Il Sussidiario.net, 12 ottobre 2017

CESARE BATTISTI/ Provocare l’Italia, l’ultimo trucco del killer per farla franca

Il presidente brasiliano Michel Temer ieri ha revocato lo status di rifugiato al killer ex leader dei Pc Cesare Battisti. Che ora provoca l’Italia. Con una strategia precisa.

Dopo la revoca dello status di rifugiato firmata ieri dal presidente Michel Temer, a Cesare Battisti è stata tagliata l’erba sotto i piedi. La sua difesa sostiene che l’atto presidenziale di Ignacio Lula, emanato nel 2009, non è in nessun caso revocabile, neppure da un nuovo presidente. La giurisprudenza brasiliana sul punto non dovrebbe però gettare un nuovo salvagente al pluriomicida. Un atto presidenziale non è revocabile se è un decreto di grazia, che è prerogativa regale, e qui il caso è diverso. Si trattò, da parte di Lula, della correzione di una sentenza del Tribunale Supremo. Quest’ultimo negava esistesse al tempo il rischio di una persecuzione per Battisti, Lula era di parere diverso. Davanti a una nuova richiesta italiana di estradizione il nuovo presidente ha ben diritto di gettare un occhio e decidere da sé.

Insomma, Battisti, quanto al diritto, deve essere estradato. Quanto alla morale, deve scontare la pena. Quanto alla politica, stavolta non ci sono movimenti d’opinione in Italia, Brasile e neppure ormai in Francia che si mettano in mezzo per impedire l’esecuzione del mandato d’arresto e il trasferimento in Italia. 

Viene un sospetto, conoscendo l’astuzia dell’ex militante dei Proletari armati per il comunismo, nonché rapinatore e killer. Come ha ben spiegato nei giorni scorsi su ilsussidiario.net Enzo Cannizzaro, esistono clausole nel trattato di estradizione in vigore tra Brasilia e Roma che consentirebbero al ricercato di svicolare qualora ci sia un clima di persecuzione che possa metterlo in pericolo o non garantirgli una detenzione secondi standard umanitari e in condizione di sicurezza. Ed ecco la possibile furbizia di Battisti in azione. Non c’è infatti alcun dubbio che il latitante stia provocando l’opinione pubblica italiana spingendola a un odio verso di lui costruito con gesti volgari e premeditati: la fuga mascherata con la bugia ridicola della partita di pesca, il brindisi beffardo, il progetto ostentato di farsi una villetta. Di certo oggi è l’uomo più detestato d’Italia. Scommettiamo che i suoi difensori si appelleranno a questo sentimento popolare per indurre gli organi di giustizia brasiliani a impedire sia dato in pasto alle belve italiche? Vedremo.

Intanto, fatto salvo il dovere di far applicare la giustizia, vale il monito che proprio ieri Papa Francesco indirizza a tutti, cristiani e non: “Mai nessun uomo, neppure l’omicida perde la sua dignità personale”. Mai cedere al rancore.

Renato Farina

 

 

12 ottobre 2017

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