ALCUNI “SANTI DELLA PORTA ACCANTO” VITTIME DEL COVID 19

By 10 Marzo 2021Coronavirus

In questi mesi siamo venuti a conoscenza di “eroi” che per curare o stare accanto ai malati vittime di questa pandemia, hanno coscientemente messo il gioco la loro vita fino alla morte. Sono i MEDICI che pur sprovvisti di adeguate protezioni hanno assistito i malati, oppure pur essendo pensionati di fronte all’emergenza hanno indossato nuovamente il camice. Sono i SACERDOTI che per non abbandonare i loro parrocchiani non hanno temuto il contagio. Sono le RELIGIOSE e i RELIGIOSI che fedeli ai carismi dei loro fondatori hanno umanamente accompagnato alla morte molti. Sono gli INFERMIERI che pur sapendo il rischio hanno sacralizzato la loro professione. Sono i VOLONTARI che non hanno voluto privare i sofferenti della loro presenza.

Vogliamo conoscere meglio queste donne e questi uomini “maestri di vita”, osservare con commozione i loro volti, mostrargli la nostra immensa gratitudine e vivere un piccolo tratto della loro personalità, perché solo così non saranno morti invano. Unicamente così potremo affermare credibilmente: “Nulla sarà come prima”.

1.Dottor ROBERTO STELLA

67enne presidente dell’Ordine dei Medici di Varese, è ricordato così da Saverio Chiaravalle, primario del pronto soccorso di San Donato e suo grande amico. Un collega apprezzato, un attento medico di base che ha visitato i pazienti fino all’ultimo.

 «È morto da eroe, quale era nella vita di tutti i giorni soprattutto coi suoi assistiti. Ci eravamo incontrati di recente verso la fine di febbraio e mi ero raccomandato di rallentare, di badare di più e se stesso, e lui mi aveva risposto come sempre.

Ci chiamavamo “fratello”. E anche in quella occasione mi aveva detto: “FRATELLO, NOI SIAMO QUI PER LAVORARE E PER COMBATTERE”. E lui l’ha fatto fino all’ultimo»

(Articolo di Andrea Camurani –https://www.corriere.it/cronache/20_marzo_11/coronavirus-varese-morto-presidente-medici-roberto-stella-un-eroe-)

2 – Don Enrico Bernuzzi

Don Enrico era nato a Stradella il 10 giugno 1973 ed era stato ordinato presbitero nel 2006. Era referente in diocesi per la pastorale vocazionale e il seminario, si occupava di giovani e oratori ed era parroco a Voghera.

Il sindaco di Voghera, Carlo Barbieri lo ricorda con affetto: «Avevamo un ottimo rapporto di collaborazione». Il presidente del consiglio comunale Nicola Affronti ha parole dolci nel ricordarlo: «Don Enrico era una persona molto amata dai giovani e dai ragazzi dell’oratorio perchè sapeva coinvolgerli e aggregarli. Era una persona speciale. HA SAPUTO ACCORCIARE LE DISTANZE TRA LA CHIESA E I GIOVANI».

(https://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2020/04/14/news/don-enrico-non-ce-l-ha-fatta-stroncato-dal-virus-a-46-anni-1.38718536?ref=search)

3 – Suor Emilia Scaperrotta

Suor Emilia, 78 anni, era la Madre Superiora dell’Istituto di San Francesco Saverio di Ariano Irpino. Ad Ariano era nota come la “maestra buona” delle suore del Conservatorio’, in quanto la loro scuola è situata in via del Conservatorio. Numerose generazioni sono state formate da suor Emilia ed è sempre stata per loro un vero modello da seguire.

Suor Emilia, cresciuta orfana di genitori, era una donna solare, sempre pronta a donarsi e a seguire il Signore, pur con la propria vita. Una donna innamorata del servizio di Dio. Fu questo amore – assieme a quello per San Francesco Saverio – a far di suor Emilia una promotrice di iniziative missionarie, fondando una missione umanitaria in Madagascar. Il servizio per i deboli, per giovani, per i poveri… era tutto per lei e, nonostante le difficoltà, era una donna piena di forza e di coraggio.

4.Infermiera ANNA POGGI

E’ morta la vigilia di Pasqua.

Sarebbe dovuta andare in pensione tra qualche mese. Aveva 63 anni, lavorava nel reparto di medicina d’urgenza dell’Ospedale Villa Scassi di Sampierdarena e da settimane era impegnata, a fianco dei malati, nella battaglia contro il coronavirus.

5.Dott. Giuseppe Lanati

Classe 1946, ex responsabile di pneumologia al Sant’Anna di Como.

Sulla pagina Facebook dell’Associazione ex Alunni del Collegio Gallio si legge: «L’ Associazione ex Alunni del Collegio Gallio ricorda con grande affetto e stima il dott. Giuseppe Lanati, unendosi al dolore dei familiari e degli amici. Oggi è mancato il nostro amico Beppe Lanati, vittima di Covid-19. Conosciuto medico e primario dell’Ospedale S.Anna di Como.

Ha ricevuto nel 2001 la benemerenza Cerchio Aperto dell’associazione, con la seguente motivazione “Impegna le ampie e specialistiche conoscenze scientifiche, assiduamente composte con l’umanità del tratto, per restituire sereno respiro a tanti sofferenti”».

(https://www.corriere.it/cronache/cards/coronavirus-45-medici-morti-covid-19-storie-volti-sacrifici/giuseppe-lanati-75-anni.shtml)

 6.Don Alessandro Brignone

Don Alessandro avrebbe compiuto 46 anni a maggio. Originario di Salerno era cresciuto in una famiglia fortemente religiosa. I suoi genitori sono catechisti presso la Chiesa Madonna di Fatima nel quartiere Pastena.

Da giovane ha intrapreso gli studi universitari di Ingegneria e amava giocare a tennis. Durante il suo percorso ha capito di avere la vocazione per il sacerdozio e ha avviato gli studi in seminario. Era parroco di Caggiano (SA), sin dal primo momento, ha cercato di avvicinare tutte le famiglie alla vita religiosa creando momenti di preghiera, di catechesi e ludici per tutta la popolazione.

Sono tantissime le testimonianze di affetto giunte nei confronti di don Alessandro da parte dei fedeli di Caggiano e degli amici di Salerno.

(https://www.ondanews.it/coronavirus-la-comunita-di-caggiano-piange-il-suo-parroco-don-alessandro-brignone/)

7. Suor Alessandra Tribbiani

Suor Alessandra era da 12 anni Superiora della Comunità religiosa di Como, Direttore generale e Presidente del Consiglio Amministrativo dell’Ospedale Valduce di Como. E’ morta il 22 aprile per Coronavirus dopo aver seguito fino all’ultimo il suo ospedale.

«C’è un tempo di nascere e un tempo per morire»: è l’ultima confidenza affidata da suor Alessandra alle sue consorelle. Suor Alessandra ha vissuto intensamente i suoi 50 anni di vita religiosa: «era una vera innamorata di Gesù», ricordano ancora le consorelle. «Suor Alessandra – commenta la Madre Generale suor Emanuela – sarà sempre viva nei nostri pensieri, nei nostri cuori e la sua anima ci sarà sempre accanto per aiutarci a stare più vicini a Dio e ai fratelli ammalati, come voleva la nostra fondatrice, la beata Franchi».

8. Dott. Giuseppe Borghi

«Non si è mai fatto problemi a restare ben oltre l’orario di ambulatorio, se qualche paziente lo chiamava per chiedergli di aspettarlo. Ci è sempre stato per tutti, senza gesti eclatanti ma vivendo giorno dopo giorno il suo lavoro con impegno e abnegazione». Così era il dott. Giuseppe Borghi che si è spento il 13 marzo a soli 64 anni.

«Non l’ha mai sfiorato il pensiero di lasciare i pazienti – sottolinea la figlia Elena anche lei medico –. Si era affezionato a loro e loro a lui». Non era solo empatia. La gente ne apprezzava la competenza. «In tanti, anche dopo una visita dallo specialista, tornavano a chiedere il suo parere». Era però uomo riservato, che non si crogiolava negli elogi. Dello spessore del suo papà in quanto professionista Elena si è accorta solo durante una breve sostituzione in studio. «Ho capito di quanta pazienza fosse capace, dall’ascoltare la signora anziana che per la centesima volta viene a raccontarti gli stessi acciacchi a chi invece ha un problema serio da affrontare. Glielo avevo anche detto: “papà, io non ne sarei in grado”. Lui sorrideva: non lo riteneva una dote straordinaria, ma un elemento indispensabile del suo essere medico di famiglia. Le relazioni per lui erano qualcosa di sacro».

(https://www.avvenire.it/attualita/pagine/la-figlia-del-medico-mio-pap-morto-facendo-ci-che-amava)

9 Enrica Favali

Il 29 aprile è morta per Covid 19 l’infermiera di 51 anni Enrica Favali, residente ad Albinea (RE) ma da tanti anni impegnata nel distaccamento reggiano del Sid, il servizio infermieristico domiciliare dell’Ausl.

Una persona generosa, appassionata al suo lavoro e al servizio degli altri. Fra i tanti ricordi commossi vi sono quelli dei colleghi del servizio infermieristico, che sul portale Redacon scrivono: «Con te se n’è andato un grande pezzo del Sid, hai dato tanto di te a questo servizio e a tutte le famiglie che hai assistito senza risparmiarti. Ad ognuno di loro hai sicuramente lasciato qualcosa di te: affetto, cortesia, conforto, sostegno, professionalità nell’agire e qualcuno su cui potere sempre contare. Ricorderemo per sempre il sorriso con cui iniziavi le giornate e le sfuriate di fronte alle ingiustizie».

(https://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2020/04/30/news/muore-a-51-anni-enrica-favali-infermiera-domiciliare-ausl-1.38783795)

10 Dott Carlo Zavaritt

Il Dottore che amava i bambini

È accaduto proprio a lui che ha vissuto una vita strappando i bambini dai contagi. E’ morto  il 13 marzo all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dove era ricoverato per una brutta polmonite interstiziale.

Con la sua simpatia e il suo sorriso contagioso, ha curato tantissimi bambini: pediatra e neuropsichiatra infantile, il dottor Carlo non ha mai smesso di pensare a loro. Negli ultimi anni, dopo lo tsunami nel Sudest asiatico, ha contribuito alla nascita di due orfanatrofi nello Sri Lanka, iniziativa alla quale era particolarmente legato e che aveva preso con molta passione con la moglie, Fanny Honegger.

 11.Don Marcello Balduci

Don Marcello Balducci di Pesaro è morto a 62 anni il 9 aprile 2020 a seguito del Covid 19.  Nonostante avesse problemi di salute, è rimasto “in servizio” fino alla fine tra i fedeli a dare conforto ai parrocchiani della Chiesa di San Giacomo presso il Conservatorio. Cagionevole di salute ma di grande sensibilità interiore e spirituale, gli rimanevano  “gravosi” gli impegni di rilievo. Amante dello studio e dell’aggiornamento, fu un dono per chi lo ebbe come Padre Spirituale.

12 Don Renato Lanzetti

Don Renato Lanzetti,  67 anni, vicario generale della Diocesi di Como, è morto l’8 aprile all’ospedale di Vigevano dove era ricoverano in terapia intensiva per le complicazioni relative al Covid-19. Così lo ha ricordato Mons. Oscar Cantoni, vescovo di Como: “Don Renato era un vero uomo di Dio Era innamorato del Signore Gesù. Un appassionato servitore della Chiesa, sollecito verso tutti, soprattutto i sacerdoti. La sua è stata una vita nel segno dell’obbedienza. Un prete di grande esempio per tutti”. “Come vicario generale don Renato visitava spesso i sacerdoti, soprattutto gli anziani e gli ammalati, quanti erano in lutto per la perdita di persone care. Era sollecito e vicino a quanti fossero bisognosi di cure, a livello fisico, psichico e spirituale. Insegnava a tutti noi a prenderci cura dei nostri sacerdoti perché nessuno si sentisse solo e abbandonato, ma accolto come un fratello da rincuorare e da ringraziare per tutto il bene offerto per amore lungo gli anni di ministero”.

13 Dott. Raffaele Giura

Si è spento il 18 marzo all’ospedale  Sant’Anna dove era ricoverato da qualche giorno il dottor  Raffaele Giura, medico e primario fino al 2007 del reparto di Pneumologia del vecchio ospedale di via Napoleona, caduto lui pure sul fronte di questa brutta guerra. Nato a Lecco nel 1940, laureato a Milano, uomo di rara e preziosa umanità, Giura  è l’ennesima vittima del maledetto virus contro il quale aveva scelto di scendere in campo accanto ai suoi colleghi, fino all’ultimo lavorando, fino all’ultimo visitando, dedicandosi, curando, con quello spirito di servizio che ha sempre rappresentato la cifra del suo essere davvero “dentro” alla nostra comunità comasca.

14 Don Gioacchino Basile

60 anni, originario di Reggio Calabria, legato al Cammino Neocatecumenale, esperienza che lo portò nel 1988 a partire missionario per gli Stati Uniti dove diventò sacerdote nel New Jersey per poi fare il parroco a Porto Rico ed entrare nella diocesi di New York. E’ qui che è morto, al Winthrop University Hospital, sabato 4 aprile, vigilia delle Palme.

Cosciente del suo ministero. Deciso a lottare per la vita, pur consapevole della forza della morte, scrisse pochi giorni prima della morte: «Qui a New York ci sono cadaveri ovunque, sui marciapiedi. Io li benedico prima che vengano gettati nelle fossi comuni». Don Gioacchino sapeva che impartire ai morti di coronavirus il sacramento dell’estrema unzione poteva significare, anche per lui, l’inizio della fine. Ma questo spettro non lo ha impaurito, anzi è stato uno sprone per continuare nella sua sublime opera di religioso. Quando ha cominciato a tossire e ad avere la febbre alta, ha capito che le cose si stavano mettendo male. Nel giro di pochi giorni le sue condizioni si sono aggravate. Se n’è andato in solitudine. Senza il conforto di un bacio amico. Com’è lo spietato destino di ogni vittima di questo maledetto virus.

15 Dott. Gino Fasoli

In pensione da ormai quattro anni, era tornato in corsia per aiutare i colleghi nell’emergenza coronavirus: così ha sacrificato la sua vita per i malati. È la storia del dottor Gino Fasoli, deceduto a 73 anni presso l’Istituto clinico San Rocco a Ome, vicino Brescia, il 14 marzo.

Residente a Passirano e per molti anni medico di famiglia a Cazzago San Martino, dopo aver lavorato al pronto soccorso di Bornato, era noto in tutta la Franciacorta per le sue qualità professionali e umane. Andato in pensione si era impegnato nel volontariato con il trasporto ammalati a Lourdes e con il sostegno a Emergency in Africa. Gli hanno scritto i colleghi impegnati a contrastare il Covid-19: “Gino, puoi darci una mano? Gli ambulatori sono sguarniti perché tanti di noi sono andati in ospedale a dare un mano ai colleghi in prima linea o perché si sono ammalati. Ma i pazienti hanno bisogno di qualcuno che li ascolti. Puoi farlo tu?…”. Quando gli hanno chiesto di rimettere il camice bianco non ha esitato un istante.

16. Mons. Eugenio Scarpelli

Colpito anch’egli dal virusi era ricoverato in ospedale a La Paz: dopo un momento in cui sembrava superata la fase più critica, il 14 luglio ha avuto un repentino peggioramento, fatale

Monsignor Eugenio Scarpellini, 66 anni, originario di Verdellino (Bg), ordinato sacerdote nel 1978 era stato anche vicario parrocchiale di Nembro, tra il 1982 e il 1987; l’anno successivo era partito per la Bolivia, come fidei donum, ricoprendo diversi incarichi. Nel 2013 la nomina a vescovo di El Alto da parte di papa Francesco. Alla fine del 2019, aveva mediato nella crisi esplosa dopo le dimissioni dell’ex presidente Evo Morales. Proprio nei mesi scorsi, ai media del Paese sudamericano aveva parlato ampiamente dell’avanzare della pandemia nella sua Bergamo: «Sono in contatto con amici e parenti per capire quali siano le misure per prevenire i contagi, è una situazione molto preoccupante». «Si è distinto per la sua dedizione ai più poveri e la sua instancabile lotta per la giustizia», è il ricordo della Conferenza episcopale boliviana, di cui Scarpellini era stato segretario generale aggiunto.

17. Dott. Luigi Ablondi

Nato il 5 febbraio 1954 a Parma, il dottor Ablondi ha guidato l’ospedale di Crema per 11 anni. All’apparenza rude, ma capace di instaurare cordiali rapporti, ha sempre messo al primo posto la “mission” che dovrebbe essere di ogni struttura sanitaria: produrre salute e farlo al meglio. Per fare ciò ha chiesto il massimo a tutti, ma i risultati sono stati certamente positivi. Nell’ultima conferenza stampa cremasca, pochi giorni prima del Natale 2018 e a ridosso della pensione, disse: “Fin dall’inizio ho avuto la consapevolezza che questo ospedale è la più grande azienda del territorio. Mi sono trovato bene, ben accolto dai dipendenti, dalla cittadinanza, dai sindaci… I rapporti sono stati franchi e cordiali”.

Era andato in pensione il 1° gennaio 2019 ma aveva accettato un incarico di direttore sociosanitario presso le Ancelle di Cremona: ruolo che aveva assunto con l’impegno e la dedizione che lo distinguevano. A inizio marzo ha avuto un po’ di tosse ma, asintomatico al Covid-19, ha continuato a stare accanto ai dipendenti delle Ancelle. Poi l’aggravarsi dello stato di salute e il 16 marzo il decesso.

18 Giuseppina Villano

E’ morta improvvisamente il 1 maggio per Covid Giuseppina Villano, 49 anni.

Infermiera iscritta all’OPI di Caserta. Mamma e moglie,  la sua morte ha lasciato sgomenti tutti, tanti i messaggi postati su Facebook, tra cui quello del figlio Andrea: “Mamma sarai sempre nel mio cuore. Ti ricorderò per sempre come la persona speciale che eri. Insieme per sempre”.

19 Dott. Edoardo Valli e Dott. Francesco Cortesi

Edoardo Valli e Francesco Cortesi erano due medici di 63 e 58 anni. Uno era ginecologo e insegnava all’Università di Tor Vergata, l’altro era oncologo e lavorava all’ospedale Vannini.

Entrambi si sono ammalati di coronavirus all’inizio di marzo. Ed entrambi sono morti lo stesso giorno, il 9 aprile, a causa delle complicanze della malattia.

Sono stati in molti a ricordarli con dolore, affetto e cordoglio: sia Valli sia Cortesi, infatti, erano noti per la gentilezza e la professionalità con la quale si rivolgevano ai loro pazienti, e la disponibilità che mostravano sempre verso chiunque.

20. Don Giovanni Girelli

Il morbo si è portato via il 16 marzo anche don Giovanni Girelli, 74 anni, uno dei sacerdoti che aiutano il parroco di Orzinuovi (BS) per lo svolgimento delle attività parrocchiali. Don Giovanni era il curato che accompagnava i funerali, vicino ai defunti e ai loro cari nell’ultimo viaggio. Ogni giorno passava anche all’Hospice per portare conforto ai malati terminali ed ai parenti e sedeva spesso in confessionale per assolvere i penitenti. In pochi giorni ha ceduto al virus che l’ha assalito in modo violento.

Don Giovanni Girelli era nato ad Alfianello il 2 maggio 1946, ed era compagno di ordinazione di don Angelo Cretti morto anche lui di Covid. Don Giovanni aveva servito al comunità di Urago d’Oglio come vicario parrocchiale (1971-1975); quella di Seniga (1975-1984). Nel 1984 era stato nominato parroco di  Malpaga di Calvisano (1984-2000); di qui era passato, sempre come parroco, a Cigole (2000-2014). Dal 2014 era vicario parrocchiale a Orzinuovi.

21. Dottor Ivano Vezzulli

Il dottor Ivano Vezzulli è morto il 17 marzo scorso, colpito da polmonite nel pieno dell’emergenza coronavirus avendo svolto fino all’ultimo il suo dovere professionale. Aveva solo 61 anni.

Di San Rocco al Porto, era medico di base a Maleo, riferimento all’interno della Cooperativa “Amicizia“ che a Codogno accudisce persone diversamente abili, e seguiva anche i giocatori delle giovanili del Piacenza Calcio. A Maleo era molto apprezzato dai pazienti, al punto che, nelle vicinanze del suo ambulatorio, è stato anche affisso uno striscione con la scritta “Grazie di tutto Ivano, ci mancherai tantissimo”.

22 Dottor Massimo Borghese

È morto il 17 marzo, stroncato dal coronavirus il dottor Massimo Borghese, originario di Napoli e specialista in Otorinolaringoiatria e Foniatria. Aveva appena compiuto 63 anni. Nel corso della sua brillantissima carriera è stato anche docente di Foniatria e Riabilitazione presso il prestigioso Istituto Stelior di Ginevra, in Svizzera. Era ritenuto il miglior foniatra in circolazione.

Tante persone hanno voluto ricordare il Dott. Borghese tra cui il cantautore Gianni Fiorellino: “Ieri sera è andato via un pezzo della mia vita, medico foniatra prima, amico di vita poi, un signore, uno che le malattie le prendeva a ridere, ma attento ad ogni cosa, scrupoloso e vigoroso nelle sue performance lavorative. Oggi ho scoperto che è andato via silenzioso e solo, perché questa malattia oltre a toglierti il respiro, ti toglie anche la dignità, si la dignità quella di essere pianto e commemorato, perché quando muori di coronavirus sei un appestato e non hai nemmeno la possibilità di essere ricordato e salutato come si deve”.

23 Don Paolo Camminati

Don Paolo Camminati, 53 anni, parroco a Nostra Signora di Lourdes a Piacenza e assistente diocesano dell’Azione Cattolica, è morto all’alba di sabato 21 marzo in ospedale, dove era ricoverato da settimane per complicanze respiratorie dovute all’infezione da coronavirus.  Era uomo dal pensiero ragionato, mai scontato nella scelta dei libri che riempivano il suo studio come nelle omelie. Ma anche del sorriso e della simpatia, la chitarra sempre pronta a intonare una canzone, capace di parlare ai piccoli della scuola materna parrocchiale come agli adulti.

Il suo ultimo progetto l’aveva presentato un mese prima di morire. Una casa, in canonica, per i lavoratori precari, quelli che l’instabilità dei contratti lascia spesso senza dimora. Una nuova forma di povertà a cui dare risposta con l’intelligenza dell’uomo di fede che sa andare al fondo delle cose.

24 Dottor Marcello Natali

Marcello è morto il 18 marzo, aveva contratto il coronavirus con tutta probabilità visitando: era medico di famiglia a Codogno, ma era nato e cresciuto a San Giorgio, dove il papà Mario ero uno dei medici storici del ‘paese’, oggi 9000 abitanti a circa 25 chilometri da Medicina dichiarata ‘zona rossa’ per il coronavirus.

Marcello non aveva patologie pregresse: è stato prima ricoverato a Cremona, poi, con l’aggravarsi del quadro clinico era stato trasferito a Milano. Al sindaco di San Giorgio la notizia del ricovero era arrivata da un amico comune. Marcello se n’era andato ormai tanti anni fa dal ‘paese’, “ma – racconta il sindaco – qualche volta veniva, i figli studiavano a Bologna, facevamo le cene assieme, quello del ’63  è ancora un gruppo molto unito”. Poi la voce al telefono che dice:  “Marcello è stato ricoverato in ospedale” e poi ancora “Sai, sembra sia una cosa seria”.

“Il mio ricordo di Marcello? – conclude il sindaco – Era un giovane socievole e sorridente, un medico appassionato e attento ai suoi pazienti, proprio come suo padre Mario e gli altri due medici di base che vengono ricordati come le figure ‘chiave’ del paese”.

25 Don Carlo Patti

Don Carlo Patti, 66 anni, parroco di Borghetto Lodigiano è morto il 17 marzo 2020i all’ospedale San Raffaele di Milano per polmonite. Il sacerdote, nella sua vita, era stato anche preside del liceo scientifico privato san Carlo di Lodi.

“Non potremo dimenticarlo – spiega, da Borghetto Lodigiano, il sindaco Giovanna Gargioni – soprattutto perchè nonostante da noi fosse appena arrivato, subito si è dimostrato attentissimo alle esigenze degli anziani e con la volontà di coinvolgere i giovani all’oratorio. Era un prete cordiale, eccezionale con tutti”.

26 Mary Monteleone

Prestava la sua opera di Infermiera presso un reparto Covid-19. Mary Monteleone, di Milano, non ce l’ha fatta a resistere allo stress e si è tolta la vita impiccandosi nella notte tra il 28 e 29 aprile 2020.  Nelle ultime settimane si occupava principalmente dei pazienti affetti da Coronavirus, in base ad una riorganizzazione del personale operata dalla direzione. Spostata in pneumologia, è rimasta in servizio sino all’ultimo giorno che ha vissuto “in un reparto di quelli brutti, dove molti vanno a morire”, ha riferito un collega.

E’ stata definita da tutti una persona molto riservata ma sempre gentile e sorridente, una grande lavoratrice.

27 Dott. Francesco Foltrani

Il Francesco Foltrani è morto per coronavirus il 20 marzo all’ospedale di Jesi, dove era ricoverato. Laureandosi in medicina, aveva continuato la professione del padre, il dottor Aldo, indimenticabile medico di famiglia come il figlio che, molto stimato per la sua preparazione e apprezzato per le spiccate doti umane, svolgeva un intenso impegno nello studio nel centro medico cingolano dall’inizio dell’attività del complesso sanitario. Aveva esercitato regolarmente in ambulatorio ed effettuando visite, fino a una quindicina di giorni fa. Sembra, ma non si è accertato, che sia stato in contatto anche con qualche ospite della casa di riposo. Poi, sentendosi indisposto, in volontaria quarantena era rimasto a casa, in uno stato febbrile con tosse. Peggiorando le condizioni respiratorie, si è aggravato, finché si è reso necessario il trasporto all’ospedale jesino.

28.Dottor Ernesto Celentano

Il dottor Celentano, 60 anni, oncologo e medico di famiglia in servizio nel quartiere di Secondigliano, è morto all’ospedale Cotugno di Napoli il 19 ottobre. Da poco più di una settimana era ricoverato in gravi condizioni dopo aver contratto il Covid probabilmente mentre assisteva uno dei suoi pazienti.

Ha scritto un suo collega e amico, il dottor Luigi Marrazzo del gruppo “Nessuno Tocchi Ippocrate”. “Hai sempre svolto il tuo lavoro con molta dedizione e amore per i pazienti. Amavi la tua famiglia ed eri sempre affettuoso e disponibile con i tuoi amici. Mi davi sempre buoni consigli, sia in campo medico che non. Eri come un fratello maggiore. So che hai combattuto fortemente legato alla vita ma questo dannato virus ha avuto la meglio”.

29.Don Franco Alfieri

Una vita dedicata agli ultimi, ai più fragili e dimenticati, ai giovani. È stata quella di don Franco Alfieri, vicario generale della diocesi di Sessa Aurunca e parroco-rettore del Santuario di S. Maria Incaldana a Mondragone, morto il 4 novembre per Coronavirus nell’ospedale di Latina dove era ricoverato da più di un mese. Prete dei giovani, prete anche scomodo, che non taceva contro la camorra e il dramma dei rifiuti, ben prima che si conoscesse la Terra dei fuochi. Protagonista di tante iniziative al fianco dell’allora vescovo, Raffaele Nogaro. Denunciava, e ha denunciato fino all’ultimo, trafficanti e sfruttatori.

30. Dott. Luigi Picardi

Il pediatra dottor Luigi Picardi che operava in uno studio medico di Marassi (Genova) è morto il 13 novembre 2020. Il medico ha evidenziato i sintomi dell’infezione restando subito in isolamento volontario ed avvisando tutti i pazienti incontrati nei giorni precedenti e che sono stati sottoposti a tamponi. La malattia è andata via via peggiorando sino alla necessità di un ricovero in ospedale, in terapia intensiva. Le cure mediche non sono però bastate a salvargli la vita (Fonte: Liguriaoggi.it).

Il ricordo della collega dott.ssa Flaminia Torielli. “Ciao Gino, Amico dolce, schietto e sincero, collega neonatologo di valore per le tue conoscenze e la tua passione, lavoratore senza soste. Sei stato impavido e sei caduto sul campo, dopo tanto dolore. Resterai per sempre nel mio cuore e nei miei pensieri come un compagno di viaggio prezioso. Vola libero. Guardando nelle notti d’estate la via lattea, ti penserò lassù esattamente su una di quelle stelle”

31 Dott. Vincenzo Leone

Vincenzo Leone, 65 anni, è morto domenica 22 marzo all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo, dove era ricoverato da sabato 14 marzo. Fino al giorno prima era al lavoro nel suo ambulatorio di via Conti Albani a Urgnano, aperto dalla metà degli anni novanta.  Sabato i primi sintomi e il ricovero in ospedale dove era risultato positivo al tampone. Poi le condizioni sono improvvisamente peggiorate portandolo al decesso. Il medico  ha esercitato fino all’ultimo la professione in uno dei territori più colpiti dal coronavirus nello scorso marzo. “Leone medico di base interessato ai suoi pazienti fino a morirne da eroe” sono le parole del sindaco di Zanica Luigi Locatelli.

Siciliano e specializzato in Nefrologia, Leone era vicepresidente dello Snami di Bergamo (Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani) e da 10 anni membro del comitato aziendale per le cure primarie nell’Ats di Bergamo.

32. Dott. Leonardo Marchi

Il dottor Leonardo Marchi, Direttore Sanitario della Casa di Cura San Camillo di Cremona, è morto il 22 marzo a causa dell’infezione Covid-19, contratta nel compiere sino in fondo la sua missione presso la Casa di Cura San Camillo, accanto ai malati e al fianco dei suoi operatori sanitari. Da qualche tempo il dott. Marchi rappresentava l’ARIS (Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari) al Tavolo Hospice istituito dall’Ufficio Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per la Pastorale della Salute, riuscendo anche in quel contesto a dare testimonianza delle sue capacità e del suo animo illuminato da una solida fede e dal suo grande amore per l’uomo nel momento della sua fragilità. Aveva 64 anni.

33.Don Giorgio Dell’Ospedale

Don Giorgio Dell’Ospedale, 78 anni, parroco dei Santi Angeli Custodi a Riccione, diocesi di Rimini è morto il 31 ottobre. La sua lotta col virus era iniziata con il ricovero il 2 ottobre e tre lunghissime settimane in terapia intensiva. Figlio spirituale di don Oreste Benzi, don Giorgio aveva legato la sua vita a Riccione dove – dopo una visita pastorale – il vescovo Lambiasi aveva lodato il suo “metodo educativo condito di simpatia attraente, di elevata efficacia comunicativa, di ordine e precisione, ma anche di gioia frizzante e contagiosa.

Per i suoi parrocchiani era una persona di famiglia, padre, fratello e amico. Personaggio carismatico, era punto di riferimento non solo per i credenti ma per l’intera comunità cittadina di Riccione. Innamorato della città in tante occasioni è intervenuto per offrire il suo contributo per il bene comune. Una voce autorevole, e una guida appassionata. Memorabili i campi scuola in montagna con centinaia di ragazzi o con le famiglie.

34.Dott. Mario Magliocca

Nell’ospedale  San Giuseppe Moscati di Avellino il dottor Mario Claudio Magliocca ha lavorato per quasi trent’anni, lì ha combattuto da primario del reparto di Malattie infettive contro il Covid-19, lì con molta probabilità lo ha contratto e lì è tornato in gravi condizioni; lì è morto il 10 dicembre nell’area Covid dove era ricoverato. Aveva 66 anni e sarebbe andato in pensione tra tre mesi.

Così lo ricorda il dottor Carmine Sanseverino:  «Mario era spesso chiamato, insieme ai colleghi di Malattie infettive, a dare il suo contributo nella cura dei pazienti Covid. Dopo che ho saputo della sua positività e poi del suo ricovero, ho sperato fino all’ultimo nella sua guarigione, ma così non è stato. È chiaro che la probabilità che abbia contratto il virus fra i reparti è alta. Pur disponendo delle protezioni, quando si trascorrono diverse ore a contatto con i pazienti la più piccola distrazione può risultare fatale. Ma parliamo di congetture…».

35. don Matteo Mpampanye

Si è spento il 1 dicembre nel reparto di terapia intensiva del Covid Hospital di Agropoli il parroco di Perdifumo (provincia di Salerno), don Matteo Mpampanye. Il sacerdote, originario della Repubblica Democratica del Congo, aveva solo 51 anni. Da diversi giorni era ricoverato in ospedale a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni. Don Matteo era parroco non solo a Perdifumo capoluogo, ma anche delle parrocchie di Camella nello stesso comune e a Paestum.

Grande commozione in queste comunità dove era ben voluto e che lo consideravano un un uomo buono, discreto, disponibile, generoso, una persona perbene. Era arrivato nel Cilento due anni anni fa. Ha saputo  entrare in sintonia con la sensibilità profonda e le tradizioni della comunità cilentana, di cui ha saputo cogliere fin dal primo momento le esigenze. Don Matteo come dicono i suoi parrocchiani era attento all’assistenza agli anziani, e soprattutto alle persone sole. (https://www.radioalfa.fm/perdifumo-morto-il-parroco-don-matteo-era-stato-contagiato-dal-covid-19/)

36.Dott. Filippo Fard

Ha combattuto fino all’ultimo mentre i colleghi, ad uno ad uno, stazionavano sotto le finestre dell’ospedale, accendendo a turno i lampeggianti in segno di speranza. Invece il Covid, purtroppo, non gli ha lasciato scampo. E’ morto il 23 dicembre all’età di 63 anni Filippo Fard, medico reggiano dell’emergenza territoriale in servizio al 118 di Modena. Filippo era di origine iraniana; era in servizio all’Ausl dall’ottobre del 2010.

Così lo ricordano i suoi colleghi: “Filippo era una persona umile, intelligente, colta e buona. Lo chiamavamo ’caro caro’ perché lui chiamava così i suoi pazienti e li accarezzava. Sempre sorridente, sempre pronto a trasmettere il lato umano e il suo sorriso anche nelle situazioni più drammatiche”.

Con la morte di Fard si allunga a 266 l’elenco dei medici caduti per Covid durante la pandemia e riportato sul sito della Fnomceo, la Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri.

37. Suor Maria Concetta Mustacciu (al centro della foto)

E’ morta di Covid il 12 gennaio a Tarso, era suora della Congregazione delle Figlie della Chiesa e dal 2013 viveva in Turchia nella città di san Paolo, come madre superiora della piccola comunità “Mater Gentium”.

Testimone dell’amore di Cristo in mezzo a un popolo di fede musulmana, come scrive Fides, suor Maria Concetta soccorreva i poveri, in stato di maggior bisogno a causa della pandemia, distribuendo vestiti da lei stessa lavati e rammendati, insieme ai pacchi viveri di Caritas Turchia.  Inoltre, iinsieme a due consorelle, custodiva con la testimonianza, la preghiera e la carità, i luoghi paolini. Raccontava di Gesù ai turisti giunti a visitare la chiesa-museo dedicata a san Paolo, offrendo accoglienza alle comitive di pellegrini che chiedono di poter celebrare la Messa.

38.Dottor Manfredo Squeri

Il dottor Manfredo Squeri, responsabile del reparto di geriatria delle Piccole Figlie di Parma è morto di Covid il 23 marzo 2020. Ora in pensione aveva lavorato per tanti anni all’ospedale Maggiore di Parma come internista ed era membro del consiglio direttivo del Centro di Bioetica Luigi Migone.

“Dottore instancabile e appassionato – ricordano i familiari – ha dedicato l’intera vita alla cura dei suoi pazienti, con passione e dedizione, fino all’ultimo. Altruista e generoso non si è mai sottratto a essere in prima linea per gli altri, con coraggio e speranza anche durante questa terribile pandemia”.

39. Padre Giuseppe Giannini

Il Covid ha fatto un’altra vittima nelle missioni: si tratta di padre Giuseppe Giannini, “Pino”, comboniano da 40 circa in Malawi, in Africa. Avrebbe compiuto 74 anni tra pochi giorni.

Padre Pino era un esempio di grande vicinanza al popolo e di amore per la terra africana. “Era un grande missionario: era molto conosciuto ed amato dal clero locale – ricorda padre Antonio – Nell’ultimo mese ci mandavamo messaggi ogni giorno. La missione chiede anche questi martiri: i più esposti siamo noi che stiamo con la gente”.

40. Prof. Giuseppe Basso

Da un paio di settimane era ricoverato in rianimazione a seguito di un’infezione da Covid. Il 16 febbraio è deceduto il professor Giuseppe Basso, 73 anni, storico direttore della clinica di Oncoematologia Pediatrica di Padova. Il professore, uno degli oncologi pediatrici più noti a livello italiano, era stato anche presidente dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza.

“Scienziato di valore e medico appassionato, il professor Basso con competenza e determinazione ha applicato i progressi della scienza alla cura dei giovanissimi pazienti, che nei momenti difficili della malattia in lui hanno trovato le terapie più efficaci ed un sorriso amico. Intelligente, critico, ironico, mai banale, di lui ricordo tante discussioni accese, animate dalla comune passione per la scienza e da una profonda stima reciproca” (Rosario Rizzuto – Rettore dell’Università di Padova).

41 Infermieri

Non conosciamo come si chiamava, sappiamo unicamente che aveva 50 anni, era infermiere all’ospedale Cotugno di Napoli ed è morto di Covid 19 il 16 febbraio 2021. Lo ha ricordato il suo primario dottor Rodolfo Punzi sul canale YouTube di Fanpage.it.

 “Oggi sono molto triste perché un infermiere di circa 50 anni che lavorava nel mio reparto, è morto di Covid. Purtroppo non poteva vaccinarsi perché aveva dei problemi suoi di salute, per cui io vorrei salutarlo attraverso questa intervista perché era un esempio di professionalità e umanità”.

Vogliamo ricordare lui e tanti infermieri morti nell’anonimato dopo aver fronteggiato, in prima linea, il coronavirus.

42. Don Fausto Resmini

E’ morto di Covid il 22 marzo 2020, giovedì è stato ricordato a Bergamo dal Presidente Draghi in occasione della Giornata Nazionale in ricordo delle vittime del Covid.

Don Fausto Resmini che aveva 67 anni era nato a Lurano. Ha fondato la Comunità don Milani di Sorisole, per il recupero di minori «difficili», era il punto di riferimento di tutto il nord Italia. È stato per anni anche Cappellano del carcere. Ha sempre lottato per i poveri, lo ha fatto vivendo accanto a loro, «sporcandosi le mani» senza mai risparmiarsi, dedicando tutto sè stesso mettendo in secondo piano anche la propria vita.
Ha sempre dialogato anche con le istituzioni del territorio cercando di dare un volto e una dignità a chi era relegato ai margini della società e non aveva parola: «I poveri e gli ultimi non sono un problema di ordine pubblico, e riconoscerli è il primo passo per uscire dall’indifferenza», erano le parole che amava ripetere, come ricorda Matteo Rossi , ex presidente della Provincia di Bergamo.

Il commovente saluto degli agenti della Polizia penitenziaria di Bergamo: «Caro Don Fausto…non poteva finire così..!! Quante giornate passate insieme nel carcere di Bergamo ( tu da Cappellano e lo scrivente da Ispettore e Dirigente Sindacale della Polizia Penitenziaria), a parlare e confrontarci dei problemi dei detenuti e del nostri agenti della Polizia Penitenziaria. Avevi a cuore le problematiche di tutti e ti facevi in quattro per cercare di risolverle e di portare un po’ di sostegno morale e materiale, in particolar modo ai poveri e tanti detenuti extracomunitari indigenti e privi di ogni legame familiare. Sei stato un grande cappellano ed un grande amico e , nonostante le nostre strade si sono divise nel lontano 2015 , la stima che ci legava è rimasta indelebile sulle nostre pelli. TI ricorderemo sempre con affetto …!! Riposa in pace fra le braccia del nostro amato Gesù e di Sua madre Maria…!! ».

43. Ivan Mauri

E’ mancato il 24 marzo 2020 a causa della Covid-19  il dottor Ivan Giuseppe Mauri di Brivio (Lc). Aveva  69 anni: ancora pochi mesi e sarebbe andato in pensione. Nonostante l’età a rischio ha lo stesso continuato come molti colleghi a visitare i suoi pazienti, esponendosi al contagiato pur di curare i propri assistiti.

Così lo ha descritto il dott. Valter Valsecchi, Direttore Dipartimento Cure Primarie: “Chi lo ha conosciuto nella nostra ATS l’ha sempre trovato semplice, disponibile, e competente. Sempre pronto a mettersi in gioco in ogni occasione e con ogni persona. Mettersi in gioco in questo momento è difficile, ma il dr. Mauri l’ha fatto con un impegno che si è protratto sino all’ultimo, prima di abbandonarsi a malincuore alle cure di altri colleghi con la speranza di ritornare presto ad esserci in prima persona”.

44.Padre Daniele Digani

A causa di complicazioni legate al Covid, si è spento a Bologna il 24 marzo, a 79 anni, padre Daniele Digani direttore dell’Opera di Padre Marella il sacerdote proclamato beato il 4 ottobre 2020.

Come amava sempre ricordare, aveva celebrato più di 25.000 Messe e si diceva sbalordito nel pensare a «quanti poveri e quanta grazia di Dio sia passata tra le sue povere mani».
Nel ricordare il servizio reso sottolineava: «Trent’anni e oltre sono tanti per chi vive tra la gente, a contatto con tutto ciò che c’è di più umano. Sono cambiate in gran parte le povertà, ne sono emerse di nuove. È cresciuta la solitudine, l’isolamento. In questi decenni l’Opera a cui ho dedicato la vita si è adeguata ai segni dei tempi. Non è rimasta a guardare, ma ha agito con i suoi limiti e le sue limitate risorse. Posso dire che tocco con mano ogni giorno che il Signore ci assiste – me e l’Opera – e che padre Marella con il suo grande carisma è ancora presente. Da uomo di fede, non dubito che questa protezione per chi si occupa dei più deboli verrà meno. Occorre però continuare sul serio a esercitare la carità nel modo giusto, come dice il Vangelo e come ha incarnato e testimoniato Padre Marella».

L’Opera di Padre Marella con vari centri si occupa dell’assistenza alle persone più fragili, dando soccorso alle povertà e investendo sul futuro dei più fragili.