
Il capitolo IX si conclude con una riflessione sulla collaborazione che la Chiesa offre alla pace e che ritiene parte integrante della sua missione.
Per il cristiano, la pace, non è un’idea o esclusivamente una norma etica o morale, ma è molto di più. Osserviamo, ad esempio, come la pace era interpretata nel mondo greco e romano. Nel primo caso sospensione temporanea della guerra imposta dagli dèi mentre nell’antica Roma, la “pax romana”, era un atto giuridico che formalizzava il termine delle ostilità fra vincitori e vinti.
Per il cristianesimo, invece, la pace, come già affermato, è un dono prezioso e faticoso, oltre che una missione affidata da Gesù Cristo ai suoi discepoli. L’uomo e la donna di pace si caratterizzano perciò per un atteggiamento interiore che presume la certezza della paternità di Dio nei confronti di tutti gli uomini (cfr. Compendio 516). La pace cristiana, inoltre, riproduce la capacità di amore e di perdono insegnata e testimoniata dal Signore Gesù soprattutto nella passione e nella morte in croce.
Di conseguenza, la pace, per il discepolo di Cristo non è un comodo e generico “buonismo” ma un’ardua costruzione da realizzare in ogni ambito, da quelli individuali a quelli internazionali, non scordando la necessità di un «disarmo integrale che investe anche gli spiriti»( Pacem in terris, op. cit).
Ecco perché la Chiesa lotta per la pace anzitutto con la “preghiera”, crede nella preghiera di protezione e al suo potere di infondere coraggio e serenità a tutti gli autentici amici della pace, inoltre «apre il cuore non solo ad un profondo rapporto con Dio, ma anche all’incontro con il prossimo all’insegna del rispetto, della fiducia, della comprensione, della stima e dell’amore» (Compendio 519) per illuminare le menti e sconfiggere la vergogna dei cuori.
Concludendo guardiamo l’oggi: La guerra russo-ucraina
Premesso, onde evitare equivoci, che il conflitto fu dichiarato dal presidente della Russia Vladimir Putin ai danni di un Paese, l’Ucraina, che ha il totale diritto alla democrazia e alla libertà, e che nel corso degli anni, come ricordato da molti, tra cui Papa Francesco, l’Occidente è stato carente di una politica lungimirante nei confronti dell’Est (Cfr. Intervista a Papa Francesco del Corriere della Sera, 3 maggio 2022), quello che rimane ambiguo è la scarsa attenzione al dialogo, al negoziato e alla creatività diplomatica più volte invocate soprattutto dal Pontefice.
Ma un interrogativo rimane aperto. La DSC, come abbiamo ribadito, riconosce il diritto ad una proporzionata legittima difesa, ma questa non deve provocare danni, rovine e lesioni maggiori dei risultati di una resa. Ebbene, nel caso ucraino, la resistenza e la difesa del Paese, sostenuta con armi fornite da Paesi terzi, ha provocato migliaia di morti civili, enormi distruzioni e flussi incontrollati di profughi in fuga.
Di fronte a tutto ciò, un giornalista laico, Piero Sansonetti, si è posto a nostro avviso un interrogativo di primaria importanza. L’ex direttore de “Il Riformista” ha scritto: «siamo sicuri che in certe condizioni la parola “resa”, naturalmente “resa” parziale e “resa” negoziata, sia una bestemmia? E non sia invece una bestemmia accettare di pagare un prezzo immenso in vite umane? Cioè siamo sicuri che il valore della vita sia negoziabile, e quello dell’indipendenza di parti del territorio invece non lo sia?» (La vita viene prima della libertà e dell’indipendenza, mi sembra una banalità, Il Riformista, 20 aprile 2022).
La risposta al lettore e, soprattutto, alla storia.
don Gian Maria Comolli
PRECEDENTI
-La promozione della pace (1): Aspetti bibblici e pace frutto della giustizia e della carità
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–La promozione della pace (3): Legittima difesa
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