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Tempi.it, 14 luglio 2017

Date retta a Palenzona sul biofuel. È il vero Piano Marshall per l’Africa

«Si creerebbero migliaia e migliaia di posti di lavoro in aree marginali e predesertiche e si darebbe una risposta “in loco” ai disperati dei naufragi».

 Come si diceva al tempo in cui tutti dicevano “cioè” e “nella misura in cui” (anni Settanta), propongo di guardare “a monte” di tre grandi questioni, problemi, emergenze, che peraltro c’entrano più con il mare e le pianure che non con le vette alpine. Boris ha appreso da Fabrizio Palenzona, mente rarissima e cuore spropositato di (non) banchiere-camionista, una storia esemplare da lui raccontata a Libero. Essa deve uscire dai giornali con gambe forti. Deve sfondare suggestioni e riflessioni per diventare iniziativa politica italiana, europea, da G7, da G20. Giulio Andreotti non aveva visioni rivoluzionarie, ma la sua lezione di statista è coincisa con l’umiltà dello studio di procedure e della loro paziente applicazione. Sarebbe il caso che si imparasse quest’arte da lui prima che sia troppo tardi.

La storia è questa. L’ingegner Guido Ghisolfi, scomparso due anni fa, ragionava da ingegnere e intuiva da profeta. «Il petrolio è biomassa che noi estraiamo dal sottosuolo dopo milioni di anni. La sua combustione crea molti problemi all’equilibrio ecologico del pianeta. Non è più sostenibile. Se noi, invece, usassimo la biomassa non alimentare per fare quello che facciamo col petrolio, l’equilibrio ambientale sarebbe assicurato. Bisogna farcela». Non il mais, usare il quale per creare benzina, è un insulto alla polenta (scherzo) ma soprattutto al sentimento dell’essere che alberga in noi a riguardo di ciò che dà pane ed è sacro. Trovò ostacoli a non finire. Infine, dopo la sua morte, la fabbrica innovativa funziona a Crescentino, in provincia di Vercelli.

Da Crescentino al Sahara
In che senso parla a tre emergenze? 1) Quella energetica, in senso economico; 2) quella ecologica, anche nel senso della difesa della bellezza. Le pale eoliche e il fotovoltaico saranno anche a zero emissioni di Co2 ma uccidono il panorama del nostro paese: seminare centinaia di migliaia di ettari oggi incolti e con la crescita di boschi non coltivati con arundo o simili (le canne dei fossi, per intendersi) sarebbe produttivo in tutti i sensi; 3) immigrazione da fame e disperazione dall’Africa. Questo è il punto che è necessario spiegare meglio. Ci sono territori del Nord Africa o a ridosso del Sahara, nel Sahel e nel pre-Sahel (la brousse stopposa), che potrebbero essere un serbatoio di queste energie nuove, nelle aree marginali del nord Africa, nelle zone prossime al Sahel e ormai abbandonate dai nomadi perché neppure il miglio e il sorgo vi crescono, per produrre bioetanolo o altro combustibile?

Annota Palenzona: «Nella catena del valore del petrolio si ha una incidenza del lavoro umano pressoché insignificante, qualche punto percentuale. Nella produzione di biofuel, invece, è come minimo del 40 per cento. Si creerebbero così migliaia e migliaia di posti di lavoro in aree marginali e predesertiche, si contribuirebbe a ricostruire un microclima più favorevole contro la progressiva desertificazione e si darebbe una risposta “in loco” ai disperati dei naufragi programmati recuperando un ruolo attivo, serio, strategico dell’Italia nel Mediterraneo».

Non è un’idea: funziona
Berlusconi parla di “Piano Marshall” per l’Africa. La settimana prossima ad Amburgo, nella riunione dei ministri delle Finanze, si discute di investimenti per l’Africa. E la Germania ha preparato un interessante capitolo sul tema del sostegno a nuove iniziative per le tecnologie e le energie innovative. Che Padoan si attrezzi! Fornisco anche il link (http://www.bundesfinanzministerium.de/Content/EN/Standardartikel/Topics/Featured/G20/2017-03-30-g20-compact-with-africa.html) semmai qualche deputato o senatore invece di lanciare proclami volesse studiare. Contiene anche il “Piano Marshall” tedesco per l’Africa, voluto fortemente da Angela Merkel e Wolfgang Schäuble. Si chiama “Compact With Africa”, e mira ad aumentare gli investimenti privati nel continente africano nei settori infrastrutture, energie alternative, trasporti e agroalimentare. È finanziato con il contributo di Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, nonché dalla Commissione Europea tramite il piano Juncker. Padoan, forza. Minniti, spingi. Brunetta, questa è roba tua, ma dovrebbe essere affare di tutti. Esagero nel credere come Palenzona a questa idea rivoluzionaria? Non è un’idea: funziona. È sufficiente recarsi alla Biochemtex di Crescentino per verificarlo. Vieni e vedi, diceva un tizio in Palestina duemila anni fa.

Renato Farina

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