La “Bibbia queer”, come indottrinare i piccoli cristiani

By 7 Maggio 2019Gender

Se credevate di aver già visto e contemplato tutti i fatti e misfatti legati al colorato mondo “arcobaleno”, in realtà vi sbagliavate! Ebbene sì perché l’ultima novità che strizza l’occhio alle realtà Lgbtqi è niente poco di meno che la “Bibbia queer”.

Preoccupata di apparire moderna, accogliente, anzi, di più, “inclusiva” (come si usa dire adesso…) la Chiesa di Svezia, evangelica e luterana (per intenderci, la stessa che ha ultimamente chiesto umilmente scusa per le sue posizioni antiabortiste che si è affrettata a rimangiare…), si è data la pena di stampare un opuscoletto dal contenuto non da poco, intitolato Sotto l’arcobaleno non sei solo! presentato come una «guida di sopravvivenza per bambini queer». In realtà è un qualunque lettore dotato di un minimo senso critico ad avere difficoltà di sopravvivenza di fronte agli intenzionali travisamenti delle Sacre Scritture contenuti in questo manuale che a scorrerlo fa davvero accapponare la pelle.

Siamo, infatti, di fronte a una vergognosa rilettura di episodi e personaggi biblici in chiave omosessualista, al limite del blasfemo quando si arriva a toccare la figura di Gesù. Ma procediamo con ordine: partiamo dalla prima parte del dépliant in cui si legge che l’obiettivo del libello è quello di aiutare «i giovani cristiani che vengono interrogati sulla loro fede cristiana in contesti Lgbtq e interrogati sulla loro identità Lgbtq in contesti cristiani», per spingerli a «essere ciò che sono (al momento)». Un preambolo che fa intuire già tutto, ovvero che nella foga di apparire rispettosi delle “differenze”, si finisce per distruggere il concetto stesso di “identità”, messo automaticamente in discussione come se fosse offensivo e discriminatorio per il fatto stesso di esistere. Infatti nell’incredibile premessa succitata, si legge che si può essere ciò che si è…. “al momento”, come si tiene a specificare.

E, ancora, il documento continua, sulla stessa falsariga nichilista delle sue eloquenti premesse, a sottolineare che, udite, udite, «ci sono infiniti modi per essere umani. Il significato di un termine per te può cambiare, se ti definisci “cristiano” questa parola può avere un significato per te ora, e un altro significato tra cinque anni, anche se la parola è sempre la stessa. Ricordati che sei tu a decidere cosa essere quando si tratta di identità sessuale, identità di genere e identità religiosa. Nessun altro può decidere al posto tuo». E se, nonostante ciò, temi il giudizio divino, ecco una bella, rassicurante pacca sulla spalla: non ci sarebbe nulla di cui avere paura perché «l’omosessualità non è specificamente menzionata nella Bibbia» (già, perché le lettere di san Paolo in cui si parla dell’argomento, messe all’indice proprio dal mondo Lgbt, sarebbero un corollario? Per non parlare poi dell’episodio della distruzione di Sodoma, contenuta nella Genesi…).

Ma non solo! La grande novità che, come una fresca “ventata arcobaleno”, apporta la Chiesa luterana di Svezia, nell’interpretazione delle Scritture è che il Vecchio come il Nuovo Testamento sarebbe costellato di personaggi niente poco di meno che Lgbtq. Non ci credete? Ecco pronti alcuni esempi: si va dai “grandi classici” Davide e Gionata o Ruth e Noemi che certi ambienti si sbracciano a presentare come esempi di “amore omosessuale”, all’“insospettabile” Maria, sorella di Marta e Lazzaro che avrebbe, a detta del nostro “illuminato” opuscoletto, addirittura infranto «le leggi del sesso tradizionale in una società patriarcale». Probabilmente il riferimento è all’episodio in cui Gesù indica nell’atteggiamento di ascolto incarnato da Maria, un esempio da seguire, mentre le fa da contraltare una Marta “tutta presa dai molti servizi”. È evidente anche in questo caso una lettura totalmente parziale e ideologica dell’episodio che va legato al tema dell’ascolto e non certo a quello dell’emancipazione femminile con cui non ha niente a che fare.

Ma non finisce qui! Perché, evidentemente, nel redigere questo libretto, si è deciso di spararle grosse fino alla fine, arrivando, finanche, a scomodare la figura del Figlio di Dio. Ebbene sì perché Gesù Cristo, per chi ancora non lo sapesse, pare, secondo questo avvincente “lavoro esegetico”, che avesse addirittura un animo «queer», e avrebbe «fatto molte cose considerate strane, infrangendo le norme», in quanto «non ha difeso la famiglia tradizionale, ma ha rotto con la sua, esortando i discepoli a fare lo stesso. Inoltre ha formato una nuova famiglia attorno a sé nella quale accolse tutti i tipi di persone». Eppure, nonostante venga da mettersi le mani nei capelli di fronte a certe affermazioni e iniziative, tuttavia esse rappresentano un valido avvertimento per la Chiesa Cattolica. Infatti, nella chiesa svedese vediamo la prefigurazione di quello che diventerebbe la nostra Chiesa se cedesse alla tentazione del dialogo a tutti i costi, senza tenere ben fermi certi paletti di natura etica e dottrinale, venendo travolta e anche violentemente, da un’ondata ideologico-blasfema molto simile a quella della chiesa svedese, dalla quale diventerebbe difficilissimo tornare indietro.

Come già abbiamo visto “in nuce” con l’iniziativa del “rosario arcobaleno” lanciata dal gesuita James Martin che ha già fatto discutere per le intenzioni di preghiera contenute in esso, dominate da un’incredibile relativismo dottrinale ed etico. Insomma l’episodio della “Bibbia queer” lancia oggi un avvertimento forte: dal cedimento sui principi eticamente sensibili al rinnegamento fino alla sottomissione ideologica di stampo nichilista, è un attimo.

Manuela Antonacci

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