ILSUSSIDIARIO.NET – Lavoro & immigrati. Le opportunità ignorate dal “partito della sanatoria”

By 10 Maggio 2020Migranti e povertà

Si continua a parlare di una sanatoria per gli immigrati irregolari, ma si potrebbero utilizzare altri strumenti in modo più efficace

Tutto è  partito dall’appello delle associazioni imprenditoriali del settore agricolo sulla necessità di approvvigionare la manodopera per le raccolte stagionali per rimediare il mancato ingresso dei lavoratori rumeni che negli anni recenti hanno offerto un grande contributo per le attività del settore. Gli imprenditori agricoli hanno sollecitato le autorità  italiane a promuovere un’intesa con il Governo della Romania, analoga a quelle raggiunte dalla Germania e dal Regno Unito, per la riapertura di un corridoio d’accesso per questi lavoratori in condizioni di sicurezza, per rendere disponibili i beneficiari del reddito di cittadinanza, e per ripristinare i voucher come modalità  rapida per l’assunzione e la remunerazione dei disoccupati disponibili.

L’ipotesi di un corridoio umanitario, dopo i primi colloqui avviati dalla ministro Bellanova con il governo rumeno, sembra essersi arenata. Le altre due proposte non sono potabili  per una parte  della maggioranza di governo che non ritiene il lavoro stagionale alla stregua di un’offerta congrua per i beneficiari del rdc e che considera i voucher come una forma di precarizzazione del lavoro.

A quel punto è rispuntata l’idea di varare una sanatoria per gli immigrati irregolarmente presenti nel territorio nazionale con argomenti vari: la necessità di tutelarli dallo sfruttamento e dai rischi del contagio del coronavirus, per reperire nuova manodopera peri lavori non graditi  dagli italiani. Gli intenti sono nobili e attivano i buoni sentimenti collettivi: dobbiamo sottrarre i migranti irregolari dalle grinfie dei caporali e delle mafie, abbiamo bisogno di questi lavoratori e delle colf badanti per reggere l’economia di questi settori, perché senza di loro non ci sono altre braccia disponibili.

Con tanto di numeri, circa 600 mila lavoratori, che ormai circolano come se fossero una verità assoluta anche se privi di un serio conforto da parte dell’istituto nazionale di statistica. Una cifra che circola da due anni, utilizzata da Salvini nella campagna elettorale promettendo le espulsioni, salvo prendere atto dopo qualche mese come ministro dell’Interno che tale cifra era infondata in quanto 280 mila erano fuoriusciti verso altri paesi europei. Ma il tema rimane. È  indubbio che sono presenti nel mercato del lavoro italiano condizioni di sfruttamento inaccettabile dei lavoratori migranti, ma una buona politica non dovrebbe limitarsi a evidenziare i problemi e a sollecitare emozioni: deve adottare proposte sulla base di analisi corrette e interventi coerenti agli obiettivi.

Nel caso specifico è lecito dubitare che queste condizioni siano presenti nelle proposte di rilasciare un permesso di soggiorno provvisorio ai lavoratori regolarizzati dai datori di lavoro previo un pagamento di una sanzione irrisoria che condona i reati fiscali, contributivi e salariali pregressi. Vediamo perché.

I trascorsi precedenti mettono in evidenza che le sanatorie richiedono dei tempi di gestazione non inferiori ai tre mesi, fino a oltre un anno nel caso di ricorsi. Tempi incompatibili con le dinamiche della domanda e dell’offerta dei settori  dove lavorano gli immigrati con elevata  mobilità  e con rapporti di lavoro di breve durata. Meno di tre mesi nel settore agricolo e inferiori a un anno nelle collaborazioni domestiche, sulla base dei dati delle comunicazioni obbligatorie sulle assunzioni rilasciate dai datori di lavoro e nelle denunce contributive presso l’Inps. Assai probabile, che per i lavoratori irregolari e per le raccolte stagionali queste durate possano essere persino  più  brevi.

Ma sono le caratteristiche del lavoro sommerso in questi settori a rendere improbabile la regolarizzazione delle posizioni. Non saranno certamente i datori di lavoro utlilizzatori che dovrebbero farsi carico delle sanzioni, del vitto e alloggio di questi lavoratori a raddoppiare le attuali paghe orarie, per lavori della durata di 15 giorni. O i caporali, che sono i veri primi attori, a farsi carico di far regolarizzare questi rapporti. Senza dimenticare che buona parte di questi migranti viene intermediata da caporali delle medesime etnie. Nel lavoro domestico le ragioni del sommerso sono legate all’insostenibilità  dei costi da parte delle famiglie. Una realtà  evidente anche per  la gran parte delle badanti regolarmente iscritte al fondo Inps, persino per  quelle conviventi nelle famiglie, che viene regolarizzata con contratti inferiori alle 25 ore settimanali.

Chi sono coloro che utilizzano le sanatorie? In gran parte persone che desiderano ottenere un permesso di soggiorno. E sono principalmente le persone delle comunità di origine ad attivarsi per favorire la regolarizzazione di amici e conoscenti. La via privilegiata, rappresentata dalle domande rivolte per regolarizzare i rapporti di lavoro, è  quella del lavoro domestico per le  colf e le  badanti (l’87% sul totale delle 134 mila domande inoltrate nella ultima sanatoria del 2012). Data la sostanziale impossibilità dell’amministrazione di verificare la congruità del datore di lavoro. Il 75% delle 116 mila domande inoltrate nel 2012 per questo settore riguardava lavoratori maschi di etnie che svolgono un ruolo marginale nel settore, assunti nel 40% dei casi da famiglie straniere. Il fondo dei lavoratori domestici presso l’Inps registrò un’impennata di circa 100 mila iscritti, prevalentemente maschi, che sono fuoriusciti in un numero analogo nel corso dell’anno successivo.

Prima di adottare una sanatoria di questo genere sarebbe necessario valutarne anche l’impatto sul mercato del lavoro. Gli immigrati senza permesso di soggiorno sono indispensabili per l’economia italiana e in particolare per i settori agricolo e del lavoro domestico? È fuori di ogni dubbio che gli immigrati abbiano un ruolo fondamentale  in questi settori, ivi compresi quelli irregolari. Ma la stragrande parte di questi ultimi sono in possesso di regolare permesso di soggiorno o sono comunitari. E non a caso è  il mancato ingresso dei lavoratori rumeni per ragioni sanitarie ad aver sollevato il tema della carenza di manodopera per i lavori stagionali.

Come sostituirli? Nell’ultimo decennio è  aumentata in modo esponenziale la precarizzazione dei migranti regolarmente presenti nel nostro Paese.  Come dimostrato da molteplici rilevazioni statistiche operate dall’Istat e dallo stesso ministero del Lavoro. I due terzi delle famiglie immigrate versano in condizioni di povertà  assoluta o a rischio di diventarlo. Da alcuni anni la cifra dei disoccupati immigrati si mantiene intorno alle 400 mila unità. La metà  dei rapporti di lavoro attivati dal corso dell’anno per gli immigrati dura meno di tre mesi. Il quadro che emerge è  quello di una popolazione attiva immigrata costretta a convivere con lavori a breve termine in settori che registrano elevatissime quote di lavoro sommerso. Condizioni destinate a peggiorare in modo drastico nei prossimi mesi perché  questi settori – in particolare, il lavoro domestico, il turismo, la ristorazione, le costruzioni e la manifattura – sono quelli più  esposti alle conseguenze dell’emergenza sanitaria sulla economia.

Un ulteriore aumento dell’offerta di lavoro in queste condizioni è  opportuna? Il buon senso direbbe di no. Del tutto ovvio  che un aumento delle persone in cerca di lavoro possa favorire un’ulteriore crescita del lavoro sommerso. E tutto questo comporterebbe un’ulteriore precarizzazione delle condizioni delle famiglie immigrate. I numeri citati, e confortati da statistiche solide, dimostrano quanto gli esperti di immigrazione sanno da tempo: le sanatorie sono un’arma a doppio taglio. Da un lato, possono consentire una parziale regolarizzazione. Dall’altro, comportano un effetto di attrazione di nuovi migranti e un aumento anomalo dell’offerta di lavoro.

Nella prima decade degli anni 2000 questo effetto non ha generato particolari problemi nel mercato del lavoro, a fronte di una forte crescita della domanda di nuovi immigrati. Nella condizione attuale contribuirebbe ad aumentare il numero delle persone in cerca di lavoro con un impatto negativo gli immigrati regolarmente presenti nel nostro Paese.

Infine: dobbiamo trascurare le condizioni drammatiche degli immigrati privi di regolare permesso di soggiorno?  Certamente no. E le possibilità  di regolarizzare in modo  mirato i lavoratori oggetto di sfruttamento, quelli in attesa di riscontro per una richiesta di asilo, e persino di rilasciare dei permessi di soggiorno per motivi di calamità sono già previste dalle leggi italiane. Quest’ultima è  una causale introdotta con i decreti sicurezza voluti da Salvini. Mirano a tutelare le persone, non a improvvisare  condoni per i datori di lavoro, finalizzati a regolarizzare in modo improprio una massa di cittadini stranieri. Consentendo alla amministrazione di effettuare delle congrue verifiche sui requisiti soggettivi delle persone e un possibile inserimento lavorativo presso datori di lavoro comprovati.

Ma non credo che queste opportunità  interessino il partito dei sostenitori delle sanatorie. Un partito che confonde l’accoglienza con le politiche migratorie dimenticando la sostenibilità, e che ritiene che gli immigrati siano predestinati a salvare il destino della nostra patria.

10.05.2020

Natale Forlani

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