CHIESA – C’era una volta la confessione. Tra fughe e ritorni, il volto di una sacramento in continua evoluzione

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CHIESA – C’era una volta la confessione. Tra fughe e ritorni, il volto di una sacramento in continua evoluzione

Non si può dire sia in forma smagliante, ma la sua è probabilmente una crisi di crescita. La pensa così il vaticanista Aldo Maria Valli, secondo il quale, nonostante le apparenze, la confessione “è tutt’altro che morta”. Riproposta con decisione da Papa Francesco come via di salvezza e di incontro con la misericordia del Padre, è divenuta più “consapevole” e il suo successo (o fallimento) è giocato in buona parte sulla qualità del confessore

Meno quantità ma più qualità, meno routine e più consapevolezza. Certamente non un sacramento in via di estinzione. A delineare lo stato di salute della confessione (detta anche sacramento della penitenza, del perdono, della riconciliazione, della conversione) è il vaticanista del Tg1 Aldo Maria Valli che ha appena dato alle stampe, per i tipi di Ancora, “C’era una volta la confessione”, sottotitolo “Inchiesta su un sacramento in crisi”. Nella sua indagine sul campo, l’autore ha raccolto testimonianze di confessori (ed è interessante la loro diversità di impostazione e punti di vista) e di penitenti di ogni età.

“La confessione – assicura – sta cambiando forma, come del resto ha sempre  fatto nei secoli. Vive nella storia e rispecchia la varietà delle situazioni umane, la sensibilità e le contraddizioni delle persone. Sta attraversando una crisi di crescita, ma c’è ancora”. Sicuramente “non è in via di estinzione”.

Nodo problematico e luogo di errori, peccati, pentimenti è la famiglia. Per questo c’è attesa per l’esortazione apostolica post- sinodale “Amoris laetitia”. Effetto Bergoglio? In parte sì ma a fare la differenza è la figura del confessore.  LEGGI

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