PROVITA&FAMIGLIA – La storia di Camilla, omofobia o strumentalizzazione?

By 6 Novembre 2020Gender

Il video di Camilla, una ragazza genovese di 23 anni in lacrime, sta facendo il giro della rete. Il motivo è presto detto: la giovane donna, dichiaratamente lesbica, ha sostenuto di essere vittima di attacchi omofobi da parte dei suoi vicini. Immediatamente il mondo dei media si è attivato e hanno cominciato a piovere interviste nelle quali sostiene: “Sono perseguitata dai vicini da due anni, un incubo”. “Ora ho la forza di dire basta”. Manifestazioni di solidarietà hanno cominciato ad arrivare da ogni dove e, contemporaneamente l’avvocato Cathy La Torre si è offerta di assisterla, trasformando la storia in un caso mediatico.

La sua vicenda è stata raccontata anche dal Corriere della Sera, dove, tramite un video in cui viene intervistata da una giornalista sostiene: “Questa persecuzione è stalking… Con la legge contro l’omotransfobia punire reati commessi per intolleranza sarà più semplice”. “Questo atto vandalico è l’ennesimo atto dopo due anni”. “I vicini se la prendono col mio cane, mi dicono che sono una lesbica pervertita, ricevo minacce di morte”. “Non è lite tra vicini, parte tutto dal mio cane di prima…”. Cathy La Torre ha dunque insistito sul movente puramente omofobico e ha presentato la vicenda come l’ennesima dimostrazione della necessità dell’immediata approvazione della legge contro l’omotransfobia. “Non è una semplice lite tra vicini, il movente dipende dalla percezione che ha Camilla, è insultata per il suo orientamento anche se si tratta una lite tra vicini… Se è una lite tra vicini non c’è bisogno di usare certi termini… Il movente, senza legge sulla transomofobia, è indifferente. Sono stati depositati dei video… Questo odio nasce dalla disapprovazione dell’orientamento sessuale di Camilla”.

C’è però da sottolineare un dettaglio non di poco conto, ovvero che le liti tra Camilla e i vicini siano iniziate quando la ragazza aveva ancora un fidanzato e questo è stato stranamente omesso sia dalla protagonista della vicenda sia dall’avvocato che la difende. Tutto sarebbe nato, infatti, molto prima che Camilla andasse a vivere con l’attuale ragazza.

Gli attriti con gli inquilini sarebbero iniziati da subito, quando lei era ancora col suo ex (dunque almeno all’epoca dei fatti è difficile immaginare il movente omofobico). Tra le cause principali l’inconveniente legato al suo cane che veniva lasciato solo, molte ore al giorno e che, mentre Camilla prestava il suo turno da infermiera di notte, piangeva continuativamente svegliando i vicini e che alla fine infatti Camilla ha affidato ad altre persone.

Più volte i suoi coinquilini l’avevano invitata a prendersi cura del cane. Così diverse segnalazioni erano state inviate dai vicini al canile, dato che l’animale era in affido, finché Camilla si era finalmente decisa a riportarlo indietro.

Solo successivamente a tali avvenimenti, la ragazza aveva deciso di fidanzarsi con una donna. Un episodio in particolare, in seguito, avrebbe fatto precipitare la situazione già difficile e cioè l’aggressione del cagnolino di un vicino da parte del grosso cane della ragazza di Camilla. Un crescendo di tensione avrebbe caratterizzato, nei giorni successivi, uno scambio compulsivo di messaggi coi vicini in cui, non solo Camilla sostiene di essere nel giusto, ma si rammarica sarcasticamente che il suo cane non sia stato in grado di sbranare il cane del vicino. Insomma, una situazione che appare ben lontana da moventi omofobici.

Allora ci si chiede cosa accadrà se il ddl Zan dovesse essere approvato anche in Senato tra qualche mese? I vicini che a quanto pare rappresentano la parte lesa della vicenda, rischieranno anche multe o addirittura il carcere? E come si potrà dimostrare in modo inequivocabile il movente omofobico, nelle situazioni future?

06/11/2020

Manuela Antonacci

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