TESTIMONI – Coronavirus, il testamento del medico “cristiano” che per primo ne comprese la gravità

By 15 Febbraio 2020Coronavirus

“In tutta la Cina, la gente parla della morte del dottor Li Wen Liang”, scrive su Facebook il professor Stefano Biavaschi. “Fu il medico cristiano che scoprì per primo il coronavirus e venne perseguitato dalle autorità per aver lanciato l’allarme sui pericoli”, ricorda Biavaschi.

Come è noto, nel dicembre del 2019 era stato perfino arrestato. Rilasciato si era sempre preso cura dei pazienti fino a quando anche lui non è stato infettato.

Li Wen Liang è morto la mattina presto del 7 febbraio, alle ore 2:58, lasciando una moglie, anch’essa infettata dal coronavirus (oltre che incinta di 8 mesi del loro secondo figlio).

“Prima di morire”, ricorda Biavaschi, “il dottor Li Wen Liang ha lasciato uno scritto nel quale, in modo profondamente toccante, ha detto come gli sarebbe mancata la sua famiglia, la sua amata Wuhan, ed ha citato 2 Tim 4,7-8”. Quello splendido passo biblico che dice: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione”.

Nato a Beizhen, il 12 ottobre 1986, morto a Wuhan il 7 febbraio 2020, questo medico oculista dell’ospedale centrale di Wuhan, fu uno dei primi medici a riconoscere la pericolosità della polmonite di Wuhan, lanciando l’allarme sul coronavirus il 30 dicembre 2019.

Il 3 gennaio 2020, la polizia di Wuhan lo ha convocato ammonendolo per “aver detto commenti falsi su Internet”.

Subito dopo il regime comunista cinese si è accorto dell’errore e il dottor Li Wen Liang era tornato al lavoro in ospedale ma ha contratto il coronavirus da un paziente infetto, contagio che lo ha portato alla morte.

Dopo il suo decesso, il governo cinese ha dichiarato di aver aperto un’inchiesta sull’accaduto e intanto il medico, definito da alcuni media “cristiano”, è diventato un eroe nazionale, almeno per il popolo, considerando che il governo nazionale comunista è sostanzialmente ateo e reprime con la forza quasi tutto ciò che riguarda le fedi presenti nel popoloso paese asiatico.

Quello che è certo è il fatto che il dottore ha offerto un’eredità che lascerà sempre un segno nel cuore del popolo cinese. Si è preso cura dei pazienti e ha cercato di fermare la diffusione del coronavirus sapendo che molto probabilmente sarebbe stato infettato. Il dottor Li Wen ha scelto di donare la sua vita per cercare di salvare quella di altri.

Ecco un testo che è stato diffuso su internet dal pastore filippino Dencio Acop, rilanciato dal sito di informazione God Tv. Non siamo certi dell’autenticità del testo. Secondo alcuni siti di tratta di un componimento poetico scritto in suo onore da altri che hanno immaginato i suoi pensieri. Giudicate voi.

“Non voglio essere un eroe.
Ho ancora i miei genitori,
i miei figli,
la mia moglie incinta che sta per partorire
e ci sono ancora molti miei pazienti nel reparto.
Sebbene la mia integrità non possa essere scambiata con la bontà verso gli altri,
nonostante la mia perdita e confusione,
devo ancora continuare,
Chi mi ha lasciato scegliere questo paese e questa famiglia?
Quanti lamentele ho?
Quando questa battaglia sarà finita,
io guarderò il cielo,
con lacrime che sgorgheranno come pioggia.

Non voglio essere un eroe,
ma solo un medico,
non riesco a guardare questo virus sconosciuto
che fa del male ai miei pari
e a così tante persone innocenti.
Anche se stanno morendo,
mi guardano sempre negli occhi, con la loro speranza di vita.

Chi avrebbe mai capito che stavo per morire?
La mia anima è in paradiso,
guardando quel letto bianco di ospedale,
su cui giace il mio stesso corpo,
con la stessa faccia familiare.
Dove sono mio padre e mia madre?
E la mia cara moglie,
quella ragazza per cui stavo lottando fino all’ultimo respiro.
C’è una luce nel cielo!
Alla fine di quella luce c’è il paradiso di cui spesso la gente parla.
Preferirei non andare,
preferirei tornare nella mia città natale a Wuhan.
Ho la mia nuova casa lì appena acquistata,
per la quale devo ancora pagare il prestito ogni mese.
Come posso rinunciare?
Come posso cedere?
Per i miei genitori perdere il figlio quanto deve essere triste?
La mia dolce moglie, senza suo marito, come potrà affrontare le future vicissitudini?

Me ne sono già andato
Li vedo prendere il mio corpo,
metterlo in una borsa,
dentro la quale giacciono molti connazionali.
Andati come me,
spinti nel cuore del fuoco,
all’alba.

Arrivederci, miei cari.
Addio, Wuhan, la mia città natale.
Spero che, dopo il disastro,
ti ricorderai che qualcuno ha provato a farti sapere la verità il prima possibile.
Spero che, dopo il disastro,
imparerai cosa significa essere giusti.
Mai più brave persone
dovrebbero soffrire di paura senza fine
e tristezza profonda e disperata.

Ho combattuto la buona battaglia,
ho terminato la corsa,
ho conservato la fede.
Ora c’è in serbo per me la corona della giustizia” (Li Wen Liang).

Ed ecco il testo in cinese che è stato diffuso:

我不想當英雄。
我還有爹娘,
還有孩子,
還有懷孕臨產的妻,
還有許多的病人在病房。
盡管正直換不來善良,
盡管䢛途迷茫,
可還是要繼續進行,
誰讓我選擇了這國這家,
多少委屈,
等打完這仗,
垂淚如雨仰天遠望。

我不想當英雄。
只是做為醫生,
我不能眼看著這不明的病毒,
傷害著我的同行。
還有那多無辜的人們,
他們盡管已奄奄一息,
可眼睛裏總望著我,
帶著生命的希望。

誰成想我競死了!
我的靈魂分明在天上,
望著那張白色的病床,
床上分明是我的軀體,
軀體上還是那熟悉的臉龐。
我的父親母親在哪?
還有我親愛的妻子,
那當年我苦苦追求的姑娘。

天上有一道光!
那光的盡頭是人們時常說起的天堂。
我寧願不去哪裏,
我寧願回到武漢我的家鄉。
那裏有我新買的房子,
每月還要還貸的賬。
我怎能舍得,
我怎能舍得!
沒有兒子的爹娘,
該有多麽悲傷;
沒有了丈夫的寶貝,
該如何面對這未來的滄桑。

我分明死了。
我看見他們把我的軀殼,
裝進一個袋子。
在袋子的近傍
有許多死去的同胞,
象我一樣,
在黎明時分,
被推進火的爐堂。

再見了,難舍的親人。
永別了,武漢我的故鄉。
但願你們在災難過後,
還記得曾經有人,
努力地讓你們盡早知道真相。
但願你們在災難過後,
學會正直,
不再讓善良的人們,
遭受著無盡的恐懼,
和無奈的悲傷。

“那美好的仗我已經打完了,
應行的路我已行盡了,
當守的道我守住了。
從此以後,
有公義的冠冕為我留存。”
《聖經》提摩太後書4.7

Michele M. Ippolito

15 febbraio 2020

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