La Cina continua ad arrestare vescovi e sacerdoti

By 26 Novembre 2018Libertà Religiosa

L’accordo tra Pechino e Santa Sede non ferma la persecuzione: venerdì è stato sequestrato il vescovo di Wenzhou, monsignor Pietro Shao Zhumin. A inizio mese scomparsi quattro preti nell’Hebei.

Venerdì 9 novembre è stato sequestrato per l’ennesima volta il vescovo di Wenzhou (Zhejiang), monsignor Pietro Shao Zhumin. Secondo AsiaNews verrà tenuto lontano dalla diocesi per «10 o 15 giorni», ma i fedeli temono che il «periodo di vacanza», così viene chiamato dalle autorità comuniste, duri molto di più.

CINQUE VOLTE IN DUE ANNI

Il vescovo di 55 anni appartenente alla comunità non ufficiale, riconosciuto dalla Santa Sede ma non dal governo, continua a entrare e uscire dalla custodia dei funzionari di partito. Negli ultimi due anni è stato sequestrato almeno cinque volte. L’ultima nel maggio 2017: in quell’occasione venne liberato solo dopo sette mesi.

COSTRUIRE UNA CHIESA «INDIPENDENTE»

L’obiettivo di questi continui sequestri è l’indottrinamento: le autorità comuniste vogliono convincere monsignor Shao a iscriversi all’Associazione patriottica (Ap). Questo gesto non è solamente formale, ma sostanziale: l’Ap, infatti, sostiene una Chiesa cattolica «indipendente» dal Vaticano e dal Papa ed è stata di conseguenza definita da Benedetto XVI «inconciliabile con la dottrina cattolica».

I NUOVI REGOLAMENTI

Il recente accordo firmato da Cina e Santa Sede non ha migliorato i rapporti tra la Chiesa sotterranea e il governo, proprio come previsto dal vescovo di Hong Kong, monsignor Michael Yeung, che a Reuters ha dichiarato a ottobre: «Questo accordo provvisorio non fermerà la soppressione, non diminuirà la distruzione di chiese e non farà sì che i giovani minori di 18 anni possano tornare a entrare in chiesa». Tutte queste misure sono previste dai nuovi regolamenti approvati a febbraio che tutte le religioni in Cina sono costrette ad applicare (il tema è stato approfondito sul numero di giugno di Tempi).

QUATTRO SACERDOTI SCOMPARSI

Da quando è stato firmato l’accordo, la situazione dei fedeli in Cina sembra essere peggiorata. L’Ap infatti ha intensificato la sua campagna arrogante, perseguitando i sacerdoti che non vogliono piegarsi a un regime ateo e specificando nero su bianco che «la Chiesa cinese resterà indipendente» da Roma nonostante l’accordo.
A inizio mese, quattro sacerdoti della comunità sotterranea della diocesi di Zhangjiakou (Hebei) sono stati sequestrati dalla polizia, dopo essersi rifiutati di iscriversi all’Ap. La repressione viene portata avanti anche in altri modi: il primo novembre la croce dal campanile della chiesa di Shangcai (Henan) è stata distrutta, insieme alle guglie dell’edificio. La chiesa è stata sigillata e nessuno può utilizzarla come luogo di culto. Secondo AsiaNews, molti cattolici si sentono «abbandonati, dimenticati, traditi».

Leone Grotti

12 novembre 2018

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