LETTERE AL DIRETTORE DI AVVENIRE – “La buona fatica per riabilitare un figlio e il pizzo che lo Stato pretende”

Caro direttore,
in questa Italia in cui, mentre il mondo brucia, un Parlamento composto da eletti strapagati è bloccato da mesi sulla questione dei “nuovi diritti”, mi sembra opportuno non perdere di vista la realtà vera, quella delle persone che hanno quasi esclusivamente dei doveri e che, stranamente, scompaiono non solo dalle slide multicolori, ma anche dalle cronache dei giornali più impegnati. Le spiego.
Nostro figlio è (purtroppo) sotto legge 104. Di conseguenza lo portiamo tre volte a settimana presso un centro specializzato a Roma per la riabilitazione del caso. I costi, se uno detrae la miseria di assegno legato alla Legge 104, sono pressoché totalmente a nostro carico; se siamo fortunati entreremo in convenzione con la Regione Lazio fra un paio d’anni (soliti motivi: non ci sono i soldi, liste d’attesa…).
Sabato mattina della passata settimana ci presentiamo per la solita seduta e, al momento del pagamento, ci viene spiegato che la Manovra 2016 ha imposto a tutte le cooperative, anche a quelle che – come nel nostro caso – erogano prestazioni sanitarie, un’aliquota del 5% sui prezzi praticati. In concreto venerdì sera siamo andati a dormire e sabato mattina, quando ci siamo svegliati, abbiamo trovato una nuova “aliquota”, fresca fresca, servita a colazione. Il punto è questo: dato che – dopo aver pagato tutte le tasse ordinarie (ci mancherebbe altro) – paghiamo la riabilitazione di nostro figlio di tasca nostra, non riusciamo a capire la finalità di questa ulteriore “aliquota”, in quanto veniamo tassati su di un servizio che lo Stato non solo non ci fornisce, ma che, ad andar bene, forse ci fornirà tra due anni. E allora siamo sinceri: il nome giusto non è “aliquota” bensì “pizzo”, oppure “tangente” imposta da uno Stato allo sfascio perfino sulla pelle dei disabili. Ma tanto ormai il futuro è arcobaleno. Un caro saluto.
Fabio Faggioli, Roma

LA RISPOSTA DEL DIRETTORE

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