30 agosto 2025  

Prossimo aggiornamento settimanale, il 211°, SABATO 6 settembre 2025

Viviamo il nuovo anno sociale sulla “barca” di Gesù

Sta riprendendo un nuovo anno sociale. Ciò ci avverte da una parte che il tempo trascorre velocemente e dall’altra ci invita a ripensare al significato della nostra vita per comprendere sempre meglio qual è la meta del nostro cammino e il senso delle nostre azioni in questo viaggio. Dalle risposte che forniremo dipende la gioia o la tristezza del nostro vivere e di ogni nostra giornata.

Ma, per rispondere a questi interrogativi, è indispensabile oltrepassare l’ambito delle conoscenze umane, non essendo nessuna filosofia né alcuna dottrina in grado di replicare compiutamente. Questa realtà fu intuita da tutti i grandi pensatori della storia. Già Platone affermava che «se gli uomini dovessero abbandonarsi ad attraversare il mare della vita con i loro semplici ragionamenti, sarebbero come gente che si trova su una zattera senza consistenza, sbattuta dalle onde».

Miti e proclami falliti

I miti, i modelli e le utopie che negli ultimi decenni hanno tentato di assicurare la felicità sono naufragati, creando un clima di generale smarrimento e di insicurezza collettiva. Un’incertezza che si esprime nella paura per il futuro dell’umanità. Ad esempio, le cinquantasei guerre in corso nel mondo che coinvolgono novantadue Paesi dai più piccoli ai più grandi, ad esempio quella russa-ucraina o nella striscia di Gaza, ci hanno mostrato che possediamo i mezzi che potrebbero ridurre al limite la sopravvivenza sulla terra se fossero utilizzate armi nucleari.

La medicina e la scienza che avevano promesso di dominare tutte le malattie, di alleggerire molto la sofferenza e di allontanare anche la morte, hanno mantenuto le promesse solo in parte facendoci trovare impreparati di fronte a patologie impreviste come la pandemia di alcuni anni fa.

I valori etici e morali sono stati relativizzati per cui ci meravigliamo ad esempio del fenomeno della droga, ancora in crescita, ma sosteniamo un ampio permissivismo che trova, ad esempio, nei cannabis shop un punto di riferimento per adolescenti e giovani.

Ci preoccupiamo di tutelare gli animali e, contemporaneamente, permettiamo la morte di migliaia di bambini al giorno con l’aborto, e con l’anno 2025  abbiamo già raggiunto a livello mondiale la cifra di 44.386.445. Un numero consultabile sul sito Woridomer dove è presente un contatore delle statistiche più importanti della società, dalla cultura all’ economica e, anche, sugli aborti.

I “paladini della morte” capeggiati dall’Associazione Luca Coscioni si stanno impegnando per depenalizzare il “suicidio assistito” togliendo ogni minima tutela costituzionale alla vita terminale soprattutto alle persone deboli e vulnerabili. Non illudiamoci; questi non faranno un passo indietro nei loro progetti mortiferi!

E che dire della “teoria del gender” che ha preso di mira anche la scuola con decine di progetti nei vari istituti di ogni ordine e grado, mettendo a rischio il benessere di centinaia di bambini, ragazzi, adolescenti e giovani?

Per questo serve una barca più solida di una zattera per attraversare il mare della vita in questo anno sociale.

 La barca c’è e si chiama Gesù Cristo

Il cristiano questa barca la possediamo: è Gesù Cristo che rivela il significato, la grandezza e il valore dell’esistenza. Gesù, il figlio di Dio, mostra chi è Dio; infatti, «Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato» (Gv 1, 18), e indica il destino che attende l’uomo.

E Lui continuamente cerca ogni persona per comunicargli il Suo messaggio e per ridare significato ad una vita spesso delusa, sbigottita e stanca.

Ebbene, la relazione con Dio è l’istanza fondamentale, e assolutamente irrinunciabile, per ogni essere umano. «Ci hai creati per Te, o Signore, e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Te», amava ripetere sant’Agostino. E, F. Dostoevskij, gli fece eco affermando che «il senso più profondo dell’esistenza umana consiste nell’inchinarsi di fronte all’infinitamente grande».

Con questa certezza tutto acquista senso: i giorni, i mesi, gli anni che passano e, di conseguenza, nasce il desiderio di impegnarsi a non sciupare nessun momento della vita.

Ognuno ben sa che il suo cammino si interromperà, anche se ignora quando e come. Ciò ci deve spronare a “vivere bene il presente” lasciando perdere le cose futili e le distrazioni dell’esteriorità, superando sia la nostalgia per un passato ormai alle spalle che genera, spesso, lamento ed inerzia, sia l’essere troppo protesi verso quel futuro che, per ora, è solo un sogno troppo avanti a noi. Ammonisce san Paolo: «Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi, profittando del tempo presente» (Ef 5, 15-16). E ancora l’apostolo: «Non stancandoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo, mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti» (Gal 6, 9-10).

Programmare saggiamente l’anno sociale 2025/26 significa ricordare che: «Ogni mattina è una giornata intera che riceviamo dalle mani di Dio. Dio ci dà una giornata da Lui stesso preparata per noi. Non vi è nulla di troppo e nulla di “non abbastanza”, nulla di indifferente e nulla di inutile. È un capolavoro di giornata che viene a chiederci di essere vissuto. Noi la guardiamo come una pagina d’agenda, segnata d’una cifra e d’un mese. La trattiamo alla leggera come un foglio di carta. Se potessimo frugare il mondo e vedere questo giorno elaborarsi e nascere dal fondo dei secoli, comprenderemmo il valore di un solo giorno umano» (Autore anonimo).

Anche Dio ci augura un buon anno sociale accompagnato dalla Sua benedizione.

Don Gian Maria Comolli

L’inverno demografico italiano: il problema dei problemi

Discutere su ogni tentativo di ripresa del nostro Paese scordando la gravità del problema demografico è, come afferma il Vangelo, voler costruire una casa poggiata sulla sabbia, e il Signore Gesù  ammonisce: “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande”. Ebbene, se non si mobilitano le energie migliori per infondere fiducia nei cittadini, soprattutto i giovani, a investire a favore della ricchezza maggiore, vale a dire Ia vita, la società italiana è destinata a un veloce e inesorabile declino nel giro di pochi decenni essendo impossibile un futuro sostenibile. Affermò papa Benedetto XVI: “Il confronto con I’Impero Romano al tramonto s’impone: esso funzionava ancora come grande cornice storica, ma in pratica viveva già di quei modelli che dovevano dissolverlo; aveva esaurito la sua energia vitale” (Senza radici, Mondadori). Pure l’economista e sociologo francese A. Sauvy (1898-1990), Premio Nobel per l’Economia 1987, notò che la disfatta dell’Impero Romano fu dovuta anche alla riduzione della sua popolazione che in due secoli diminuì del 50%. Un insegnamento storico da non scordare, essendo anni che i dati prevedono panorami futuri tragici, disastrosi e catastrofici, ma i politici di tutti i partiti hanno sempre guardato unicamente “alle prossime elezioni”, essendo incapaci di intuire che cosa il futuro riserverà; di conseguenza, “il problema dei problemi” è stato ignorato, sottovalutato e minimizzato. Affermazioni catastrofiste? Dall’esame della tematica non direi; il problema c’è ed è preoccupante!

I figli ieri e oggi

In un tempo lontano i figli significavano “ricchezza”: c’erano tante bocche da sfamare, questo sì, però una volta cresciuti erano “redditi” per la famiglia. Oggi, invece, varie coppie per motivazioni psicologiche, sociali ed economiche, temendo il futuro e l’imprevedibile che accompagna questi decenni di difficoltosa congiuntura economica temono nel generare un figlio.

Obiettivamente, dobbiamo riconoscere la presenza, in varie situazioni, di problemi concreti: entrambi i coniugi lavorano per far fronte al vertiginoso incremento del costo della vita o agli impegni assunti in passato. A volte le donne, inoltre, temono di subire penalizzazioni negli ambiti lavorativi a seguito di una maternità. Un’altra motivazione riguarda il fatto che “i figli costano”, scordando proposte educative al sacrificio, alla sobrietà e alla rinuncia al superfluo. Se ci guardassimo attorno attentamente, scopriremmo degli splendidi esempi di nuclei familiari numerosi, non particolarmente benestanti, ma ricchi di gioia, di entusiasmo e di progetti per il futuro. Tuttavia, dobbiamo realisticamente ammettere che generare dei figli in Italia può esporre la famiglia al rischio povertà, infatti una famiglia su quattro con tre o più figli vive nella “ristrettezza economica”.

Infine, altri elementi che hanno contribuito al calo delle nascite sono l’aborto, l’uso e l’abuso della contraccezione, la promozione della sessualità fluida, la notevole diminuzione dei matrimoni e l’esponenziale incremento delle separazioni e dei divorzi sempre più semplificati da ambigue normative.

Mai così male

Nel 2024 si è toccato con meno di 400 mila il “minimo storico” di nascite dagli anni della Prima Guerra Mondiale con 20 mila in meno rispetto al 2023 che già aveva avuto una diminuzione di 6mila bebè rispetto al 2022. Un numero che impressiona maggiormente se lo confrontiamo con il 1964 quando nacquero oltre il doppio dei bambini.

Il tasso di fertilità, cioè il numero medio di figli per nucleo familiare, nel nostro Paese è dell’ 1,3 mentre dovrebbe essere di 2,1 per consentire un equilibrio generazionale. E l’eta media del primo parto è di 32 anni. In rapporto alle nazioni occidentali il nostro Paese ha la fecondità più bassa. Inoltre, nel 2024 “l’indice di vecchiaia”, cioè il rapporto percentuale tra le persone ultrasettantacinquenni e gli adolescenti con meno di quindici anni, ha superato il 120%.

Si comprende la gravità del dato esaminando i risultati dei censimenti degli ultimi decenni: la percentuale del rapporto nel 1951 era del 40%, nel 2001 del 80%, nel 2021 del 91% e prossimamente (molto probabilmente 2026) si giungerà al 104%.

Mentre il secolo XX fu caratterizzato dal “baby boom” nonostante la recessione economica degli anni ’30 e la Seconda Guerra Mondiale, il XXI sarà distinto dell’invecchiamento della popolazione poiché lo standard prevalente delle famiglie è il “figlio unico”.

La catastrofe del “figlio unico” e i danni della denatalità

Con il “figlio unico”, sarà catastrofe poiché la maggioranza delle famiglie non riuscirà a soddisfare i bisogni che sorgeranno nella stessa; pensiamo, ad esempio, alla gestione dei genitori anziani nelle famiglie mono nucleali. Anche l’attuale sistema sanitario “universalistico”, non reggerà di fronte alle richieste della popolazione anziana, maggiormente soggetta alle malattie e, in molti casi, affetta da polipatologie cronico-degenerative, bisognosa di farmaci, d’indagini diagnostiche e di ricoveri ospedalieri frequenti. E, il sistema previdenziale, potrebbe trasformarsi in un miraggio non potendo sostenere una “folla” di pensionati.

Alcuni danni della denatalità.

Diminuzione del PIL accompagnato da un insostenibile incremento dei costi fissi societari, dalla sanità alla previdenza. Riduzione della produttività; di conseguenza meno giovani entrano nel mercato del lavoro. Ridimensionamento del risparmio dovendo le famiglie affrontare costi maggiori anche a seguito di continui incrementi delle imposte.

Ebbene la denatalità sta all’origine dell’attuale crisi economica; “senza generare figli” si vive, ma si modifica il ciclo economico; diminuirà la ricchezza ed aumenteranno unicamente i costi. E, più trascorre il tempo, maggiormente sono compromesse le possibilità di compensare con nuove nascite l’emorragia della popolazione. Dunque, non siamo solo in ritardo, ma in ritardissimo!

Un altro dato da non tralasciare riguarda i residenti nel nostro Paese: 60milioni e 391mila al 1 gennaio 2024 (55milioni e 175mila italiani e 5milioni e 234mila stranieri), cioè oltre 90mila in meno rispetto all’anno precedente. Infine si è allungata l’aspettativa di vita: 80,8 per gli uomoni (+0,2 rispetto al 2017) e 85,2 per le donne (+0,3).

Mal comune non “mezzo gaudio”?

“L’inverno demografico” attanaglia anche la maggioranza dei Paesi del globo da quelli europei (Francia: 12mila in meno ogni anno da quattro; Spagna: nel 2024 sono nati 520mila bambini, un terzo in meno rispetto al 2008), al Nord America, dai Paesi del Golfo a quelli dell’Asia Pacifico. A sostenere alti i tassi di fecondità sono rimasti unicamente l’Africa e l’America del Sud. Pure la Cina sta vivendo un periodo negativo a seguito del “Programma di Controllo delle Nascite” imposto negli anni ’80 del XX secolo che obbligava il “figlio unico”. A livello planetario, uno studio pubblicato dalla rivista “The Lancet” nel novembre 2024, e firmato da quattro esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Bleard, Bormea, Suzman e Chatterji coordinatore dello studio), pronostica che gli anziani saranno nel 2026 oltre il 20% del totale della popolazione mondiale e a metà di questo secolo, circa 2 miliardi. Un dato non incoraggiante è pure la “demenza senile” che oggi affligge 44milioni di persone; nel 2050 ne colpirà 135milioni.

Nell’ultimo numero del 2024, sempre la rivista “The Lancet”, presentava una serie di approfondimenti demografici e sanitari mostrando l’evoluzione globale della popolazione mondiale dal 1950 al 2023 e concludeva affermando che alcune scelte politiche possono indurre modifiche anche in tempi relativamente brevi. L’esempio riportato è quello della Romania, dove N. Ceausescu nel 1966 varò una legge contro l’aborto e contemporaneamente cospicui investimenti a favore delle nascite. In un anno si registrò il 100% in più delle nascite rispetto al 1965.

Ideologie ambientaliste e ecologiste

A complicare la problematica demografica negli ultimi anni si sono aggiunte anche le deleterie ideologie ambientaliste e ecologiste che, tra l’altro, stanno trasmettendo l’orribile messaggio che “l’uomo è un pericolo per il pianeta e per l’ecologia”. Molti di questi fanatici si illudono di riequilibrare il pianeta con contraccettivi ed aborti adottando la “teoria” di T. R. Malthus (1766-1834) pubblicata nel 1798 nel saggio: “An essay of the principle of the population as it affects the future improvement of society” (Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società). Malthus, sosteneva che l’incremento demografico avrebbe generato nel mondo una povertà in crescita. Di conseguenza, l’esclusiva soluzione per contrastare l’impoverimento dell’umanità, doveva essere il controllo delle nascite. Ma, il malthusianesimo, come evidenziato da accreditati economisti da J. M. Keynes (1883-1946) al già citato R. Solow, è una teoria fallimentare, non essendoci sviluppo e ricchezza in assenza di un numero idoneo di popolazione, dal momento che natalità e sviluppo economico sono strettamente collegati. Si scorda che l’incremento demografico, ben gestito, è positivo come dimostrato dall’Onu nel “Rapporto Popolazione ed Ambiente” (2022). Si legge che nel XX secolo la popolazione mondiale si è incrementata di quattro volte, ma il PIL mondiale è accresciuto di ben quaranta volte. “Un figlio – ricorda il sito dell’Evento – non è un bene privato, ma un bene comune che genera futuro e speranza”.

Un chiaro invito alla politica a investire primariamente in questo settore.

Don Gian Maria Comolli

LA PAROLA DI DIO DI DOMENICA 

31  agosto 2025 – XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Lc.14, 1.7-14)

L’UMILTA’ 

Il brano di Vangelo di questa domenica racconta che Gesù entra in casa di un fariseo per pranzare e lì capita una scena di vanità e di esibizione: tutti vogliono i primi posti. Questa immagine si ripete anche nel nostro quotidiano:  arrivismi, lotte per i primi posti, guerre e litigi causati dall’orgoglio poiché a parole tutti ci riteniamo umili ma poi l’orgoglio spunta continuamente. Gesù mette in crisi questo atteggiamento chiedendosi: a che serve il primo posto quaggiù? Quante “borie” sono finite nel nulla ciò significa che il primo posto dobbiamo cercarlo davanti a Dio. Come? Rovesciando il comportamento umano poiché il più grande davanti a Dio è colui che si fa piccolo.

Cosa significa farsi umili?  Certamente non sotterrando i propri talenti o fuggendo dalle responsabilità o mostrando un viso mesto.

Farsi umili significa liberarsi dall’ansia di ogni stima umana e avere la serena coscienza che ciascuno è importante davanti a Dio per come agisce. Di conseguenza, l’umile, è sereno essendo libero. “Se non metterai il tuo io sotto i piedi, non sarai mai un uomo libero” amava ripetere san Giovanni XXIII e il santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, scriveva: “Ho ricevuto due lettere della stessa forza: in una si diceva che ero un gran santo, nell’altra che ero un ipocrita. La prima non mi aggiunge niente, la seconda non mi toglie niente: davanti a Dio si è quel che si è e nulla di più”. Farsi umili significa inoltre “servire” poiché agli occhi di Dio è grande chi serve, chi dona, chi si consuma, chi entra nel mistero dell’amore. Ebbene, l’umile è un instancabile servitore del prossimo essendo convinto che tutto ciò che possiede è dono di Dio e quindi ha fretta di donare, poiché ciò che non si dona va perduto.

Il brano di Vangelo si conclude con la richiesta di invitare a pranzo coloro che non possono contraccambiare poiché l’umile lavora, agisce, serve il prossimo, ma non aspetta ricompense essendo il servire, cioè la gratuità, già una ricompensa. Se tentassimo di vivere così avremmo un mondo di gente felice e una Chiesa più amabile e più attraente.

Scrisse Chesterton: “Se in vita io avessi una sola possibilità di predicare io predicherei contro l’orgoglio” poiché così la strada è aperta per l’incontro con Dio e per l’incontro con il prossimo.

Buona domenica

 

IL “CONTATORE” DEGLI ABORTI

Controlla in tempo reale il numero degli aborti nel mondo dal 1 gennaio 2025

Oggi siamo a 29.772.000

VERIFICA IL CONTATORE

Il libro della settimana 

A.Nobili, Oriana Fallaci. Aveva ragione la strega, Amazon, pp. 126, euro 11.50

Oriana, fragile nel corpo ma affilatissima nella mente, convoca un prete non per confessarsi ma per sfidare. Attraverso il dialogo con il sacerdote mette in scena se stessa. Scava nei ricordi, sfida i suoi errori, si scontra con le contraddizioni e inchioda il lettore davanti a una domanda spietata: puoi davvero sopportare la verità detta da una donna che non vuole piacerti? (APPROFONDISCI)

LA NOSTRA BIBLIOTECA

https://www.gianmariacomolli.it/category/libri/

 

Il film della settimana

IL GRANDE SILENZIO

Il regista Philip Gröning si reca alla Grande Chartreuse, un monastero immerso nelle profondità delle Alpi francesi. Per circa sei mesi, l’uomo si immerge nei rituali quotidiani, nelle preghiere e nei compiti eseguiti dai monaci Certosini.

I NOSTRI FILM

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LE DOMANDE AL DON (26)

Diagnosi pre-natale: l’esame da superare per nascere

Ho 30 anni e sono al quinto mese di gravidanza. Sono amareggiata perché alcune persone, pur non avendo nessun problema di salute, mi consigliano di sottopormi allo screening prenatale. Per quale ragione la maggioranza delle donne gravide ritengono questo un loro diritto? Non esistono chiare indicazioni per accedervi? Alcuni esami non sono rischiosi per il feto? Rosa.

LA RISPOSTA DEL DON

Lo screening prenatale permette la conoscenza tempestiva di eventuali anomalie del feto. La prassi medica lo consiglia alle gravide oltre i 35 anni di età, a coloro che provengono da famiglie con precedenti di alterazioni cromosomiche o genetiche, oppure a chi detiene indici di rischio elevato evidenziato dal duo-test o dal tri-test, o anomalie fetali riscontrate ecograficamente, oppure per la presenza di malattie infettive (citomegalovirus, parvovirus B19 …), o dopo aver generato figli con gravi patologie. «Al di fuori di queste indicazioni mediche», sottolinea il cardinale D. Tettamanzi, «il ricorso alla diagnosi non validamente motivato diventa almeno problematico sotto il profilo morale» (Nuova bioetica cristiana, Piemme, 305). Prosegui nella lettura della risposta

LE VARIE RISPOSTE DEL DON

 

PERCHE’ NON DIVENTI VOLONTARIO?

UN BREVE CORSO PER COMPRENDERE CHI E’ IL VOLONTARIO

Presentazione settimanale di un’associazione di volontariato

Associazione ALMN -Lotta contro le malattie mentali

L’Associazione per la Lotta contro le Malattie Mentali (ALMM) è stata fondata a Torino nel 1967 per combattere l’istituzione manicomiale e liberare gli internati costretti in condizioni di vita disumane. Con l’approvazione della legge 180 e la chiusura degli ospedali psichiatrici, il lavoro dell’Associazione si è focalizzato su coloro che patiscono un disagio psichico e sui loro famigliari, affinché ne sia garantita la dignità in quanto cittadini con pari diritti, la giusta collocazione nelle strutture di cura e sia dato loro un aiuto adeguato in un rapporto di dialogo e collaborazione con i servizi sanitari e le pubbliche amministrazioni.

PROGETTI

Attività ordinaria di accoglienza, ascolto e sostegno psicologico, orientamento e consulenza legale per la salute mentale dei cittadini. Lo spazio di accoglienza prevede l’Ascolto e la Consulenza Psicologica volta a promuovere azioni di prevenzione, informazione e accesso ai percorsi di cura e riabilitazione nella rete territoriale.

SEDE DELL’ASSOCIAZIONE

Via Vanchiglia, 3 Torino TO Piemonte 10124 – Tel. 011/835.264  – Email:  info@almm.it

PER CONOSCERE L’ASSOCIAZIONE

 

ALCUNE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO

 

ALCUNE FRASI PER LA RIFLESSIONE

IL “PROTETTORE” DEL BLOG

Il Protettore di questo blog è il BEATO GIUDICE ROSARIO LIVATINO assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990 che è stato non solo un “uomo pensante” ma anche un magistrato modello e una persona di grande e autentica fede: «Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili». Quindi. come affermò san Giovanni Paolo II un “martire della giustizia e indirettamente della fede”. Pur partecipando alla Messa ogni giorno, forse nessuno ha notato la sua azione religiosa ma l’effetto di quell’azione, cioè la testimonianza. Dunque una fede non da mostrare nelle forme ma da rendere leggibile nella testimonianza. E, ogni suo documento, al termine, era siglato con STD (SUB TUTELA DEI). Il mio auspicio è che anche i molti visitatori di questo blog, seguendo il suo esempio, si pongano “sub tutela Dei” e testimoni, anche con le argomentazioni da uomini pensanti, di principi e di valori fondamentali alla nostra società e alle future generazioni. GRAZIE.
Per conoscere il beato Livatino:

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-Un commento sul Giudice Livatino

 

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Evidenzio due situazioni: i sacerdoti e un prete mio caro amico che gestisce una comunità di persone fragili.

I sacerdoti

I sacerdoti sono un dono perché donano la loro vita agli altri. Dona anche tu. Il tuo bel gesto nei confronti dei sacerdoti è riconosciuto anche dal sistema fiscale. Una donazione, infatti, è deducibile dal reddito annuale se effettuata a favore dell’ICSC (Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero) attraverso: carta di creditoconto corrente postalebonifico bancario.
Per le donazioni tramite conto corrente postale o bonifico bancario usare la causale “erogazione liberale art. 46 L.222/85”. Le donazioni per i sacerdoti sono deducibili dal reddito annuale fino a un massimo di euro 1.032,91.
Un sacerdote vive con molto meno di quello che si crede. E fa molto di più.
Dal 1984 è stata soppressa la retribuzione statale ai sacerdoti e il loro sostentamento è affidato esclusivamente alla tua generosità. In Italia esistono più di 35.000 sacerdoti che donano la propria vita agli altri. Con ogni tua offerta puoi garantire a queste persone una dignitosa sussistenza e contribuire alle loro missioni quotidiane, sempre rivolte ai più sofferenti. Basta un piccolo contributo per dare sostegno a tanti.
Mentre le offerte che fai direttamente in chiesa aiutano esclusivamente il sacerdote della parrocchia, le donazioni presenti in questo sito sono ripartite equamente tra tutti i sacerdoti per assicurare loro una vita decorosa.

GUARDA IL VIDEO

Don Giusto Della Valle

Don Giusto Della Valle è un sacerdote, mio caro amico, della diocesi di Como e attualmente è il parroco di San Martino a Rebbio, un quartiere di Como. Oltre che essere parroco ospita circa 50 persone immigrate a cui fornisce vitto e alloggio. Per questo suo grande impegno è conosciuto e apprezzato in tutta la città. 

Una testimonianza

“Nell’estate 2017, in piena emergenza migranti, ho incontrato Don Giusto Della Valle, una persona eccezionale impegnata a togliere le sofferenze. Il dramma delle migrazioni mi ha da sempre angosciato e da tempo desideravo poter fare qualche cosa per loro. Con lui ho cercato un immobile da ristrutturare così da poter ospitare minori stranieri non accompagnati e l’abbiamo individuato a Rebbio (Como), in via Giussani 35. L’immobile apparteneva al “Collegio delle Missioni Africane” noto anche come “Missionari Comboniani” ed il ricavato della vendita serviva loro per sostenere l’ospedale da loro gestito di Mapuordit nel Sud Sudan, danneggiato alla guerra: una bellissima combinazione. Nel corso della progettazione del nuovo immobile la politica italiana sulla migrazione è cambiata e di conseguenza abbiamo riorientato il progetto verso i bisogni della comunità. La Casa oltre che ad essere aperta al quartiere e alla città dovrà essere un luogo d’educazione e integrazione ed potrà offrire un riparo ai minori non accompagnati, alle mamme in difficoltà con figli e ai piccoli di qualsiasi nazionalità, con attenzione particolare alle situazioni di maggiore fragilità. Un piano dell’immobile suddiviso in quattro appartamentini ed è a disposizione di nuclei familiari che vivono momenti di fragilità umana ed economica. Il cantiere di casa “Caracol” è terminato a fine 2019 e l’attività sociale gestita dalla parrocchia di Rebbio e da Symploké (nata dalla Caritas diocesana di Como) è iniziata nel corso della primavera 2020” (Carlo Crocco, Presidente della Fondazione MDM).

Un video

Como, il meraviglioso cuore di don Giusto fa innamorare i musicisti della Scala: concerto strepitoso per la solidarietà

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