“NO” ALLA  CULTURA DEL RELATIVISMO

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Nell’omelia della Messa “Pro Eligendo Romano Pontefice” (18 aprile 2005), il cardinale Ratzinger, affermò: «Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cfr  Ef. 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare ‘qua e là da qualsiasi vento di dottrina’, appare come  l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.

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Il 5 agosto 2009, commemorando il Santo Curato d’Ars, Benedetto XVI affermò: “Cari fratelli e sorelle, a 150 anni dalla morte del Santo Curato d’Ars, le sfide della società odierna non sono meno impegnative, anzi forse, si sono fatte più complesse. Se allora c’era la ‘dittatura del razionalismo’, all’epoca attuale si registra in molti ambienti una sorta di ‘dittatura del relativismo’. Entrambe appaiono risposte inadeguate alla giusta domanda dell’uomo di usare a pieno della propria ragione come elemento distintivo e costitutivo della propria identità. Il razionalismo fu inadeguato perché non tenne conto dei limiti umani e pretese di elevare la sola ragione a misura di tutte le cose, trasformandola in una dea; il relativismo contemporaneo mortifica la ragione, perché di fatto arriva ad affermare che l’essere umano non può conoscere nulla con certezza al di là del campo scientifico positivo. Oggi però, come allora, l’uomo ‘mendicante di significato e compimento” va alla continua ricerca di risposte esaustive alle domande di fondo che non cessa di porsi’ ”.

“NO” AL  “POLITICALLY CORRECT”

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Disse il cardinale Giacomo Biffi il 27 marzo 1999: “Molti dicono di stare con Gesù; ma poi gli cambiano le parole in bocca e gli fanno dire quello che vogliono loro. Quante volte veniamo a sapere di gente, magari anche colta e famosa, che impavidamente dichiara: ‘Secondo me, Cristo ha detto così; secondo me Cristo ha fatto cosà’ senza nemmeno prendersi la briga di controllare sui testi e i dati storici. Ma il Vangelo non è un ‘secondo me’ è un ‘secondo Lui”.

 “Talvolta in qualche settore del mondo cattolico si giunge persino a pensare che debba essere la divina Rivelazione ad adattarsi alla mentalità corrente per riuscire ‘credibile’, e non piuttosto che si debba ‘convertire’ la mentalità corrente alla luce che ci è data dall’alto. Eppure si dovrebbe riflettere sul fatto che ‘conversione’ non ‘adattamento’ è parola evangelica”. Del resto, continua il porporato, “la prima frase che Gesù pronuncia inaugurando il suo apostolato non è: ‘Il mondo va bene così come va; adattatevi al mondo e siate credibili alle orecchie di chi non crede’ ma è: ‘Il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”(Giacomo Biffi, Prefazione al libro “Pecore e pastori. Riflessioni sul gregge di Cristo”).

“NO”ALLA LEGGE SULLE DAT

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Biotestamento, eclissi della ragione con ricadute sociali. Non sono bastati i pareri contrari degli specialisti a far ravvedere un Senato salvato dal Referendum

“Un risultato chiaramente legato ad un intento elettoralistico che si conferma un grave errore politico e culturale, una vera e propria eclissi della ragione, con sicure ricadute sociali”. Con queste parole il prof. Alberto Gambino, Presidente di Scienza & Vita e Prorettore dell’Università Europea di Roma ha accolto la notizia dell’approvazione della legge sul biotestamento da parte dell’aula di Palazzo Madama. La stragrande maggioranza di medici, specialisti, oncologi, bioeticisti, giuristi, associazioni di cittadini auditi dal Senato (ben 37 su 42) hanno argomentato che il disegno di legge andava modificato, ognuno portando, con competenza, motivazioni serie e puntuali – prosegue Gambino – . Perché ora il Senato sia rimasto sordo a questi rilievi ed abbia approvato un testo non condiviso dalla stragrande maggioranza di coloro che si occupano da sempre di sanità e fragilità dei pazienti non è un mistero, ma un cinico calcolo meramente elettorale. Saremo sommersi da slogan che inneggeranno alla vittoria dei diritti civili – ha proseguito il Presidente di Scienza & Vita – e, così, qualcuno penserà di aver ricompattato una parte di elettorato, quando invece saranno tutti gli italiani a subire il drammatico  peggioramento delle prassi sanitarie italiane provocate dall’approvazione di questa legge (…). Ora più che mai – conclude il prof. Alberto Gambino – è necessario che tutte le realtà che da sempre, a diversi livelli, si assumono la cura delle persone più fragili e indifese si impegnino congiuntamente per scongiurare derive di abbandono terapeutico provocate dalla lettura autodeterministica di questa legge” (14 dicembre 2017).

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Approvazione delle D.A.T.

Vile e stantia scelta di morte

Col voto di oggi il Senato non ha operato una scelta originale: ha disposto che sia pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale quel che da un decennio a oggi avevano già sancito – a partire dal caso Englaro – sentenze di merito, della Cassazione e della Corte costituzionale. Se, proprio alla stregua di quelle sentenze, una legge era necessaria, essa avrebbe dovuto ribadire il diritto alla vita in ogni momento della esistenza dell’uomo.
Per uscire dal totalitarismo, subdolo ma reale, che manipola la vita, la seleziona geneticamente e ne dispone con arbitrio la fine, non sarà sufficiente il sostegno ai medici che rifiuteranno il ruolo di boia: sostegno che pure diventerà necessario in assenza di una norma sull’obiezione di coscienza. Nè sarà sufficiente l’eventuale modifica delle norme più devastanti approvate oggi: come quella che impone l’eutanasia pure agli ospedali di ispirazione religiosa.
Sarà indispensabile un lavoro, culturale prima ancora che politico, per riscoprire le basi antropologiche dell’ordinamento, per convincere che la vita non è un bene disponibile, per ribadire che il medico opera per il bene del paziente e non per far rientrare i conti della sanità pubblica, per scongiurare il suicidio di una Nazione di zombie, nella quale ogni anno il numero dei morti supera largamente quello dei nuovi nati. In definitiva, per rendere possibili “le scelte più difficili, (…) quelle che hanno a che fare con il diritto alla vita (…) in presenza di leggi che intendono introdurre nel nostro ordinamento un diritto all’eutanasia”. Queste ultime sono le parole profetiche che Rosario Livatino pronunciava nell’aprile 1986: oggi calpestate dal voto di un Parlamento che ha sancito per legge la “morte di Stato” (14 dicembre 2017).

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E’ la scelta dell’ “UOMO PENSANTE”!

PILLOLA DI SAGGEZZA SETTIMANALE

24 dicembre 2017

NATALE DEL SIGNORE – Semplicità, meraviglia, memoria

Per interiorizzare l’essenza religiosa del Natale sono richiesti: la semplicità, la meraviglia e la “capacità di fare memoria”.
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