INTERVISTA – Le nuove facce dell’usura: aspetti sistemici e globali

L’usura è un fenomeno complesso e diversificato.

Intervista al sociologo Maurizio Fiasco, della Consulta nazionale antiusura.

Maurizio Fiasco: “Il mercato del denaro illegale dell’usura si è fortemente esteso, di pari passo con il procedere della crisi. Riguarda le famiglie – a rischio sono circa un milione e mezzo in Italia – che tecnicamente sono in insolvenza, in sovraindebitamento, in fallimento economico, e quindi escluse dalla possibilità di ricorrere al credito legale, ma anche moltissime imprese, quelle in cui il patrimonio della famiglia coincide con il patrimonio delle imprese, ma anche piccole imprese che si trovano in una crisi di liquidità che si rovescia poi in una crisi del conto economico. Oggi, l’usura non è l’usuraio nel vicolo: l’usuraio è anche quello, ma è anche l’usura dei colletti bianchi, cioè l’usura insediata nel sistema finanziario-creditizio, ovviamente nelle parti malate di questo sistema. E quindi, c’è una devianza dall’alto: è una forma di criminalità economica – quindi, criminalità d’impresa – che danneggia volta per volta sia protagonisti importanti dell’economia reale, quella che dà posti di lavoro e crea bene comune, sia le singole famiglie. C’è un’usura sui poveri, c’è un’usura sulla classe media, c’è un’usura sulla piccola impresa e c’è un’usura di Stati sugli Stati attraverso un sistema bancario che ha smesso di affidarsi all’economia reale e ha preso a giocare d’azzardo sulla speculazione finanziaria. Spesso, molti imprenditori sono stati costretti a sottoscrivere prodotti di finanza derivata se volevano avere il fido ordinario che serviva loro per l’attività economica, e qualcosa del genere è stato proposto anche alle famiglie. Poi, c’è il volgare, violento, squallido usuraio della porta accanto, del vicolo, del mercato rionale nel nostro Sud, ma questo fenomeno si è trasferito anche nel Centronord del Paese, laddove pure le precedenti recessioni, le precedenti crisi degli anni Novanta o degli inizi del secolo, avevano lasciato indenne il tessuto economico imprenditoriale e familiare”. LEGGI3

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