Roma. «Chierichetti del Papa», accuse e smentite

Il portavoce vaticano Burke: «Francesco non ha incontrato nessuno». La diocesi di Como: «Il sacerdote ritenuto idoneo».

Piovono smentite sul nuovo presunto scandalo delle molestie sessuali in Vaticano. Oltre a quelle già contenute nel servizio della trasmissione Le Iene, da un lato c’è il tweet del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Greg Burke: «Falsità sui chierichetti in Vaticano: il Papa non ha mai ricevuto presunta vittima, né alcun testimone ». Dall’altra la nota della diocesi di Como, che ricorda come le accuse nei confronti del seminarista presunto mo-lestatore, ora sacerdote, siano «già state oggetto di accertamento da parte delle competenti sedi ecclesiastiche» ed evidentemente ritenute infondate.

Il tutto nasce da alcune ‘rivelazioni’ contenute nell’ultimo libro del giornalista Gianluigi Nuzzi, secondo cui vi sarebbero stati casi di abusi sessuali tra i cosiddetti ‘chierichetti del Papa’, cioè tra quei ministranti che studiano nel Preseminario ‘San Pio X’ (ospitato in Vaticano), i quali servono a Messa durante le celebrazioni del Pontefice. A rincarare la dose è arrivato poi un servizio de Le Iene, trasmesso domenica sera, in cui la vicenda viene ripercorsa attraverso il racconto di un sedicente testimone (il polacco Kamil Tadeusz Jarzembowski) e della presunta vittima (di cui non si svela però l’identità).

Quest’ultimo racconta le ripetute violenze subite a partire da quando aveva 13 anni e fino ai 18 e punta il dito contro un compagno più grande, all’epoca seminarista («che godeva della fiducia del rettore», ragion per cui incuteva timore nei più piccoli, il che sarebbe stato anche il motivo della mancata denuncia), oggi sacerdote. Anche del presunto molestatore non si fa il nome, ma si offrono le coordinate per individuarlo, dicendo che appartiene all’Opera don Folci e che svolge il suo ministero nella diocesi di Como. E infatti, la ‘Iena’ Gaetano Pegoraro lo raggiunge e, pur non mostrandone il volto, cerca inutilmente di intervistarlo.

Altre smentite arrivano dal rettore del San Pio X dell’epoca, monsignor Enrico Radice («sono tutte falsità»), oggi anch’egli impegnato in altri incarichi, mentre si trincera sostanzialmente in un no comment e in una frase sibillina («aiutateli quei ragazzi ») il padre spirituale al quale il testimone Kamil afferma di aver raccontato la vicenda e che in seguito a questo, secondo Le Iene, sarebbe stato allontanato dal Preseminario. Nuzzi in un tweet aveva a sua volta aggiunto che il Papa avrebbe incontrato testimone e vittima. Prontamente smentito da Burke. Ed è proprio questa smentita, su un particolare di non poco rilievo della storia, che non può non far interrogare sul livello di credibilità dell’intera vicenda. Per la stessa ragione è importante anche la nota della diocesi di Como, dove si legge: «La Diocesi, in base agli elementi in suo possesso, si attiene alla correttezza dell’iter di valutazione dell’idoneità al sacerdozio del suddetto seminarista, il quale ha compiuto a Roma il proprio percorso formativo, valutato positivamente dalle autorità a questo preposte.

Le accuse mosse sono già state oggetto di accertamento da parte delle competenti sedi ecclesiastiche: i Superiori canonici hanno osservato e valutato la persona e la sua condotta. Il Vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, preso atto dell’esito di predetta indagine, di tutte le valutazioni sulla personalità e sul cammino vocazionale del seminarista e, dopo aver ritualmente compiuto quanto di propria spettanza, ha ordinato presbitero questo giovane».

Avvenire.it, 14 novembre 2017

 

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