Luigi Picheca è un malato di Sla da 13 anni, immobile nel corpo con la sola eccezione delle palpebre. Parla con gli occhi in direzione di una tavoletta in plexiglass che racchiude un software che traduce il movimento oculare in parole. Ha scritto anche un libro: Orizzonti imprevisti. Scritti con SLAncio dal quale acquisiamo alcune riflessioni.
“So cosa si pensa, che è meglio morire piuttosto che vivere come me, invece adesso dico che la vita non si deve scartare così facilmente, la ricchezza di emozioni che ci regala va vissuta fino all’ultimo istante”.
“Io sono felice e non ho un attimo di noia, qui alla ‘San Pietro’
(Rsd San Pietro di Monza) sono risorto con nuova linfa, perché vivere una malattia con l’aiuto di persone competenti e positive ti fare stare bene e tu veramente puoi amare la vita. Questa oggi è casa mia”.
“Oggi mi sento più appagato di quando ero sano, e sono anche migliore, perché adesso so capire quanto valgono le persone che si muovono intorno a me e mi donano un amore che pochi sanno apprezzare pienamente”.