Altro che “tempo perso”… è “carità culturale”

By 23 Luglio 2022Attualità

Come ogni anno, questo blog, nei mesi di luglio e agosto sospenderà l’aggiornamento settimanale tranne che nella pubblicazione di alcune notizie e nei commenti rilevanti attinti dalle varie rassegne stampa.

Dopo cinque anni di gestione personale di questo sito (con 189 aggiornamenti settimanali) mi sono fermato a riflettere sulla validità di questa iniziativa, poiché alcuni mi hanno insidiato il tarlo che studiare, capire, approfondire, in altre parole: non accettare nulla a “scatola chiusa” è “tempo perso”.

E, pensando, mi sono maggiormente convinto che questo spazio come altri presenti nel web, sono non solo utili ma “indispensabili” per contrastare la cultura attuale dominata dal “politicamente corretto”, pilotata da selezionate e ristette élites politiche e accademiche o da potenti e influenti lobbies che condizionano la maggioranza dei mezzi di comunicazione, e si prefiggono il  trionfo del desiderio soggettivo e individuale come diritto. Basti pensare alla gestione della vita con l’aborto o con l’eutanasia, all’inaccettabile visione dell’uomo scisso dal biologico, cioè dalla natura come afferma la “teoria del gender”, o alla discussione di questi giorni in Parlamento voluta dal PD e dal M5S per depenalizzare la coltivazione domestica della Cannabis che, a detta del mondo scientifico, mette a rischio la salute delle persone, soprattutto dei giovani. Con tutti i problemi che hanno gli italiani, ci sono parlamentari che pensano alle canne…Ma basta con questa pagliacciata!

La carità culturale

Ebbene, il tempo che dedico a questo blog, come pure quello di altre centinaia di persone a siti similari è un atto di autentica carità

Nella tradizione cristiana sono presenti le opere di “misericordia corporali” ma immediatamente dopo le opere di “misericordia spirituali” tra cui: “consigliare i dubbiosi”, “insegnare agli ignoranti”, “ammonire i peccatori”. E, alla base di alcune opere di “misericordia spirituale” (che potremmo chiamare anche intellettuali) deve obbligatoriamente esserci la cultura supportata appunto dalla carità pastorale.

L’autentica, genuina e profonda carità non si ferma all’assistenzialismo ma pervade anche la culturale incidendo sugli stili di vita, sul pensiero dell’uomo e sui registri della percezione per diffondere il “nuovo umanesimo” che il Signore Gesù ha insegnato. La sfida che la carità ha di fronte è duplice: da una parte rispondere sempre meglio e con sollecitudine alle povertà, alle emarginazioni e alle esclusioni; dall’altra plasmare un nuovo modo di essere, di conoscere e di agire penetrando negli spazi dove si crea e si monopolizza il pensiero e il giudizio, oltre che nei luoghi dove si vive, si soffre e si spera. Con una convinzione: rendere un immenso servizio all’attuale contesto societario.

I numeri

In cinque anni questo blog ha ricevuto circa un milione e settecento mila visite, con 4.993.00 letture oltre quelle di vari articoli pubblicati anche sui social. Tante, poche; non lo so per la serietà e la complessità degli argomenti che si trattano.

A tutti i visitatori: grazie.

A loro vorrei narrare un episodio della vita della Santa Madre Teresa di Calcutta.

Nel 1979 ricevette il Premio Nobel per la Pace e tornando da Oslo, madre Teresa fece tappa a Roma dove fu circondata da numerosi giornalisti e uno gli fece questa domanda: «Madre, lei ha settant’anni! Quando lei morirà il mondo sarà come prima. Che cosa è cambiato dopo tanta fatica?». E la Madre così rispose: «Vede, io non ho mai pensato di poter cambiare il mondo! Ho cercato soltanto di essere una goccia di acqua pulita nella quale potesse riflettersi l’amore di Dio. Le pare poco?». Poi proseguì: «Cerchi di essere anche lei una goccia di acqua pulita e così saremo in due. E’ sposato?». «Sì, madre». «Lo dica anche a sua moglie e così saremo in tre. Ha dei figli?». «Tre figli, madre». «Lo dica anche ai suoi figli e così saremo in sei…».

Il mio auspicio è che i visitatori di questo sito divengano una pozzanghera di “piccole gocce d’acqua pura”, poi magari un torrente, forse anche un fiume e, perché no, un lago, un mare… la gravità e la pericolosità di questo inquietante capovolgimento della realtà, già accaduto nel passato con le dittature politiche. Ma, “questa dittatura”, è più brutale essendo “ideologica”, e avendo come finalità l’abolizione del concetto di natura, e di conseguenza di ogni fondamento antropologico.

Don Gian Maria Comolli