NON TRALASCIAMO LA CONFESIONE A PASQUA

By 2 Aprile 2022Spiritualità

Nel cammino spirituale per la quaresima 2022 che questo sito sta proponendo un momento importante riguarda la confessione; un sacramento che tanti hanno abbandonato poichè non ne comprendono totalmente e pienamente la ricchezza e il significato. Ciò che si compie nella confessione è descritto dal Signore Gesù nel Vangelo di questa domenica che narra la parabola del figlio perduto e ritrovato (cfr. Lc. 15,11-32). Nel racconto Cristo afferma che appena il padre, che rappresenta Dio, scorge il figlio che torna a casa immediatamente: “ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”. Ma non solo; ordina ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Questa gioia del padre è presente al termine di ogni confessione.

Il senso del peccato

Il punto di partenza per sentire il desiderio e il bisogno della confessione è il riconoscere la presenza del peccato che coinvolge tutti gli uomini.

Per molti, soprattutto oggi, il peccato non esiste poiché ritengono che tutto sia permesso, oppure lo giustificano essendo stimolato dall’ambiente societario e culturale in cui viviamo. Quindi, gli altri, e non i principi della legge morale che sono iscritti nella coscienza di ogni uomo, divengono il termine di confronto. E, allora, l’atteggiamento della maggioranza, spesso ricopiato acriticamente, è il loro termine di confronto. Altri, riferendosi alla teoria secondo cui riaffiora sempre nell’uomo il male già presente in lui, scordono le conseguenze delle decisioni personali. Di conseguenza, reputano  che anche nei riguardi del peccato, non ci sia una responsabilità individuale poiché l’uomo compie, più o meno consciamente, ciò che il subconscio gli comanda.

Se il peccato non è più percepito come tale nella sua gravità e serietà, allora il sacramento della riconciliazione è un atto inutile. Mentre noi, riferendoci al Vangelo, siamo sicuri e consapevoli che il peccato c’è avendone il Signore Gesù parlato più volte (cfr. Mt. 5, 22; 5.33, 8,19-22; 11.15-18; 12,22-37; 15,3-6; 18,6; 20,20-28; 23,1-36; Mc. 10,7-8; Lc. 12.13-15; Gv. 15,16). Il peccato distruggere la comunione con Dio e la carità nel cuore dell’uomo, induce la persona alla ribellione delle passioni e all’oscuramento della coscienza, manifesta un affetto disordinato per i beni creati. Inoltre,  il peccato, genera nell’uomo un insieme di scissioni che lo rende infelice.

Un modello di confessione vitale e non ripetitivo

E’ il modello indicato dal cardinale Carlo Maria Martini nel testo “E’ il Signore” che identifica tre momenti: la confessio laudis, la confessio vitae, la confessio fidei.

“Confessio laudis”, cioè la lode

Spesso iniziamo la confessione affermando: “Ho peccato così e così…”. Martini invece consiglia di esordire con: “Signore ti ringrazio” e esprimere a Dio i motivi di gratitudine presenti nella nostra vita. Frequentemente siamo pessimisti, sfiduciati e scoraggiati poiché notiamo prevalentemente il negativo presente in noi e, forse, possediamo anche poco stima di noi stessi, mentre il positivo lo riteniamo dovuto e doveroso. La lode capovolge la nostra visione e le nostre percezioni, mostrandoci i tanti doni quotidiani che il Signore Gesù ci elargisce e che spesso non vediamo e non riconosciamo.

Ti ringrazio – per esempio – perché mi doni la salute. Ti ringrazio perché vivo in una bella famiglia. Ti ringrazio perché ho il lavoro. Ti ringrazio perché mi hai riconciliato con una persona con cui mi trovavo male. Ti ringrazio perché mi hai fatto scegliere in un determinato modo. ti ringrazio perché mi hai permesso di comprendere meglio in questi giorni la tal cosa…”.

“Confessio vitae”, l’esame critico della vita

Un semplice elenco dei peccati è insufficiente; serve andare alla radice. “Dall’ultima confessione: che cosa nella mia vita in genere vorrei che non ci fosse stato; che cosa vorrei non aver fatto; che cosa mi dà disagio; che cosa mi pesa?”.

Solo così entriamo profondamente in noi stessi, superando la superficiale visione formale dei peccati: “ho fatto questo, mi comporto male…”.  “Signore, sento in me delle antipatie invincibili… che poi sono causa di malumore, di maldicenze, sono causa di tante tensioni… Vorrei essere guarito da questo. Signore, sento in me ogni tanto delle tentazioni che mi trascinano; vorrei essere guarito dalle forze di queste tentazioni. Signore, sento in me disgusto per le cose che faccio, sento in me pigrizia, malumore, sento in me dubbi che mi preoccupano…”.

La “confessione di vita” ci mette a nudo, ci concede di esprimere alcuni dei più profondi sentimenti o emozioni che pesano e vorremmo eliminare: risentimenti, amarezze, tensioni, gusti morbosi…; li affidiamo alla misericordia di Dio.

“Confessio fidei”, mi affido nuovamente a Dio

La confessione non è un elenco di peccati ma è collocare il nostro cuore nel Cuore di Cristo, perché lo trasformi con la sua potenza.

Signore, so che sono fragile, so che sono debole, so che posso continuamente cadere, ma tu, per la tua misericordia, cura la mia fragilità, custodisci la mia debolezza, dammi di vedere quali sono i propositi che debbo fare per significare la mia buona volontà di piacerti e soprattutto la volontà di amare gli altri”.

Confessando la nostra fede scorga il pentimento: “Padre, riconosco e non vorrei mai averlo fatto… Padre, ho capito che…”.

Una confessione fatta così, che ovviamente va preparata, non annoia mai essendo sempre diversa ed essendo una tappa di crescita umana e spirituale.

Con questa metodologia il sacramento della riconciliazione non è più quel momento umiliante e avvilente dell’elenco delle proprie colpe, ma quello esaltante, arricchente e inebriante in cui sperimentiamo e saggiamo la grandezza e la bellezza dell’amore di Dio.

Il tempo di quaresima è il momento opportuno per confesssarsi per giungere preparati e rinnovati alla Pasqua.

Don Gian Maria Comolli