PROGETTO GEMMA: Ventimila figli salvati con l’accoglienza

«Ma ora la crisi ha dimezzato gli aiuti»

Da venti anni in prima linea in difesa della vita nascente. Non a parole, non con proclami: nel silenzio di chi si affianca alle madri in difficoltà e si fa carico del suo fardello di dolore, paura, solitudine. Questo ha fatto dal 1994 a oggi il ‘Progetto Gemma’, una forma straordinaria di adozione a distanza di donne incinte che per vari motivi rischiano di scegliere la via dell’aborto. E in questi venti anni i bambini così salvati dalla morte e portati alla nascita sono ventimila: la popolazione di una città intera. Una città ideale sparsa sul territorio nazionale, dove operano i 338 Cav (Centri aiuto alla Vita), abitata tutta da giovani dai 20 anni alle poche ore di vita: i nati grazie a ‘Gemma’.Per festeggiare il traguardo e avviare un secondo ventennio ricco di prospettive, domenica il cardinale Angelo Scola ha inaugurato a Milano la nuova sede di ‘Progetto Gemma’ nel salone della parrocchia di Ognissanti. Le voci delle madri aiutate in questi anni e di alcuni volontari hanno dato un’anima ai numeri: dietro i 20mila aborti evitati, dietro le centinaia di richieste d’aiuto che arrivano ogni anno, persino dietro ai dolorosi ‘no’ che la crisi degli ultimi tempi costringe a rispondere, ci sono storie vere, persone in carne ed ossa, volti, sogni, speranze. Tra gli interventi, anche quello di Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, e Gianni Vezzani, presidente Fondazione Vita Nova Onlus, nata negli anni ’80 proprio per dare un sostegno concreto, anche economico, alle iniziative del Movimento.

Di fronte alle cifre drammatiche del fenomeno aborto, che in Italia uccide tutti gli anni più di centomila bambini, ciò che colpisce è che a volte basta poco per indurre la madre a cambiare idea e a portare avanti la gravidanza. Tanti, infatti, i motivi che possono averla portata alla scelta più dolorosa, dalla solitudine alla povertà, dal rifiuto del bambino da parte del padre allo stigma della famiglia, e scoprire che ci sono persone pronte ad offrire ascolto e prossimità vale anche più dell’offerta economica. Adottare una madre a distanza, come chiede il ‘Progetto Gemma’, costa poco: 160 euro al mese per 18 mesi, cioè negli ultimi sei mesi di gravidanza e nei primi dodici dopo la nascita del bambino. Una cifra che può essere raggiunta anche in gruppo, «ad esempio unendosi tra vicini di casa, studenti, colleghi di lavoro», spiega Vezzani. Adozioni sono arrivate anche da gruppi di carcerati e da enti locali. «È vero che 160 euro non sono risolutivi – spiega ancora il presidente della Fondazione Vita Nova –, ma intorno a queste mamme si stringe tutto un mondo di volontari che, senza forzare nessuno e sempre rispettando la volontà ultima di queste donne, le accompagnano a fare esami clinici, le aiutano a cercare un lavoro, trovano per loro una casa, si occupano degli altri figli…». Eppure a fronte delle 1.400 richieste che arrivano durante l’anno per l’attivazione di nuove adozioni, da quando la crisi economica ha colpito le offerte (oltre il 40% in meno) rimangono senza risposta più di 250 appelli.

 «Che significano 250 vite umane», ricordano i volontari dei Cav. «Quando una donna determinata a rinunciare a suo figlio arriva al Cav, in genere vi è stata inviata dall’ospedale stesso, come prevede la legge 194, secondo la quale prima di procedere con l’aborto bisogna comprendere le cause e fare di tutto per rimuoverle. Noi le ascoltiamo e, a seconda delle loro sofferenze, proponiamo ogni genere di alternativa, ma chi decide è la donna… Di tutte quelle che alla fine sono diventate madri, nessuna si è mai pentita». È vero invece il contrario: molte donne che in passato avevano abortito hanno chiesto di poter collaborare come operatrici, per evitare ad altre ragazze il loro supplizio. E di quelle che alla fine abortiscono che succede? «La porta è sempre aperta per tutti: delle 60mila ragazze che si rivolgono ai Cav ogni anno, solo la metà sono gestanti. Significa che altre decine di migliaia con diverse problematiche ci trovano lì per loro. Non si rimanda indietro nessuno». (www.fondazionevitanova.it) Progetto Gemma Movimento per la vita e Cav oggi festeggiano i 20 anni dell’iniziativa che ha permesso a tante mamme di continuare la gravidanza

 Lucia Bellaspiga

Avvenire, 30 marzo 2014

 

 

 

Comments are closed.