EDITORIALE- Chiese “aperte” solo per qualcuno

By 31 Marzo 2020Coronavirus

Ritorno nuovamente sull’importanza della religiosità in questo difficilissimo periodo, convinto che oggi l’aspetto spirituale è fondamentale come quelli sanitari, economici e istituzionali. Prenderò come riferimento la testimonianza di un magistrato che ci offre  alcuni spunti di riflessione.

Racconta il Magistrato Domenico Airona. “Domenica mattina, mentre mi reco nella chiesa vicino casa mia, sono stato fermato per il controllo da due agenti di polizia. Avevo il foglio del permesso debitamente compilato e alla voce ‘lo spostamento è determinato da’ avevo scritto: ‘Accesso a luogo di culto’. Lo consegno all’agente, il quale strabuzza gli occhi e mi dice: ‘Sono basito. Che significa?. Rispondo: ‘Che sto andando in chiesa’. E lui, di rimando: ‘Ma le Messe sono proibite’. E qui il primo colpo al cuore. E la sensazione di essere osservato quasi fossi un pericoloso criminale; peggio, uno che non si rende conto della gravità del momento.
Riprendo: ‘Non si possono celebrare le Messe con la partecipazione dei fedeli, ma le Chiese possono rimanere aperte per chi vuole accedervi’. Il nostro, poco convinto, mi fa: ‘Verificheremo’. Ecco, penso fra me e me, cosa significa avere considerato le celebrazioni religiose al pari di qualsiasi altra ‘manifestazione ludica, sportiva o fieristica’. Pazienza, mi dico. Ma è proprio la pazienza a essere messa a dura prova, quando, al cospetto della carta di identità, lo zelante poliziotto, mi fa, non nascondendo la sorpresa: ‘Ah, lei è un magistrato!’. Eh lo so, nessuno è perfetto, mi viene quasi da dire. Ma preferisco evitare l’humour: potrebbe essere frainteso. E allora opto per la modalità seria. ‘Mi rendo conto che le può sembrar strano che un magistrato senta la necessità di recarsi in chiesa. Ma, veda, è proprio in questi momenti che, soprattutto chi ricopre incarichi istituzionali, cerca il conforto di Dio, che è l’unico che può davvero tirarci fuori da questa sventura’. E qui la conversazione si fa davvero interessante, perché il nostro obietta: ‘E non è la stessa cosa pregare a casa? Che bisogno c’è di andare in chiesa?’. Osservazione tutt’altro che peregrina, in effetti, perché la disposizione parla di ragioni che ‘determinano’ lo spostamento. Gli rispondo: ‘Veda, sono fatto di carne e per sentirmi confortato ho bisogno di mettermi, quando posso, al cospetto di Dio. Ed è per questo che sento la necessità di andare a pregare dinanzi al tabernacolo, dinanzi a Gesù. Tutto qui’. ‘Vabbè, dottò, vada pure, mi fa, oramai deposto il piglio inquisitorio iniziale, il bravo poliziotto”.
E, poi, l’amara conclusione. ‘Faccio per andare via, ma lo sguardo si posa su una bella ‘T’ che giganteggia sul tabaccaio poco distante e mi viene spontaneo interpellare ancora il mio ‘controllore’. ‘Mi tolga una curiosità. Ma se io le avessi detto che stavo andando al distributore di sigarette, cosa mi avrebbe detto?’. ‘Che era tutto a posto, dottò. E che dubbio c’è’. E invece, il dubbio, anzi la certezza, è che per questo nostro mondo malato nel corpo e nello spirito, Nostro Signore Gesù Cristo valga meno di una sigaretta. Ed è davvero messo male se uno come me è chiamato a testimoniare che Ne abbiamo invece un bisogno tremendo”. (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/io-magistrato-fermato-ai-controlli-ma-andavo-in-chiesa-coronavirus). Nel frattempo, sono giunte delle “chiarificazioni” dal Viminale sull’argomento.

Questo episodio, e la Nota del Viminale, mi sollecitano alcune osservazioni precedute da una premessa che prendo da un’intervista al prof. Diego Frigoli, psichiatra, psicoterapeuta, fondatore e promotore del pensiero ecobiopsicologico. Afferma Frigoli: “Senza fare un’apologia della fede, ci sono studi che dicono che con la preghiera vengono attivate delle potenti forze guaritrici interne. Come se la psiche, orientandosi in una direzione, sviluppasse quella dimensione soggettiva che porta al miglioramento. Da psichiatra e studioso mi chiedo com’è possibile che i centri responsabili della salute non diano spazio a questi studi convalidati dalla scienza. Veniamo subissati da tematiche di altre culture, ad esempio, il pensare in senso positivo, la mindfulness, ma proprio noi, con la nostra tradizione occidentale, abbiamo dimenticato la dimensione della preghiera”. Direi, nulla di nuovo, poiché da anni decine di studi attuati soprattutto nel mondo anglosassone, seguendo le classiche metodologie sperimentali (cfr. G.M. Comolli, Compendio di Pastorale della Salute. Tutto esordisce dal Vangelo, Nuova Editoriali Romani, 2018, pg. 169, nota 19), ma ignorati e boicottati dal mondo scientifico italiano anche in nome di un distorto concetto di laicità, mostrano che l’energia derivante dalla fede è più intensa di tutte le difese immunologiche.

Due riflessioni.

1.La Nota del Viminale è ambigua, equivoca e sconcertante poiché parte da un’affermazione di principio e giunge a conclusioni in totale contraddizione. L’affermazione: “E’ evidente che l’apertura delle chiese non può precludere alla preghiera dei fedeli…”. E allora, tu logicamente pensi, che il cittadino possa liberamente recarsi in chiesa. Ma ti sbagli, perché di seguito dichiara: “è necessario che l’accesso alla chiesa avvenga solo in occasione di spostamenti determinate da ‘comprovate esigenze lavorative’, ovvero per ‘situazioni di necessità’ e che la chiesa sia situata lungo il percorso…”. Pertanto, se non lavori, oppure è un giorno non lavorativo, o non devi fare la spesa, o andare in farmacia o dal tabaccaio, non può recarti neppure in chiesa. E se abiti in un paese o in una piccola città dove la chiesa è in una zona ZTL, lontana dai vari negozi e quindi non sul percorso lavorativo, non puoi andarci. In Italia, sono presenti moltissime situazioni di questo genere; ciò significa la discriminazione di migliaia di cittadini. Motivazione? Facilitare i vigili nel verificare i motivi di spostamento della persona. Non sarebbe più liberale aggiungere una nuova voce all’autodichiarazione già rivista quattro volte? Ma, prima di questo punto, leggiamo un’ affermazione certamente logica però, scusate il giudizio, scritta da chi non conosce l’argomento che sta trattando. Si sostiene: “… l’accesso (alla chiesa) deve essere consentito solo a un numero limitato di fedeli, garantendo le distanze minime tra loro ed evitando qualsiasi forma di assembramento o raggruppamento di persone”. E allora vorrei dire al signor Ministro Lamorgese e al dott. Di Bari: “Sono sacerdote da 34 anni e non mi è mai capitato, concluse le Messe o i funerali o i matrimoni di vedere folle che entravano in chiesa per pregare. Ho notato invece varie persone accedere alla chiesa nel corso di una mattinata o di un pomeriggio, con un massimo di presenze all’interno di tre/quattro individui per volta… Passavano davanti alla chiesa in orari e tempi diversi ed entravano a pregare”.

2.Disse il poliziotto al magistrato: “E non è la stessa cosa pregare a casa? Che bisogno c’è di andare in chiesa?”. Al dì la del qualunquismo e contemporaneamente dell’intimità della domanda che per rispetto si dovrebbe sempre evitare, è vero che si può pregare in casa e in ogni luogo, ma il magistrato ha centrato l’obiettivo: “Vede, sono fatto di carne e per sentirmi confortato ho bisogno di mettermi, quando posso, al cospetto di Dio. Ed è per questo che sento la necessità di andare a pregare dinanzi al tabernacolo, dinanzi a Gesù”.

Ebbene, chiediamo la possibilità di recarci liberamente in chiesa a pregare perché lì è presente l’ Eucarestia che è la fonte e l’apice di tutta la vita cristiana, infatti, sotto le apparenze di quel pane è realmente presente il Corpo di Cristo, la sua reale e la sua viva presenza. Possiamo realmente affermare che è il nostro chinarci sul Suo petto come l’apostolo Giovanni nell’Ultima Cena, ed essere toccati dall’amore infinito del Suo cuore. Scriveva santa Edith Stein, compatrona d’Europa: “Il Signore è presente nel tabernacolo con divinità e umanità. Egli è lì, non per sé stesso, ma per noi: perché è la sua gioia stare con gli uomini. E perché sa che noi, così come siamo, abbiamo bisogno della sua vicinanza personale. La conseguenza è quella di sentirsi attratti dalla chiesa e di soffermarsi lì ogniqualvolta è possibile”.

Ovviamente, la comprensione di ciò, è strettamente connessa con il grado di fede individuale; più la tua fede è esistenziale e matura, più avverti questa esigenza!

Non vi siete chiesti perché Papa Francesco venerdì ha impartito al mondo la benedizione Urbi e Orbi non con le consuete formule ma con il Santissimo Sacramento, e come mai ogni mattino, al termine della Messa, la benedizione è sempre con il Santissimo Sacramento?

Don Gian Maria Comolli