ANCORA UNA VOLTA “LA BUROCRAZIA” PREVALE SULLA VITA

La “pillola del giorno dopo” non è abortiva

 Alcuni giorni fa il TAR del Lazio si è pronunciato contro l’effetto abortivo della “pillola del giorno dopo” sia essa Norlevo che ElleOne.

Nel mese di aprile, cinque associazioni d’ispirazione cattolica, Giuristi per la vita, Farmacisti cattolici, Forum delle famiglie, Ginecologi cattolici e Pro Vita si erano rivolte a questo Organismo amministrativo dopo che il 17 dicembre 2013 l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) aveva accolto la richiesta dell’azienda produttrice del Norlevo, la francese HRA Pharma, per togliere dal “bugiardino” l’avvertimento sulla sua potenzialità abortività. Il 30 maggio, il TAR, con un linguaggio burocrazese ha chiuso il contenzioso affermando il non effetto abortivo della “pillola del giorno dopo”: “Non sussistono, sotto il profilo del fumus, i presupposti per l’accoglimento della proposta istanza cautelare avuto presente, in linea con quanto evidenziato dalle resistenti amministrazioni, che recenti studi hanno dimostrato che il farmaco Norlevo non è causa di interruzione della gravidanza”.

Noi, non siamo d’accordo, per il fatto che un farmaco ideato allo scopo di impedire una gravidanza se assunto prima di un rapporto sessuale si chiama “contraccettivo” ma quando viene preso subito dopo diventa per forza di cose “potenzialmente abortivo”, visto che la sua azione è orientata a impedire l’annidamento dell’ovulo eventualmente fecondato procurando la morte ad vita umana appena sbocciata.

 Un po’ di storia.

La “pillola del giorno dopo”, il Norlevo, fu presentata ed è commercializzata come un “contraccettivo d’emergenza”, da assumere entro e non oltre 72 ore a seguito di un rapporto sessuale ritenuto presumibilmente fecondante, per bloccare l’inizio di una gravidanza. Nel bugiardino sul farmaco si legge: “la contraccezione d’emergenza è un metodo di emergenza che ha lo scopo di prevenire la gravidanza in caso di rapporto sessuale non protetto (…). Non c’è alcuna componente ormonale estrogenica (…). Il farmaco possiede una sostanza appartenente ad un gruppo di farmaci chiamati progestinici”. Affermazioni volutamente ambigue essendo differente la realtà scientifica. La pillola, contiene prodotti chimici ormonali costituiti sia da estrogeni che da estroprogestinici, che rendono irrealizzabile l’annidamento dell’embrione nella parete uterina, cioè il proseguo della fecondazione, dato che il farmaco 1interviene a fecondazione avvenuta. Convinti, come già affermato nella “Pillola di saggezza” della scorsa settimana, che la gravidanza inizi con la fecondazione, e non con l’impianto della blastocisti nella parete uterina, risulta chiaro che l’azione antinidatoria della pillola è un evidente aborto provocato chimicamente. Di conseguenza, è improprio, presentarla come un contraccettivo e aver tolto ogni riferimento alla sua potenzialità abortiva . Eticamente, l’uso del preparato, assume la stessa gravità morale dell’aborto, essendo questa una pratica abortiva anche se compiuta omettendo le procedure tradizionali; quindi in aperto contrasto con la corretta applicazione della legge 194/78. Il 26 settembre 2000 il Ministro della Sanità, professor U. Veronesi, firmò il Decreto per la commercializzazione del Norlevo, disinteressandosi della natura abortiva; anzi, comunicò che il Norlevo “non svolge alcuna funzione abortiva nell’impedire l’impianto dell’ovulo fecondato o nel blocco dell’ovulazione” (Comunicato Stampa 231 del 29 settembre 2000). Secondo Veronesi, il farmaco opera precedentemente all’instaurarsi della gestazione perciò, a suo giudizio, è scorretto parlare d’aborto dove non è mai sussistita una gravidanza. La Pontificia Accademia per la Vita espresse nel “Comunicato sulla cosiddetta pillola del giorno dopo” (31 ottobre 2000) un parere opposto. Nella comunicazione si evidenziò che il Norlevo non è un farmaco contraccettivo ma abortivo; il contraccettivo rimanda alle tecniche che impossibilitano il concepimento, mentre l’abortivo a quelle che bloccano con mezzi chimici il prosieguo di una gravidanza. Dunque, il Norlevo, sopprime l’embrione nel suo sviluppo, prima che la donna possa accorgersi della sua presenza dall’assenza del ciclo mestruale.

Inseguito, nel 2008, negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration (FDA), autorizzò nel 2008 la commercializzazione di un nuovo “abortivo di emergenza” a lunga durata di azione, a base di ulipristal acetato (Ella). Anche questo farmaco “non è un contraccettivo d’emergenza, è un abortivo”, spiegò R. Puccetti uno dei venti medici firmatari di un documento sul tema. “È in grado di modificare l’endometrio per rendere più difficile l’annidamento dell’ovulo fecondato. Ma se a livello 1scientifico è ancora dibattuto l’effetto antinidatorio della pillola del giorno dopo, la potenzialità abortiva di EllaOne è certa” (Avvenire, 1 marzo 2012, 1). In Europa il farmaco fu approvato nel maggio 2009 dall’Agenzia Europea per i Farmaci (EMEA) che lo commercializzò con il nome di EllaOne (HRA Pharma). In Italia la registrazione presso l’Agenzia Italiana del Farmaco terminò l’8 novembre 2011 e il farmaco fu posto in commercio nell’aprile 2012. Per l’acquisto di questo contraccettivo d’emergenza (secondo l’AIFA) si dovranno seguite quattro indicazioni. La non ripetibilità della ricetta; l’obbligatorietà della presentazione di un test di gravidanza negativo basato sul dosaggio dell’Hcg beta; l’attivazione da parte della ditta produttrice di un registro delle eventuali gravidanze occorse durante l’assunzione del medicinale; l’inserimento nell’elenco dei farmaci sottoposti a monitoraggio intensivo per le sospette reazioni avverse.

EllaOne, la pillola dei cinque giorni, va assunta entro 120 ore da un rapporto sessuale ritenuto presumibilmente fecondante, per bloccare il prosieguo della gravidanza. Per questo farmaco valgono, sia a livello scientifico che etico, le stesse osservazioni proposte in precedenza per il Norlevo essendosi modificato unicamente il nome del prodotto. L’ex sottosegretario alla Salute E. Roccella amaramente commentò: “Essere in Europa è anche questo. Tutto quello che si poteva fare era agire in un ristretto margine di autonomia per regolare alcune modalità dell’immissione sul mercato. Ed è stato fatto”.

Un fenomeno in silenzioso aumento.

L’acquisto della pillola del giorno dopo è in costante crescita. Secondo i dati del Ministero della Salute, le vendite sono aumentate negli ultimi cinque anni del 59% attestandosi a 356mila confezioni annuali. Il 55% delle acquirenti hanno un’età compresa tra i 14 e 20 anni, e vi ricorrono con la convinzione di assumere un innocuo farmaco, mentre, anche se poco sottolineato, la “pillola del giorno dopo”, potrebbe procurare gravi conseguenze al fisico della donna: dalla nausea all’emicrania, da lancinanti dolori alla pancia alla mancanza di appetito, fino ad un disordine nel ciclo mestruale… L’unica percorso per interrompere questo crinale pericoloso sta nell’intervento delle famiglie, che dovrebbero, con serietà, educare i figli nel comprendere come vivere le relazioni con l’altro sesso.

La testim0nianza e l’invito alla riflessione di una giovane

“Leggendo alcuni forum in internet, frequentati soprattutto da ragazze, sono rimasta stupita nel constatare come sia pieno di giovani che assumono la ‘pillola del giorno’ dopo” come se fosse una caramella. Ho letto di una che l’ha presa già per la seconda volta in tre mesi. Io resto senza parole… Grandi per fare sesso, ma con il cervello piccolo piccolo… Innanzitutto perchè non usano le precauzioni, secondo perchè 1assumono farmaci senza pensare a quello che comporta per il loro corpo, e terzo perchè se sono incinte allora esce la storia ‘Ma sono troppo giovane…’, e non si assumono le loro responsabilità. Mentre lo facevi non eri troppo giovane? Io non giudico nessuno, ma secondo me c’è qualcosa che non va nei ragazzi di oggi (non che abbia chissà che età). Io prima di avere rapporti mi sono sempre tutelata per non trovarmi in certe situazioni! Prima la testa e poi il resto…! Se non si vuole rischiare, se quella sera non puoi, non muore nessuno. Anch’io ho fatto il mio percorso, mi sono laureata, ma se fosse arrivato un bambino mi sarei assunta le mie responsabilità. Abortire ti distrugge psicologicamente, e se hai un pò di buon senso capisci che ci vogliono anni per riprendersi. Beatrice”.

Un invito alla precauzione

Lo rivolgiamo a giudici, magistrati, organismi amministrativi… che, sopratutto negli ultimi tempi, sono intervenuti in tematiche scientifiche e riguardanti la vita; il “caso Stamina” dovrebbe essere un insegnamento per tutti!

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