Critiche alla statua pro-life, ecco chi c’è dietro

By 12 Novembre 2019Libertà Religiosa

La cristianofobia non è solo jihad, leggi liberticide, ideologie disumanizzanti… La cristianofobia parte dal giardino di casa propria. Come a Mentone, dove abortisti e femministe si sono letteralmente scagliati con i propri strali contro una statua sistemata nel giardino dell’Hôtel des Ambassadeurs, sede della prima Biennale d’Arte Contemporanea Sacra, che ha come tema «Ode alla vita». L’importante manifestazione ha un respiro internazionale, riunisce oltre 200 artisti provenienti da tutto il mondo. Ma questo a molti, a troppi non interessa.

Loro si sono fissati su quella scultura monumentale in bronzo, realizzata da un’artista di origini olandesi, Daphné du Barry; scultura, divenuta simbolo dell’importante manifestazione e raffigurante la Vergine Maria piangente, china nell’atto di raccogliere sette feti abortiti, per terra, ai suoi piedi. Per questo è stata intitolata «Notre-Dame des Innocents», Nostra Signora degli Innocenti. Appena installata, è divenuta subito bersaglio di feroci proteste da parte dei gruppi pro-choice, scatenatisi anche via social: han definito l’opera d’arte «brutale», il suo messaggio «choccante», forti pressioni sono state subito esercitate sul Sindaco, affinché la rimuova o quanto meno la faccia sparire dalla vista dei passanti.

Secondo l’associazione Planning Familial 06 del Dipartimento delle Alpi Marittime, in questo caso l’arte sarebbe servita «come pretesto per colpevolizzare le donne»: «È una statua di cattivo gusto – ha commentato la coordinatrice dell’organizzazione abortista, Claire Moracchini – Una statua, che urta per il messaggio negativo, cui rimanda sull’aborto». Abortisti e femministe lamentano le 47 mila donne morte nel 2018 nel mondo a seguito di un aborto clandestino: i dati sono quelli da loro stesse forniti, senza che peraltro abbiano a specificarne la fonte. In ogni caso, vero o meno, esse “dimenticano” i 41,9 milioni di bambini – dicasi 41,9 milioni! – morti sempre nel 2018 a causa dell’aborto provocato nelle cliniche, secondo i dati forniti dall’Oms-Organizzazione Mondiale della Sanità, ente che di certo pro-life non è, ergo al di sopra di ogni sospetto; dati, cui andrebbero oltre tutto aggiunte le vittime dell’aborto chimico, una cifra incalcolabile. I pro-choice “dimenticano” che, sempre nel 2018, i bimbi uccisi nel grembo materno sono stati enormemente più di tutti i decessi per tumore (8,2 milioni), di tabacco (5 milioni) e di Aids (1,7 milioni). Per tumori, tabacco e Aids si scatenano campagne mediatiche e si fanno forti investimenti nella ricerca. Dell’aborto nessuno parla.

Non solo. In questi anni hanno costretto i Cattolici, volenti o nolenti, a sopportare di tutto: dal Cristo-orologio a testa in giù con le braccia crocifisse come lancette al volto scheletrico e provocatoriamente caricaturale imposto alla Vergine in vecchie statue restaurate, deformate e poi commercializzate; dalla foto di una donna nuda in croce ad oggetti liturgici abbinati a frattaglie d’animale; dai fumetti blasfemi alle bestemmie a teatro. Letteralmente di tutto. E tutto è stato imposto col solito pretesto della «libertà artistica, espressiva» e via farneticando, accusando gli altri di oscurantismo medioevale, di processi alle streghe, di toni da Inquisizione. Improvvisamente tutto questo sparisce d’incanto, sembra volatilizzarsi e non valere più di fronte ad una statua, che piange i bambini abortiti. D’un tratto sono proprio loro, gli ultras dell’arte senza bavaglio, a trasformarsi in inquisitori ed in oscurantisti senza ritegno, ad invocare con forza la censura, rivelando così la pretestuosità delle loro rivendicazioni discriminatorie, ideologiche e censorie.

Ma chi esattamente si agita contro questa statua? Chi c’è dietro? Abortisti e femministe, certo, come Planning familial 06 ed il Graf-Gruppo di Riflessioni e Azioni Femministe; ma, oltre a ciò, ecco l’Associazione per la Democrazia di Nizza, che, a dispetto del nome altisonante, porta avanti una politica pro-immigrazionismo, pro-manifestanti ai cortei e filo-anarchismo contro qualsiasi forma di repressione poliziesca o giudiziaria. In più, ecco spuntare il gruppo dei «Liberi Pensatori» di Mentone, del tutto organico alla massoneria, in quanto “paladino” del razionalismo spinto, dello scetticismo, dell’umanitarismo, dell’ateismo, dell’agnosticismo, dell’anarchismo, del libertarismo e via elencando.

A dar manforte ad abortisti e femministe sono subito giunti i media, che la sera stessa dell’inaugurazione della mostra hanno trasmesso servizi interessati più a scagliarsi contro la statua che a descrivere l’evento: così France3, BFM TV, CNEWS, il quotidiano Nice-Matin, ma anche FranceInfo, che ha titolato «A Mentone polemica su “Nostra Signora degli Innocenti”, la scultura che fustiga l’aborto».

L’autrice della statua, Daphné du Barry, dal canto suo, ha spiegato di aver voluto «semplicemente rendere testimonianza della bellezza, che rappresenta la vita. Quanti bambini non nati avrebbero potuto essere dei genii?». Del resto, «un bambino è un dono di Dio. La Vergine piange poiché questi piccoli non hanno visto la luce».

Eppure il messaggio, che la scultura vuol trasmettere, è davvero bello e profondo. A farsene interprete, è stata sulla stampa la presidentessa della Biennale, Liana Marabini, ripresa da FranceInfo: quelli raffigurati «sono bambini non voluti. Salvandoli», la Vergine «cerca di salvare anche le anime dei genitori, che li hanno rifiutati», ha dichiarato. E precisa: nessuna colpevolizzazione, dunque, anzi proprio l’opposto; le polemiche divampate sono del tutto «infondate», per cui l’opera d’arte «resterà al suo posto, davanti all’hôtel. Per sempre». Speriamo proprio che sia così…

Mauro Faverzani

19 ottobre 2019

Critiche alla statua pro-life, ecco chi c’è dietro