DALLA PACE UNIVERSALE ALLA PACE QUOTIDIANA

Il mese di gennaio è incominciato riflettendo sulla pace che nei giorni scorsi è stata turbata dagli orrori di Parigi. La prima “Pillola di saggezza” del 2015 ha proposto alcune considerazioni sul tema che Papa Francesco ha proposto per la 48° Giornata Mondiale della Pace: “Non più schiavi ma fratelli”. Oggi, vogliamo continuare la riflessione sul tema della pace essendo un valore fondamentale per ogni Paese ma anche per ogni comunità; da quella famigliare a quella societaria, impegnando in prima persona ogni uomo.

Lo facciamo poiché lo scenario mondiale è alquanto preoccupante dato 1che è in corso come affermò papa Francesco il 18 agosto “una guerra mondiale a pezzi” che risucchia l’11,3% del Pil mondiale. Dall’Africa al Medio Oriente, dall’America Latina all’Asia, la guerra dilaga coinvolgendo molti Paesi: Messico, Mali, Guatemala, Columbia, Nigeria, Libia, Ucraina, Siria, Afghanistan, Filippine Pakistan, Iraq, Somalia, Sudan, Centrafrica, Israele e Palestina…. Un altro dato preoccupante è che pur essendo a cento anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale che provocò sedici milioni di vittime, si ha l’impressione che l’umanità non abbia imparato nulla da quell’immane tragedia.

Il futuro mondiale, dunque, è a rischio e la Chiesa Cattolica più volte ha evidenziato questo pericolo certa che l’ itinerario della pace è un percorso pedagogico che ha per fondamento un dono divino affidato agli uomini, come ricordava D. Bonhoeffer: “Non bastano programmi secolari, occorre l’accoglienza della pace instaurata nella storia da Cristo” (Etica, Queriniana, Brescia 1995, pg. 88).

Per quanto riguarda la posizione della Chiesa, un punto di riferimento fondamentale, accanto ai documenti conciliari, agli interventi dei Pontefici e alla Nota pastorale della Commissione Giustizia e Pace della Cei “Educare alla pace” (1998), è I’enciclica “Pacem in terris” di san Giovanni XXIII promulgata l’11 aprile 1963 a poche settimane dalla sua morte.

Nel pieno della “guerra fredda” in Europa, della crisi dei missili a Cuba* che rischiava di provocare una terza guerra nucleare e in un mondo diviso tra capitalismo e socialismo, I’enciclica fu rivolta non unicamente 1ai cristiani ma a “tutti gli uomini di buona volontà”. “Cerchino, tutte le nazioni, tutte le comunità politiche, il dialogo, il negoziato” scriveva papa Roncalli. Evidenziava, come premessa essenziale per la pace, “la centralità della persona” che postulava il rispetto della sua dignità, della sua inviolabilità e dei suoi inalienabili diritti e la tipologia di rapporti che dovevano stabilirsi tra i singoli e i poteri pubblici nelle comunità politiche. Indicava, inoltre, nella “verità” accolta come trasparente ricerca del bene comune, nella “giustizia” da attuare mediante reciproci diritti e doveri, nella “solidarietà” interpretata come sviluppo della dignità umana e nella “libertà” che richiede I’assunzione di responsabilità, i quattro pilastri fondamentali per costruire la pace. Nell’enciclica sono rappresentate tre posizioni che favoriscono la pace:  il disamo, la distinzione tra errore ed errante, la necessità di non identificarsi in sistemi filosofici solitamente rigidi e immutabili e nei movimenti storici che ad essi si richiamano, essendo per natura, soggetti a mutamenti anche profondi.

Il completamento di questo testo di san Giovanni XXIII lo troviamo nella “Populorum progressio” del beato Paolo VI quando afferma: “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”.

 La pace rappresenta per tutti un valore fondante ma da concretizzarsi nella quotidianità per evitare il rischio che già il profeta Geremia lamentava: “Tutti parlano di pace, ma pace non c’è” (Ger. 6, 14). Di conseguenza, tutti noi, dobbiamo operare per la sua crescita e per la sua stabilizzazione.

La pace è presente nella famiglia dove regna la capacità di perdonare, non esiste nel condominio dove alcune riunioni sembrano essere la “guerra di tutti contro tutti”, fiorisce nel quartiere dove insieme si ricercano soluzioni ai problemi comuni, e, in ospedale, quando per il bene del malato  si opera con  interdisciplinarietà superando le divisioni tra specializzazioni, reparti e servizi.

Il valore della pace, indica una realtà desiderabile che, quando è presente nella persona o in un progetto, li rende degni di stima e di 1apprezzamento. Essendo ideale, il valore si pone sempre oltre il comportamento abituale dell’individuo e, affinchè guidi la sua condotta, occorre interiorizzarlo, cioè integrarlo e farlo proprio. In caso contrario, tra valore proclamato e comportamento vi è contraddizione. È ciò che accade, ad esempio, quando da un lato si proclama l’essenzialità del dialogo, elemento importante per la pace e, dall’altro, ci si mostra incapaci di considerare le opinioni altrui, oppure quando si espongono le bandiere, si partecipa ai cortei ma ci si rivela inadeguati nell’impostare relazioni giuste creando divisioni, suscitando odio, spandendo maldicenza, sfruttando gli altri per fini individualistici.

La pace, non è un’idea astratta o una norma da utilizzare in modo strumentale nel rapporto tra gli uomini come avveniva nel passato, dove 1l’ “eirène” del mondo greco indicava la sospensione temporanea della guerra imposta dagli dei o, la “pax romana” che era unicamente un atto giuridico che formalizzava la fine delle ostilità fra vincitori e vinti. La pace è un dono prezioso e un compito faticoso che i cristiani sanno che il Signore Gesù ha affidato ai suoi discepoli. Nasce da un atteggiamento interiore che pone Dio come “padre” di tutti e creatore dell’universo ed imita la capacità di amore e di perdono dimostrata da Cristo, soprattutto durante la passione e la morte. E secondo le beatitudini, la ricompensa è grande: I’operatore di pace sarà “chiamato figlio di Dio” (Mt. 5,9).

 Chi opera per la pace ama particolarmente la vita poichè ogni atto contrario alla vita, in particolare I’aborto, mette in pericolo la pace. La 1beata madre Teresa di Calcutta, nel ricevere il Premio Nobel per la Pace (1979), ebbe il coraggio di affermare di fronte ai responsabili delle comunità politiche mondiali: “Finché ci saranno madri che distruggeranno la vita del bambino che hanno in seno, la via dell’assassinio, della guerra e della distruzione resterà sempre aperta. Se una madre uccide il figlio che ha in seno, può succedere qualsiasi altro crimine” E san Giovanni Paolo II aggiunse: “L aborto è il principio che mette in pericolo la pace del mondo… Non può esserci pace autentica senza rispetto della vita, specie se innocente ed indifesa qual è quella dei bambini non ancora nati” (23 maggio 2003).

Tutti, dunque, dobbiamo operare per la pace, trasformandoci come ripeteva san Francesco d’Assisi in “strumenti della pace del Signore”. Questo impegno va assunto nei parlamenti, nei partiti, nei sindacati, nelle chiese, negli ospedali e nelle famiglie.- L’urgenza di una profonda e radicale conversione alla ricerca sincera della pace emerge in tutta la sua forza di imperativo morale.

*Alcune navi sovietiche si dirigevano, cariche di missili, verso Cuba e il presidente americano J.F. Kennedy non avrebbe mai permesso che le coste americane fossero sotto il tiro delle testate russe perciò aveva minacciato di intercettare i convogli.

Comments are closed.