DALLA “UNIONI CIVILI” AL “MATRIMONIO OMOSESSUALE” IL PASSO E’ BREVE (2)

Nella scorsa “Pillola di saggezza” abbiamo posto l’attenzione alle “unioni civili”; oggi esamineremo l’anomalia delle “unioni omosessuali”.

DUE DOVEROSE PREMESSE

Prima

Quando trattiamo tematiche riguardanti l’omosessualità è sempre doveroso richiamare “il massimo rispetto” che dobbiamo a queste persone come  ricordano vari documenti del Magistero della Chiesa Cattolica. “Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali sono state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e  di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni” (Congregazione per la Dottrina della Fede,  Cura pastorale delle persone omosessuali, 1986, 10).

Ma, accanto al rispetto, vogliamo chiaramente affermare, che quello  espresso in questa “Pillola di saggezza”, è un chiaro rifiuto nei confronti della legalizzazione delle  unioni omosessuali come pure della possibilità di adottare dei figli.

Seconda

Accanto al rispetto, una drammatica realtà ci spaventa: quello che è avvenuto in alcuni Paesi, dalla Francia di Hollande alla Gran Bretagna di Camerum, dalla Germania della Merkel agli Stati Uniti di Obama e da ultimo nell’Irlanda di Kenny, cioè le nozze gay, occupano sempre maggiore importanza nelle agende politiche. Anche in Argentina, Belgio, Canada, Danimarca, Islanda, Norvegia, Olanda, Spagna, Portogallo, Sudafrica, Svezia, queste coppie sono state legalizzate. E, l’Italia, fatica a non farsi infettare da questa “contagiosa epidemia” che ha come virus nel nostro Paese il “Disegno di Legge Cirinnà” che come affermò l’onorevole Scalfarotto: “L’unione civile non è un matrimonio più basso, ma la stessa cosa. Con un altro nome per una questione di realpolitik” (La Repubblica 16 ottobre 2014).

ANOMALIA LEGISLATIVA E UMANA

Il possibile riconoscimento giuridico delle coppie di persone omosessuali con la conseguente facoltà di adozione di bambini è un’anomalia  che ci preoccupa non solo a livello cristiano ma anche umano poiché, ancora una volta, è stravolta sia una costante dei nostri costumi difesi anche dalla nostra Costituzione, ma soprattutto la stessa natura umana. La diversità sessuale, uomo e donna, dimostra che “nessuna persona”, uomo o donna, possiede in sé “tutto l’umano”, presente, nella sua completezza, unicamente nell’unione maschile e femminile. Di conseguenza: “E doveroso opporsi in forma chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi così gravemente ingiuste e, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo. In questa materia ognuno può rivendicare il diritto all’obiezione di coscienza” (Congregazione per la Dottrina della Fede, (Considerazioni circa i progetti di riconoscimento  legale delle unioni tra persone omosessuali, 2003, n. 7.)

 Una precisazione: alcuni sostengono che nella nostra Costituzione non si parli di matrimonio tra uomo e donna ma solo di “famiglia naturale”. E’ vero che negli articoli 29,30,31 riguardanti la famiglia si usa il termine “famiglia naturale” ma ritengo, anzi sono certo, che i Padri Costituenti si riferissero alla famiglia formata da un uomo e una donna. Non è stato specificato per un motivo così spiegato da G. Ferrara: “Per i costituenti non c’era niente da  specificare,  l’indifferenza  di genere avrebbe portato chi la sosteneva verso la fine degli anni Quaranta direttamente in manicomio. La famiglia naturale è ciò che  alIora si riconosceva come evidenza del reale” (Il Foglio, 27 maggio 2015).

NON “DISCRIMINAZIONE” MA “PROIBIZIONE”

Alcuni si chiedono: “Se un uomo e una donna possono unirsi di fatto e ottenere determinati diritti (se per caso fosse approvato il Disegno di Legge “Cirinnà” a favore delle unioni civili), perché gli stessi diritti non dovrebbero spettare all’unione di due uomini o di due donne? Proibire ciò non è discriminare gli individui in base alle loro tendenze sessuali?”.

“No”, essendo diverso il “discriminare” dal “proibire”! E’ la stessa proibizione che viene posta in essere, ad esempio, nei confronti della poligamia.

Nessuno intende negare “diritti individuali” alle persone omosessuali, anzi se non ne godono alcuni fondamentali è doveroso riconoscerli. Ma, unicamente, “diritti chiaramente individuali” e non quelli derivanti dalla condizione matrimoniale. Gli uomini e le donne omosessuali, posseggono la libertà di scegliere la convivenza, e non potrebbe essere che così, ma da questa non possono trarre i diritti conseguenti al matrimonio.  E poiché oggi questa situazione di libertà è già presente nella nostra società, è incomprensibile la richiesta di altre normative.

Oggi, non ci troviamo di fronte alle situazioni che caratterizzarono le cosiddette “battaglie per i diritti civili” dal divorzio all’aborto, comportamenti che erano proibiti dalla legge; l’unione privata di persone omosessuale non è vietata o perseguita legalmente.

Coloro che promuovono il riconoscimento delle unioni omosessuali sono le stesse lobby che negli anni 60’ del XX secolo decretarono la “fine del matrimonio” e denigravano la famiglia come “struttura borghese” e predicavano il “libero amore”. Oggi, questi ambienti, chiedono che “tutto” diventi “famiglia” e “matrimonio”.

ESITI DEVASTANTI PER LA SOCIETA’

Il riconoscimento delle unioni omosessuali avrebbe esiti devastanti per la nostra società e per le future generazioni come l’ebbero il divorzio e l’aborto, poichè la visione che sottostà a questa richiesta è quella di diffondere nella società e nel contesto educativo l’idea della “normalità” dei disordini nella sfera sessuale come pure la libertà di poter concepire figli in ogni modo (procreazione medicalmente assistita, uteri in affitto…), distruggendo definitivamente i pochi valori che ancora possediamo. Non credo sia necessario essere cristiano per “vedere” e “toccare” tutti i giorni questa realtà!

La finalità della campagna mediatica e ideologica che vari gruppi e lobby stanno conducendo (anche a favore del Disegno di Legge “Cirinnà) ha come obiettivo la “parificazione culturale di ogni tipo di unione affettiva” elevando l’omosessualità a modello societario e di costume.

DANNI “ANTROPOLOGICI” E “PSICOLOGICI” PER I FIGLI DELLE COPPIE OMOSESSUALI

E’ opportuno riservare anche una riflessione sui gravi danni antropologici e psicologici che rischiano nella crescita i figli di coppie omosessuali.

Un recente studio “Più a rischio suicidio e malattie” di M. Regnerus, sociologo dell’Università del Texas, pubblicato sulla rivista “Social Science Reserach” che riporta i risultati di una ricerca sui “figli delle coppie omosessuali”, è alquanto allarmante.

Alcuni dati:

–   Il 12% dei figli delle coppie omosessuali pensa al suicidio contro il 5% dei figli delle coppie eterosessuali;

–   il 40% dei figli delle coppie omosessuali è più propenso al tradimento contro il 13% dei figli delle coppie eterosessuali;

–   il 28% dei figli delle coppie omosessuali sono disoccupati contro l’ 8% dei figli delle coppie eterosessuali;

–   il 19% dei figli delle coppie omosessuali ricorre alla psicoterapia contro l’ 8% dei figli delle coppie eterosessuali;

–   il 40% dei figli delle coppie omosessuali contrae patologie trasmissibili sessualmente contro l’8% dei figli delle coppie eterosessuali;

Lo studio di Regnerus fu giudicata: “la ricerca scientifica più ampia e più dettagliata a livello internazionale”. Anche il “New York Times” evidenziò positivamente la ricerca in base alle valutazioni di diciotto esperti e docenti universitari che l’hanno definita “attendibile” e “rigorosa”.

I drammi psicologici dei figli delle coppie omosessuali sono riportati anche nel libro: “La famiglia. Il genoma che fa vivere la società” (ed. Rubettino 2013) del sociologo Pier Paolo Donati (nella foto) docente di sociologia all’università di Bologna e già presidente dell’Associazione italiana di sociologia. In un’intervista al quotidiano Avvenire, alla domanda: “Riguardo ai figli delle coppie gay ci sono dati precisi?”, Donati rispose: “Da indagini effettuate su alcune migliaia di  adulti  cresciuti  in  coppie  omosessuali  in  Paesi  dove  queste  sono  realtà assodate, risultano dati molto negativi: hanno una percentuale tre volte superiori di propensione al suicidio; una propensione tre volte superiore di tradimento del partner; una percentuale cinque volte superiore di disoccupazione, ricorrono tre volte di più a terapie psicologiche”. Allora il giornalista continuò: “Tutto documentato?”. Il sociologo: “Non solo è documentato, ma è il frutto di indagini condotte su campioni vasti da ricercatori che sono partiti dall’intento di dimostrare l’omogeneità fra le varie forme di famiglia, ma che si sono trovati con risultati di segno opposto. Insomma, non è un giudizio morale ma una presa d’atto” (9.2.2013)

CONCLUSIONE

Lasciamo le conclusioni ad un testo della nota scrittrice Oriana Fallaci (che si è sempre dichiarata atea). E’ del 2004 ma è molto attuale: “In una società, in qualsiasi angolo della Terra, in qualsiasi Paese, esclusa la Spagna di Zapatero, il matrimonio è I’unione di un uomo e di una donna. (…) Non capisco perché in una società dove tutti possono convivere liberamente cioè senza dar scandalo o essere considerati reprobi, gli omosessuali sentano I’ improvviso e acuto bisogno di sposarsi. (…) Spero che sia un’isteria temporanea un capriccio alla moda, una forma di esibizionismo o di conformismo, perché, se non lo è, si tratta d’una provocazione legata alla pretesa di adottare i bambini e sovvertire il concetto biologico di famiglia. Insomma un’intimidazione”.

Poi continua: “Le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare le parole ‘genitori’ e ‘coniugi’. .Lo Stato non può consegnare un bambino, cioè una creatura indifesa e ignara, a genitori coi quali egli vivrà credendo che si nasce da due babbi o da due mamme e non da un babbo e da una mamma. E a chi ricatta con la storia dei bambini senza cibo e senza casa rispondo: un bambino non è un cane o un gatto da nutrire e basta, alloggiare e basta. E’ un essere umano, un cittadino, con diritti inalienabili. Ben più inalienabili dei diritti o presunti diritti di due omosessuali con smanie materne o paterne” (L’Apocalisse, Rizzoli, Milano 2004, pp. 222-224).


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