IL GIORNALE – Biden smantella la politica estera pro vita e famiglia di Trump

L’amministrazione Democratica si appresta a trasformare gli Stati Uniti nel principale paese promotore di aborti e agenda Lgbtq+

L’amministrazione Joe Biden – Kamala Harris si appresta a trasformare gli Stati Uniti nel principale motore mondiale pro aborto e pro Lgbtq+. In particolare, il Segretario di Stato Antony Blinken sembra essere la persona incaricata allo smantellamento della politica estera pro vita e pro famiglia della precedente amministrazione guidata da Donald Trump.

Un ultimo esempio significativo è relativo a quanto hanno scoperto Robbie Gramer e Chloe Hadavas di Foreign Policy. Blinken ha inviato nei giorni scorsi alle sedi diplomatiche statunitensi di tutto il mondo un cablogramma che consente ai diplomatici l’autorità di far sventolare la bandiera Lgbtq+ del Pride prima del 17 maggio prossimo, data che segna la giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia (chiamata in inglese con l’acronimo Idahobit, International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia). La stessa cosa si ripeterà per il mese di giugno 2021 che, negli Stati Uniti e in molti altri paesi, è il mese del Pride, cioè il mese dell’orgoglio Lgbtq+ e che si svolge negli Usa per commemorare le rivolte di Stonewall avvenute alla fine di giugno 1969. Il mese dell’orgoglio non è riconosciuto a livello internazionale, poiché le celebrazioni dell’orgoglio omosessuale si svolgono in altri luoghi in mesi diversi, ma negli Stati Uniti è stato riconosciuto ufficialmente dai Presidente Democratici Clinton e Obama mentre Donald Trump, durante la sua presidenza, non ha fatto proclami ufficiali di governo sul Pride Month, limitandosi a scrivere dei Tweet.

Il cambio di linea rispetto a Trump

La direttiva rivolta alle ambasciate da Blinken segna un allontanamento dal modo in cui l’amministrazione Trump ha gestito la questione Lgbtq+, mentre il Dipartimento di Stato era diretto dall’ex Segretario di Stato Mike Pompeo, e permetterà la sovrapposizione delle bandiere a stelle e strisce e quella arcobaleno su uno stesso pennone presso le varie ambasciate o consolati degli Stati Uniti, per mostrare al mondo il sostegno del nuovo corso Democratico ai diritti Lgbtq+. Solo due anni fa, nel 2019, l’allora vicepresidente Mike Pence aveva spiegato all’Nbc, durante un’intervista, che “nelle ambasciate deve sventolare una sola bandiera americana“. Blinken ha anche specificato che ambasciate e consolati potranno scegliere se far sventolare la bandiera del Pride o mostrare altri simboli che, comunque, connotano il supporto ai diritti Lgbtq+, ciò in base ad una “appropriata” considerazione delle condizioni locali dei paesi dove si trovano le ambasciate.

Il cambiamento di paradigma, rispetto all’amministrazione Trump, è stato evidente già durante l’audizione di Blinken al Senato per la sua conferma, avvenuta lo scorso mese di gennaio, durante la quale Blinken ha promesso di difendere i diritti Lgbtq+, inclusa la nomina di un inviato speciale per “difendere” i diritti delle persone Lgbtq+. Al termine dei primi cento giorni di Amministrazione Biden il segretario Blinken non ha ancora nominato un inviato speciale del Dipartimento di Stato per i diritti Lgbtq+, un posto che è stato lasciato vacante per gran parte del tempo del mandato presidenziale di Donald Trump.

Il nuovo rapporto annuale del dipartimento di Stato

Altre due recenti mosse del segretario Blinken hanno allarmato i pro life americani. In primo luogo, ha “ripudiato” il lavoro della Commissione degli Stati Uniti sui diritti inalienabili, fondata dall’ex segretario Pompeo e presieduta dalla professoressa di legge ad Harvard Mary Ann Glendon, una diplomatica repubblicana che era stata ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Santa Sede. Inoltre, attraverso il rapporto annuale sui diritti umani pubblicato dal Dipartimento di Stato, Blinken ha promesso che sosterrà i “diritti sessuali e riproduttivi” per tutti, facendo rientrare in queste categorie, secondo l’utilizzo che fanno di questi termini l’industria globale dell’aborto e le lobby Lgbtq+ a livello internazionale, la contraccezione e l’aborto. Si tratta, anche in questo caso, di un passo indietro rispetto all’amministrazione Trump, che aveva fatto rimuovere l’aborto dal rapporto annuale perché non era riconosciuto come un “diritto umano”.

I diritti delle donne – compresi i diritti sessuali e riproduttivi – sono diritti umani“, ha dichiarato Blinken, mostrando così di voler chiudere unilateralmente ogni dibattito sul tema dell’aborto che, come accade dalla sua liberalizzazione negli Stati Uniti, divide la società americana tra pro choice e pro life. Mentre “Change”, un gruppo di lobbisti di Washington DC, che supporta le multinazionali dell’aborto, ha elogiato le osservazioni di Blinken e ha lanciato una campagna sui social media per sostenerlo, diversi esponenti del mondo pro–life americano temono che l’amministrazione Biden – Harris allarghi le maglie della pianificazione familiare, dell’aborto, dei diritti Lgbtq+ e della cosiddetta “autonomia sessuale dei bambini”. Peter Berkowitz di RealClear Politics e Russell A. Berman di National Interest hanno accusato Blinken di volere politicizzare i diritti umani, mentre Elliot Abrams ha definito le espressioni di Blinken sulla Commissione americana sui diritti inalienabili “ingiuste” e “indegne di un Segretario del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti“. “È un peccato che le molte posizioni a favore della vita e della libertà religiosa che il presidente Trump aveva avanzato a livello internazionale siano state annullate dall’amministrazione Biden. Non c’è un diritto all’aborto“, ha dichiarato al New York Times il dottor Travis Weber, vicepresidente del Family Research Council, un’organizzazione cristiana conservatrice. Di segno opposto, invece, le osservazioni di Sarah Holewinski, direttrice dell’ufficio di Human Rights Watch a Washington che, sempre al NYT, ha commentato il ritorno del Dipartimento di Stato al monitoraggio dell’accesso a contraccezioni e aborti, da parte di donne e ragazze, come “particolarmente importante“.

Le reazioni delle associazioni conservatrici

La presidente del Ruth Institute statunitense, un’altra organizzazione cristiana conservatrice, la dottoressa Jennifer Roback Morse, ha posto l’accento su un’altra iniziativa dell’Amministrazione Biden, il ripristino di 200 milioni di dollari di finanziamenti americani all’Organizzazione Mondiale della Sanità, fondi tagliati dal Presidente Trump lo scorso anno scorso, secondo la Morse per punire l’Oms per avere agito come “un agente di Pechino, inizialmente minimizzando la gravità della crisi e poi coprendo la grave cattiva gestione della pandemia da parte del regime comunista“. La Morse ha ricordato che l’Oms “è diventata un implacabile sostenitrice dell’aborto in tutto il mondo” e spesso condiziona i suoi interventi a favore dei paesi poveri all’accettazione da parte degli stessi di iniziative pro aborto e contraccezione. Per la Morse, infatti, l’Oms è diventata “un megafono per la Planned Parenthood Federation su ciò che eufemisticamente designa ‘salute riproduttiva’. In realtà, l’aborto non è mai sicuro per il nascituro e per la società“. La stessa Presidente del Ruth Institute aveva già segnalato lo scorso gennaio la “cieca adesione” all’agenda Lgbtq+ dell’Amministrazione Biden – Harris ricordando il caso di Richard Levine, conosciuto con il nome di Rachel Levine, nominato assistente del Segretario alla salute.

Sempre nei primi giorni di Amministrazione, Biden con un ordine esecutivo ha abrogato l’ordine del presidente Trump che vietava ai transgender di prestare servizio militare, consentendo alle forze armate di pagare per la cosiddetta operazione di riassegnazione di genere. Infine, l’Amministrazione Biden, emettendo l’Executive Order on Preventing and Combating Discrimination on the Basis of Gender Identity or Sexual Orientation ha abrogato uno degli ordini di Trump ed ha nuovamente permesso l’accesso a bagni, spogliatoi e sport scolastici indipendentemente dall’identità di genere o orientamento sessuale.

Matteo Orlando

30 aprile 2021

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