Previsioni. La Ue vede nero sull’Italia. Crescita al palo, sale il deficit

By 23 Maggio 2019Attualità

Disavanzo al 3,5% se non aumenta l’Iva. Il nostro Paese ultimo per Pil e investimenti. Moscovici: Procedura? Si decide a giugno.

Un “buco” di circa 12 miliardi di euro. A guardare in termini matematici le cifre sull’Italia contenute nelle Previsioni economiche di primavera pubblicate ieri dalla Commissione Europea, si tratta del divario rispetto a quanto richiesto dall’Ue per il biennio 2018-2019. Certo, non è probabile che alla fine Bruxelles chiederà una manovra correttiva di tali dimensioni, ma è un dato che fotografa il dérapage dei conti pubblici. «Senza dubbio bisognerà ritornarci – ha detto il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici –, la Commissione inizierà a valutare la conformità degli Stati membri con le regole di bilancio nel quadro del pacchetto di primavera che sarà pubblicato a inizio giugno (il 5,ndr)». Quasi certamente in quell’occasione la Commissione pubblicherà anche il rapporto sul debito dell’Italia.

Bruxelles ha limato di uno 0,1% le previsioni di crescita italiana sia per il 2019 (dallo 0,2% di febbraio allo 0,1%), sia per il 2020 (dallo 0,8% allo 0,7%). Cifre in linea con quelle tendenziali del Def (a livello programmatico il governo Conte prevede rispettivamente lo 0,2% e lo 0,8%). Limata è anche la crescita dell’Eurozona, dall’1,3% all’1,2% per il 2019 e dall’1,6% all’1,5% nel 2020. «La crescita molto debole – dice Moscovici – ha un impatto sui conti».

Bruxelles per il 2019 prevede poi un deficit al 2,5% del Pil, contro il 2,4% del Def e il 2,04% concordato a dicembre tra governo e Commissione. Il debito è dato per quest’anno al 133,7% del Pil, contro il 132,6% del Def (e il 132,2% del 2018).

La grande divergenza è però sul 2020: Bruxelles stima un deficit al 3,5% contro il 2% del Tesoro; e un debito addirittura al 135,2% contro il 131,3% del Def. Questo perché la Commissione ritiene che non scatterà l’aumento dell’Iva nel 2020, né si troveranno altrove i 23 miliardi di euro necessari (eventualità per la quale anche il Tesoro arriva a cifre simili). Inoltre la Commissione considera quasi nullo il gettito delle privatizzazioni, stimato a 5,5 miliardi di euro dal governo per il prossimo anno. Il documento avverte del resto che «la spesa è destinata ad aumentare in modo significativo per l’introduzione del reddito di cittadinanza e varie misure sulle pensioni». Peraltro, secondo Bruxelles il reddito farà salire la disoccupazione all’11% nel 2020 (dal 10,6% del 2018 e 10,9% del 2019) solo per un fatto statistico, perché «indurrà più persone a registrarsi come disoccupati».

L’elemento determinante è però il deficit strutturale (al netto di fattori ciclici e una tantum), cruciale per ridurre il debito: peggiora dello 0,1% del Pil nel 2018 e dello 0,2% nel 2019 (il governo a dicembre aveva promesso un pareggio). Stando alle raccomandazioni Ue l’Italia avrebbe invece dovuto ottenere un miglioramento sul biennio 2018-2019 di almeno lo 0,4%: uno scostamento dello 0,7%, ed ecco i 12 miliardi.

Quasi certamente la Commissione scriverà una lettera a Roma per chiedere se vi siano «ragioni rilevanti» per giustificare l’aumento del debito. La grande incognita è se il 5 giugno proporrà una procedura o invece si limiterà a fotografare la situazione, lanciando la palla ai ministri delle Finanze all’Eurogruppo (dove vari Stati, Olanda in testa, sono sul piede di guerra con l’Italia). La percezione è che la Commissione, ormai a fine mandato (scade il 31 ottobre), non abbia voglia di un nuovo scontro con il governo.

Il passaggio-chiave dovrebbe in realtà essere in autunno, quando il governo dovrà presentare la legge di Bilancio per il 2020, che si preannuncia “lacrime e sangue” se davvero vorrà evitare un deficit oltre il 3 per cento.

Giovanni Maria Del Re,

7 maggio 2019

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