CORRIERE DELLA SERA – Covid e certificato verde: più severi per essere più liberi

By 16 Luglio 2021Coronavirus

Il documento di immunità appare l’unica soluzione per non dover interrompere la socialità appena ritrovata e per contribuire alla ripartenza sociale ed economica del Paese

Spinto dalla fulminea e insidiosa variante Delta, il virus accelera la sua corsa e il numero dei contagi aumenta. I reparti ospedalieri e le terapie intensive sono ancora abbondantemente sotto la soglia di allarme, ma la campagna vaccinale registra la stanchezza degli italiani e la frenata delle prime dosi. Una situazione che costringe il governo a intervenire con nuove misure.

In piena estate, tempo per molti di partire per le vacanze tanto attese dopo i lunghi mesi di «clausura» imposti dalla pandemia, è per tutti uno choc trovarsi di fronte al tema che riempie in questi giorni le cronache politiche: l’uso del green pass e il «modello Macron», che obbliga il personale sanitario a vaccinarsi e consente l’accesso a bar, ristoranti, eventi, centri commerciali, treni e aerei solo con il certificato verde alla mano. La prova di essersi sottoposti a due dosi di vaccino, essere guarito dal Covid o aver fatto un tampone risultato negativo.

Il documento di immunità appare però l’unica soluzione per non dover interrompere la socialità appena ritrovata e per contribuire alla ripartenza sociale ed economica del Paese. Ferma restando la possibilità, per chi non intende immunizzarsi ma non vuole rinunciare alla vita normale, di sottoporsi a un tampone molecolare, antigenico o salivare come prevede la norma già in vigore.

Rendere obbligatorio il vaccino per tutti gli italiani non è una via che il governo di Mario Draghi intende percorrere, ma una strada per ostacolare la cavalcata della variante Delta va trovata. E bisogna farlo in fretta, per garantire ai ragazzi di tornare in classe a settembre e soprattutto per scongiurare il rischio di nuove chiusure delle attività. Perché è vero che la maggior parte dei contagi non si trasforma in ricoveri ma, come dimostra il caso inglese, più positivi permettono al virus di mutare e di diventare anche più pericoloso.

In attesa che il premier si confronti con gli scienziati e con la cabina di regia politica per decidere quanto «bianca» sarà la nostra estate, i ministri parlano di «linea italiana», per dire che la soluzione di palazzo Chigi non sarà estrema come quella francese. Salvini ha annunciato le barricate e in un governo di unità nazionale è inevitabile tener conto del parere di tutti i partiti. Ma la clessidra è agli sgoccioli e il green pass è necessario perché siamo ancora nel pieno di una pandemia che ha ucciso solo in Italia 128 mila persone.

Il popolo no vax merita rispetto, ma rispetto e cura sono dovuti soprattutto a chi ha deciso di vaccinarsi perché ha necessità di salire su un mezzo di trasporto, o vuole concedersi un concerto, un cinema, una partita di calcio, una cena al ristorante senza rischiare di contagiarsi. Non è giusto che a pagare il prezzo più alto in questa situazione purtroppo ancora emergenziale sia chi si è sottoposto alla vaccinazione come protezione individuale e come dovere sociale e non chi decide di non offrire il braccio all’iniezione. Il governo è al lavoro e tra poche ore o giorni sapremo i dettagli del provvedimento, ma il percorso è tracciato e ha un obiettivo dichiarato: rendere più libera l’estate e più sereno l’inverno. La linea certamente ricalcherà il modello già applicato a medici e operatori sanitari. Chi è contrario a farsi immunizzare non deve rischiare il licenziamento, ma certamente non può entrare in contatto fisico con i pazienti. Anche perché non bisogna mai dimenticare i rischi provocati dai positivi asintomatici che potrebbero trovarsi a ballare in discoteca o accomodarsi al tavolo di un ristorante, al chiuso, senza green pass o tampone in tasca e senza protezione per gli altri commensali.

In gioco c’è il ritorno ai viaggi, agli abbracci, al lavoro in presenza e alle lezioni in classe. In gioco c’è la tenuta sociale ed economica e la salute della maggior parte degli italiani. Dopo un anno e mezzo di pandemia i vaccini sono l’arma più forte che abbiamo contro il virus. Nessuno può permettersi il lusso di spuntarla.

Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Corriere della Sera

16 Luglio 2021