Nel Reatino. La sindaca rinuncia all’indennità: «Ora i bimbi hanno lo scuolabus»

By 3 Maggio 2019Testimoni

Il gesto di Maria Antonietta Di Gaspare, prima cittadina di Borbona, piccolo Comune terremotato a due passi da Amatrice, privo di scuole.

«Adesso in paese ogni mattina è bellissimo vedere il via vai di scuolabus. Altrimenti per Borbona sarebbe stato l’inizio della fine». A pronunciare queste parole, la voce di Maria Antonietta Di Gaspare si incrina per l’emozione. Lei è la sindaca di Borbona, 700 abitanti in provincia di Rieti, a due passi da Amatrice e dal cratere di quel terremoto che ha lasciato morte e distruzione, ma pure tanta voglia di continuare, di fare tutto il possibile perché le famiglie decidano di restare e far crescere i figli tra queste montagne. E se la scuola è in un altro paese e i bambini non sanno come andarci, ecco che Maria Antonietta Di Gaspare, carabiniere forestale nella vita di tutti i giorni, una soluzione l’ha trovata: rinunciare all’indennità da sindaco e con quei soldi assumere un autista di scuolabus.

Ma lasciamo che sia lei a raccontare come è andata: «Il terremoto del 2016 ha stravolto ogni cosa, anche dal punto di vista scolastico. E così mi sono ritrovata con una metà dei genitori disposti a mandare ancora i figli ad Antrodoco, perché qui in paese non abbiamo una scuola, ma l’altra metà desiderosi di mandarli a Montereale, sempre a 20 chilometri, dove c’è un edificio costruito con criteri antisismici dopo il terremoto dell’Aquila. Io devo garantire questo diritto a tutti, ma il Comune, come gran parte di quelli piccoli, non ha fondi o trasferimenti dello Stato a sufficienza, per cui non potevamo permetterci di assumere un altro autista e tanto meno acquistare uno scuolabus. A quest’ultimo problema ha provveduto la squadra di calcio locale: hanno un pulmino per le trasferte della domenica che ora negli altri giorni diventa uno scuolabus. L’autista, invece, lo abbiamo assunto con indennità e rimborsi a cui ho rinunciato volentieri. Non mi sento un’eroina, ci mancherebbe, e veramente l’ho fatto già dal settembre scorso, per garantire la regolarità dell’anno scolastico, anche se la storia è venuta fuori ora». In totale fanno circa 20mila euro l’anno ed era questa l’unica voce di bilancio da poter tagliare, per non privare Borbona di altri servizi. Adesso, come dicevamo all’inizio, al mattino il paese è tutto uno sciamare di scuolabus: 12 bambini prendono quello “nuovo” per Montereale, 14 quello per Antrodoco, un altro arriva dal vicino paese di Posta per accompagnare lì i bambini dell’asilo.

«Paesi come il nostro costituiscono la spina dorsale dell’Italia e non è giusto farli morire», ripete la sindaca. Tanto più dopo un terremoto che a Borbona non provocò vittime, ma il 90% delle case del centro storico distrutte e il 50% in quel territorio che d’estate si popolava di vacanzieri che ora si cerca di far tornare, con varie attività (un paio di b&b, la macelleria, i bar, una enogastronomia) che hanno rialzato le serrande. E due settimane fa, un altro segno di speranza è arrivato dalla riapertura al culto di San Giuseppe, messa in sicurezza con i fondi della diocesi.

«Festeggiamo questa importante riapertura – ha detto il vescovo di Rieti Domenico Pompili nel corso della cerimonia – pregustando già la prossima, quella della chiesa a ridosso della piazza, e guardando sempre avanti, proprio come Gesù ci indica. Questo lieto evento ci dà un’ulteriore spinta per andare avanti continuando a vivere in questa terra benedetta».

Igor Traboni

16 aprile 2019

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