I “SE” e i “MA” che rendono la vita malinconica

By 1 Settembre 2018Pillole di saggezza

E’ esordito da poco un nuovo “anno sociale”; si è ripreso il lavoro a pieno ritmo come i molteplici impegni sociali e famigliari… Le auto, le biciclette, le persone hanno ricominciato ad andare, venire, correre…  per non “perdere tempo”. Si affannano inseguendo il tempo, per recuperare tempo e per guadagnare tempo. E così, tanti,  hanno ritrovato  lo “scontento generale” che li aveva abbandonati per qualche settimana. Si è coniata anche l’espressione: “depressione post-ferie”. Una situazione spesso “immotivata” poiché tanti esercitano un  soddisfacente lavoro, possiedono una salute discreta, un domani sicuro almeno a livello economico, però “trascinano” insoddisfatti un’esistenza che appare loro priva di significati e di contenuti. E il fatto, è confermato anche dall’ incremento delle vendite dei “medicinali di sostegno” e dall’uso e abuso di sonniferi, ansiolitici, antidepressivi, tranquillanti e psicofarmaci…, complice anche la superficialità prescrittiva che si registra in un numero considerevole di casi. Il farmaco appare la “via di fuga” più comoda, rapida e risolutiva.

Ma, dalle vacanze, sono  tornati anche i vari SE e i molteplici MA che appaiono soprattutto quando domandi una collaborazione o fai una proposta seria a livello sociale, associativo o parrocchiale… “Se avessi tempo… se la gente fosse più simpatica… se l’impegno fosse il giovedì e non il mercoledì … se avessi questo… se fossi un altro … se vivessi in un’ altra società…, allora si che farei; ma adesso qui … non posso, mi spiace”! Piccole bugie quotidiane per difendersi dalla fatica delle scelte e dagli impegni, in un contesto societario intessuto di egoismo e di codarderia, dove i più pensano primariamente a se stessi e a farsi strada anche calpestando gli atri.

E, dalle vacanze, è rientrato anche quel ritornello monotono e qualunquista: “NON HO TEMPO”. Lo scolaro ha i compiti da fare, e poi il karatè, il nuoto, la musica… e non ha tempo. Il giovane studia, fa sport, è impegnato con la ragazza, e poi l’happy hour e le catastrofiche nottate in discoteca, perciò non ha tempo. Lo sposo novello deve sistemare la nuova casa e coccolare la sposa e non ha tempo. Il lavoratore ha un orario ben preciso e magari qualche lavoretto occasionale, pertanto non ha tempo. I nonni, i nuovi baby sitter dei nipotini, non hanno tempo. Cosi corriamo tutti dietro al tempo: spremuti, oppressi, sovraccarichi e non arrivano mai a rispondere all’interrogativo:  perché “manca il tempo”.

Ma questo è vivere?

Non sarò certo io a parlare male del lavoro, della casa, degli impegni, delle attenzioni dovute al marito o alla moglie, della cura dei figli… ! Tutte queste cose devono starci a cuore! Ma, terminato il lavoro, realizzato il giusto e onesto guadagno, soddisfatti i doveri familiari, è bello, è giusto, è umano, è doveroso entrare anche in altre “dimensioni della vita”.

Ve ne indico quattro.

Quella SOCIALE che facendoci incontrare altre persone, completa la nostra personalità, la arricchisce, la distende, la rasserena… Sant’Agostino affermava di aver trovato grande ricchezza per la sua vita nell’assidua conversazione e confronto con gli amici.

Quella CULTURALE mediante la lettura o la visione di film pedagogici che rende più saggio il parlare e più amplio gli orizzonti del sapere. E’ un’ esigenza oggi urgentissima di fronte ai molti qualunquisti che faticano a ragionare con la loro testa ma seguono acriticamente il pensiero comune.

Quella del VOLONTARIATO, cioè offrire gratuitamente del tempo o le proprie competenze professionali agli altri. Ciò ci renderà “appagati”, poiché san Paolo afferma che si trova “più gioia nel dare che nel ricevere” (At. 20,35). O come disse papa Francesco: Quanto più vi donate agli altri, tanto più riceverete in pienezza voi stessi e sarete felici!” (15 ottobre 2016).  Inoltre,  non possiamo scordare, che questo sarà “l’argomento” dell’esame che dovremo sostenere al termine della vita di fronte a Dio (cfr. Mt. 25,31-46).

Quella RELIGIOSA per innalzarsi sopra “il materiale”. Afferma il Vangelo: “Che giova all’uomo se guadagna anche tutto il mondo e poi rovina se stesso?” (Lc. 9,25). Ci sono persone che non oltrepassano mai la dimensione terrena: faticano, producono, sollazzano… ma privi di orizzonti spirituali. A che giova tutto questo? Per affrontare “la fatica del vivere”, le difficoltà e le sofferenze… abbiamo bisogno di Dio, di conseguenza di arricchire la nostra spiritualità con la preghiera, con la lettura del Vangelo, con l’approfondimento anche culturale della nostra fede.

Il tranello del TEMPO e dei SE e dei MA ha accompagnato, accompagna e accompagnerà l’uomo per tutta la storia; sta a noi saperlo evitare.

Come?

Programmando metodicamente il nostro tempo, tralasciando le azioni inutili e superflue: le ore perdute davanti alla TV o navigando in internet, le false imposizioni della nostra società, i pesi che ci siamo caricati gratuitamente sulle spalle per seguire la moda…

Ritroviamo il gusto dello stare insieme, della cultura, della generosità, del pregare. Ciò rendere “sereno” questo nuovo anno sociale e soprattutto la nostra esistenza.

Don Gian Maria Comolli