DOBBIAMO ARRENDERCI DI FRONTE AL FENOMENO DROGA ? (2). Ipotesi di legalizzazione

DOBBIAMO ARRENDERCI AL FENOMENO DROGA ?(2).

Di fronte al Disegno di Legge presentato dal senatore B. Della Vedova che vorrebbe consentire la “legalizzazione della marijuna e della cannabilis”, come affermato nella scorsa “Pillola di saggezza”, vogliamo nel mese di ottobre conoscere e riflettere su questo drammatico fenomeno societario.

3. CLASSIFICAZIONI

ALCUNI TERMINI

*Consumatore. Chi fa esperienza di droghe in modo saltuario e ha la possibilità di smettere senza conseguenze.

*Drogato. Chi usa stupefacenti in modo non regolare.

*Tossicodipendente. Chi abitualmente fa uso di droga e ha raggiunto un grado tale d’intossicazione da non poterne più fare a meno e per procurarsela ricorre ad attività delinquenziali o a sua volta si fa spacciatore.

*Tossicomane. E’ chi rivolge ormai tutto il suo tempo e la sua vita alla ricerca di droghe che con il passare del tempo producono effetti deleteri sulla sua salute. Mentre il tossicodipendente, pur con difficoltà, mantiene ancor una serie d’interessi e di legami con gli altri, il tossicomane è completamente prigioniero della droga e questa diviene l’unico modo per affrontare la realtà.

ALCUNE DROGHE

Sono riconosciute circa settecento sostanze e ne sorgono sempre di nuove. Appena una molecola viene “tabellata”, ossia resa illegale, ne viene prodotta una nuova. Noi fermeremo l’attenzione sulle più consumate. Ogni droga agisce da eccitatore o da depressore a secondo della modalità di assunzione, della quantità e della personalità del consumatore. Ogni droga  solitamente agisce sul cervello aumentando la quantità di “dopamina” e la sensazione di piacere intenso, producendo  dipendenza e condizioni di degenerazione.

Alcune tipologie di droghe.

*Anfetamine. Tolgono il senso di fame, di sete e di stanchezza.

*Cannabis. E’ la droga più prodotta e venduta nel mondo. E’ estratta da una pianta originaria dell’Asia Meridionale e comporta per il consumatore alterazioni cerebrali, influenza il comportamento trasformando le percezioni, provoca la perdita del controllo di sé, rallenta i riflessi, altera la concentrazione. A lungo termine provoca anche gravi turbe psichiche. L’uso è del 21,43% sul totale delle droghe. Il 3,7% di europei trai 15 e i 34 anni la consumano regolarmente, oltre 3milioni di adulti.

*Crack. Ricavato tramite processi chimici dalla cocaina produce elevata dipendenza e rapida assuefazione psicologica e fisica. E’ uno stimolante che disinibendo i principali centri di controllo del sistema nervoso centrale, scatena stati di eccitazione e di euforia o di agitazione e di depressione. Un consumo continuato e prolungato porta all’alienazione  con sintomi simili alla schizofrenia o a stati paranoici accompagnati da deliri e da allucinazioni. (Uso: 2,8%).

*Cocaina. Il 6% della popolazione europea ha affermato di aver provato la cocaina almeno una volta nella vita. La cocaina è uno stupefacente che agisce sul sistema nervoso centrale producendo sensazioni di soddisfazioni e di appagamento, eliminando il senso di fatica e offrendo un diffuso benessere. Le crisi d’astinenza provocano invece particolare irritabilità, sindromi depressive, stati d’ansia, insonnia e paranoia. (Uso: 2,01%)

*Ecstasy. Derivante dalla metanfetamina si pone al secondo posto dopo la cannabis. E’ una droga di “nuova generazione”, una sostanza sintetica psicoattiva, utilizzata  prevalentemente dai giovani nei locali notturni e nei rave party per rimanere svegli più a lungo possibile e accrescere la propria sensualità e il senso d’intimità. L’ecstasy provoca oltre che una dipendenza psichica e fisica, turbe, alterazioni della memoria e atteggiamenti violenti.

*Eroina. Deriva dalla morfina, è una componente dell’oppio ed è un forte sedativo che fa svanire provvisoriamente ogni sensazione di dolore facendo sperimentare dimensioni di momentaneo benessere, di piacere e di rilassamento. Provoca, però, numerose complicazioni. E’ considerata una delle droghe più dannose, soprattutto se consumata per via endovenosa accrescendo il rischio delle infezioni da HIV e il virus dell’epatite B e C.

*Fenciclidina. E’ stimolante e allucinogena. Può essere iniettata o spruzzata.

*G.B.C. E’ nota come droga dello stupro. Liquida, si aggiunge ai drink aumentando il desiderio sessuale.

*L.S.D. Abbreviazione del vocabolo tedesco “lysergsaurediethylamid”, è una sostanza chimica con un potente potere allucinogeno. Si assume leccando francobolli o cartoncini. Provoca alterazioni nella percezione sensoriale, distorsione della realtà e allucinazioni. L’uso di L.S.D. interferisce con le normali funzioni cerebrali, quindi può determinare acuti e improvvisi attacchi di panico e danni psicologici permanenti e irreversibili.

*Morfina. E’ un derivato dell’oppio ed è utilizzata prevalentemente in medicina. Deprime il sistema nervoso centrale, crea dipendenza, causa una potentissima azione analgesica e la depressione della respirazione.

*Triptamine. Noto come Zoom o Shtp è un allucinogeno che crea confusione nel pensiero.

Da questa sintetica descrizione, tutti dovremmo convenire che i “piaceri” provocati dall’assunzione delle varie tipologie di droghe  sono illusori e gli effetti negativi fatali e distruttivi con accentuate conseguenze personali e sociali.

4. I DANNI DELLA DROGA

Il fenomeno è inquietante avendo l’abuso di droghe effetti altamente rilevanti sullo stile di vita della persona, della famiglia e della società. Le conseguenze delle droghe sono sempre negative per la salute psico-fisica delle persone, intaccano inoltre i nuclei famigliari, come pure contribuiscono a elevati indici di avvicendamento sul lavoro, a cali nella produttività e alla diminuzione della sicurezza. Aumenta, infine, la violenza e gli incidenti automobilistici. Possediamo anche una vasta documentazione riguardante il rapporto fra “uso di droghe” e “suicidio” molto più elevato nei tossicomani. Non possiamo tralasciare, da ultimo, la pericolosità della droga per la vita prenatale. L’esposizione dell’utero a sostanze stupefacenti potrebbe danneggiare direttamente o indirettamente la salute e il benessere del feto, provocando un maggior numero di aborti spontanei, di parti prematuri, di nascita di neonati a basso peso e affetti da  sindromi di astinenza neonatale.

 5. IPOTESI DI LEGALIZZAZIONE  

Ben consapevoli che le leggi da sole non eliminano il malessere esistenziale, e di conseguenza il fenomeno della tossicodipendenza, e che la repressione dei fornitori è insufficiente, le autorità che dovrebbero vegliare sul “bene comune”, hanno il dovere di proibire ciò che danneggia la vita e la dignità delle persone più fragili, perché come ricordato P. Ricci Sindoni, presidente dell’Associazione Scienza & Vita: “uno Stato che rende lecito un comportamento dannoso non fa il bene dei propri cittadini e di questo se ne deve assumere la responsabilità” (16 luglio 2015).

Fino al 1990, il sistema giuridico in vigore in Italia, prevedeva la “non punibilità” della detenzione e dell’uso personale di una “modica quantità” di sostanze tossiche. Queste politiche hanno prodotto conseguenze devastanti; non hanno ridotto il traffico illegale gestito dalla criminalità organizzata, hanno accresciuto la capillarizzazione dello spaccio come è avvenuto in altri Paesi, hanno indotto le istituzioni e la società ad una sostanziale rinuncia nel combattere l’uso personale delle sostanze stupefacenti e hanno formulato un surrettizio e tacito “diritto a drogarsi”.

Nel 1990, il DPR n. 309 del 31 ottobre, costituì una svolta alla logica permissiva e del disimpegno che durava da troppi anni. Nei confronti dell’assuntore di droghe, la legge stabilì il chiaro “principio della punibilità” sia per la detenzione che per il consumo, modificando il sistema giuridico in vigore. Evitava l’applicazione della sanzione il tossicodipendente che accettava di intraprendere un percorso di disintossicazione. Gli obiettivi principali del DPR erano, accanto alla lotta al narcotraffico, la prevenzione e il recupero dei tossicodipendenti.

Il 21 febbraio 2006 fu approvata la Legge 49 di conversione del Decreto Legge 272/2005 che rinnovò profondamente il DPR n. 309/1990. Il punto di forza della legge definita anche “Fini-Giovanardi” fu l’equiparazione tra droghe “leggere” e droghe “pesanti”, sotto l’aspetto della pericolosità e delle sanzioni. Detenere, cedere o consumare tali sostanze, non importava in quale quantità, erano comportamenti puniti dalla legge. In particolare, la persona, si trasformava in spacciatore rischiando pene da uno a venti anni di carcere, secondo la gravità. Il consumatore poteva anche essere punito con sanzioni amministrative (ritiro della patente, del porto d’armi, del permesso di soggiorno…) revocabili unicamente se l’interessato accettava di sottoporsi a programmi terapeutici di recupero. Questa legge ben rilevò che una società che non rispetti norme di civile convivenza o che relativizzi i valori crea un clima favorevole alla diffusione della tossicodipendenza, infatti più la droga è disponibile più se ne abusa. Questo concetto fu affermato anche da san Giovanni Paolo II nell’incontro con la Comunità terapeutica di san Crispino di Viterbo: “ ‘La droga non si vince con la droga’. La droga è un male, e al male non si addicono cedimenti. Le legalizzazioni anche parziali, oltre che essere quanto meno discutibili in rapporto all’indole della legge, non sortiscono gli effetti che si erano prefisse. Un’esperienza ormai comune ne offre la conferma” (9 settembre 1995).

Questi passaggi legislativi evidenziano il dibattito tra “proibizionismo” e “anti-proibizionismo” indicando due opposte idee di libertà. Il secondo caso, cioè  “l’anti-probizionismo”, era un’autorizzazione a divenire schiavi di  sostanze tossiche e autodistruttive mediante il messaggio: “in fondo drogarsi non fa così male”, oppure: “drogatevi pure, poi ci sarà qualcuno che si prenderà cura di voi”. In alcuni casi si è giunti anche a distribuire gratuitamente le siringhe presso locali frequentati da giovani. Pur essendo la finalità quella di prevenire il contagio, il messaggio lanciato era alquanto ambiguo.

Ma la triste storia non si conclude qui. Eccoci da capo con la proposta di un Disegno di Legge presentato dal senatore B. Della Vedova!

 UNA TESTIMONIANZA

 “Nella vita di chiunque c’è un momento nero. C’è un passaggio così  stretto che sembra impossibile da attraversare. Nelle vite dei ragazzi giovani e giovanissimi quel momento arriva con molta facilità, a volte per motivi piccoli che solo tanti anni dopo, a guardarli, si capisce bene che in fin dei conti erano dei non-problemi. Però a 16 anni, a 20, è più difficile capirlo. E se mentre sei abbattuto, disperato, depresso (fosse anche per un non-problema) arriva nelle tue giornate quel veleno che si chiama droga, il rischio di rimanere in trappola diventa enorme. Nel giro di una sola serata, di una sola pasticca, di una sola volta, ti puoi ritrovare in quello che banalmente viene definito spesso ‘tunnel’ e non sapere più come uscirne. Oppure, se la sorte decide il peggio, puoi morire per quell’unica volta in cui hai pensato ‘ma sì, proviamo!’. Forse è andata così per Gianluca, il ragazzo che si è buttato giù dalla finestra della Questura a Milano, magari è proprio questa la parabola discendente di Lamberto, morto in discoteca a 16 anni. Io lo so fin troppo bene che può capitare, perché è capitato a me: una mezza pastiglia di ecstasy, 15 anni fa, e ci ho rimesso il fegato. Respiro ancora perché morì in un incidente stradale una ragazza giovane come me, diventata la mia seconda possibilità. Oggi 32 anni e zero certezze ma due cose le so: vivrò il resto dei miei giorni in salita e se tornassi indietro butterei via quella mezza pastiglia” (G. Benusiglio, Basta una debolezza e da quella trappola non si esce più, Corriere della Sera, 21 luglio 2015, pg. 18).

(Fine seconda parte)

 

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