – è legato ai casi avvenuti in itinere, ovvero nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il posto di lavoro, che sono aumentati di 28 unità (da 68 a 96), mentre quelli occorsi in occasione di lavoro sono stati quattro in meno (da 194 a 190)».

Secondo l’ Osservatorio indipendente di Bologna, che dal 2008 conta e racconta le storie delle vittime del lavoro, dal 1° gennaio le morti sui luoghi di lavoro sono state, invece, 285, mentre se si conteggiano anche i casi in itinere, si arriva a superare le 450 vittime complessive. “Numeri” di una guerra quotidiana, che anche ieri ha voluto il suo tributo di sangue. In un’ azienda agricola di Eboli (Salerno), ha perso la vita Vito Ciancio, operaio di 62 anni, travolto e ucciso da rotoli di pellicola di oltre un quintale che stava scaricando da un mezzo. Durante la manovra, la rottura di una fune ha fatto cadere il materiale sul malcapitato lavoratore.

Nei primi quattro mesi del 2018, sempre stando ai dati dell’ Inail, sono cresciute anche le denunce di malattia professionale, tornate ad aumentare dopo la flessione fatta registrare l’ anno scorso. Al 30 aprile, si legge nel report, l’ incremento si attesta al +5,5% (pari a 1.091 casi in più rispetto allo stesso periodo del 2017, da 19.969 a 21.060), dopo quelli osservati nelle precedenti rilevazioni mensili: +14,8% a gennaio, +10,3% a febbraio e +5,8% a marzo. L’ aumento interessa tutti i comparti: nell’ industria e servizi le denunce di malattia professionale sono aumentate del 3,8% (da 15.915 a 16.526), in agricoltura dell’ 11,2% (da 3.845 a 4.275) e nel conto Stato del 23,9% (da 209 a 259).

L’ analisi territoriale evidenzia un incremento delle tecnopatie denunciate al Sud (+649 casi), dove si concentra un quarto del totale dei casi protocollati dall’ Istituto, al Centro (+396), dove i casi denunciati sono un terzo del totale, nel Nord-Ovest (+165) e nel Nord-Est (+4). Le Isole mostrano invece un calo di 123 casi. In ottica di genere si rilevano 957 casi in più per i lavoratori (da 14.540 a 15.497) e 134 in più per le lavoratrici (da 5.429 a 5.563). Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo (11.144 casi), con quelle del sistema nervoso (2.255) e dell’ orecchio (1.470), continuano a rappresentare le prime malattie professionali denunciate (oltre il 70% del complesso).

Dal 2011 le malattie professionali sono aumentate di 12.934 casi, stando all’ elaborazione dei dati Inail effettuata dalla Fondazione Ergo di Varese, che riunisce imprese, sindacati e università. Nel 2017, è stata l’ industria manifatturiera, con 9.894 denunce, il comparto che ha fatto registrare il maggior numero di casi di malattie professionali. Complessivamente, nel corso dell’ anno le denunce sono state 58.129 contro le 47.310 del 2011. Per ogni denuncia la Fondazione Ergo ha quantificato in oltre 200mila euro i costi a carico del sistema sanitario nazionale per la cura e la riabilitazione dell’ infortunato. Il costo totale delle malattie professionali in Italia rappresenta così circa mezzo punto di Pil, pari a quasi 8 miliardi di euro. Sommate ai costi sociali degli infortuni sul lavoro, si arriva al 3% del Pil, che corrisponde a circa 45 miliardi di euro.

PAOLO FERRARIO

Avvenire, 30/05/2018, pagina 11