8 febbraio 2025

(Prossimo aggiornamento sabato 15 febbraio 2025)

Cosa si attende da noi il sofferente? Compassione, consolazione e speranza

Celebreremo l’ 11 febbraio la “Giornata Mondiale del Malato”. quindi l’editoriale che propongo vuole rispondere all’interrogativo: “Cosa si attende da noi il sofferente?”, poiché assieme al desiderio di “essere curato” o riabilitato è presente l’esigenza di “essere preso in cura” da persone che lo accolgano, lo accompagnino e lo amino con compassione offrendogli consolazione e speranza.

Compassione

Cos’è la compassione? Quando si è compassionevoli? Chi è l’ “esempio” dell’autentica compassione?
Il vocabolo “compassione” deriva dal termine latino “compassio” (in inglese “to care”) ed esprime il comportamento sollecito e premuroso nei confronti del dolore altrui. Potremmo tradurlo anche in “soffrire con”, infatti, la compassione, non indica la presenza a fianco del malato per offrire consigli, suggerimenti o per esortarlo.
La compassione è «la capacità di sentire e soffrire con la persona ammalata, di sperimentare qualcosa della sua malattia, le sue paure, ansietà, tentazioni, i suoi assalti sull’intera persona, la perdita di libertà e di dignità e la sua assoluta vulnerabilità e le alienazioni che ogni malattia comporta» (E. D. Pellegrino, Ogni malato è mio fratello, in Dolentium hominum 7, pp. 60-61.). Di conseguenza, la compassione, è la disponibilità a sostenere il prossimo anche sacrificandosi per lui, come ammoniva il teologo H. Nouwen: «Nessuno può aiutare qualcun altro senza entrare con la sua persona nelle situazioni dolorose; senza assumere il rischio di soffrire, ferirsi o anche essere distrutto nell’operazione» (The wounded healer, Ny Doubleday, pg. 72).
L’ “Esempio per eccellenza” della compassione è “Dio” che inviò nel mondo il proprio Figlio, non per eliminare le afflizioni dell’uomo o per sanare tutte le fragilità, ma per “condividere” la condizione umana, farne esperienza, soffrirla con l’uomo fino alla morte (cfr.: Fil. 2,1-11). Anche il Signore Gesù ha vissuto l’esperienza intima della compassione, descritta dagli evangelisti mostrandoci i Suoi sentimenti. Inoltre, nel Vangelo, è presente il termine greco “splanchnizomai” cioé “provare qualcosa nelle proprie viscere” (cfr.: Mt. 9,36; 14,14; 15,32; Mc. 10,51; Lc. 7,13; 13,12; Gv. 11,36). Il vocabolo “splaghnòn” indica anche le interiora, le viscere…, e la Bibbia parla di “viscere di misericordia” di Dio. Anche oggi, nella lingua italiana, troviamo traccia di questa derivazione nel linguaggio embriologico (splancnopleura, plancnocranio…).
Ebbene, ciò avviene, mediante la nostra presenza perspicace e articolata come in ogni autentico rapporto di amicizia. Infatti, Il vero amico, è colui che afferma: «Anche se io non so cosa fare, tu puoi essere sicuro di una cosa: io sono con te. Ogni volta che tu avrai bisogno di qualcuno, non importa in quale momento o in quale luogo, tu puoi contare su di me». Ma, per raggiungere questo elevato obiettivo, dobbiamo ascoltare e comunicare che vogliamo ascoltare, cioè conoscere una storia, una persona.

Consolazione

Cosa significa “consolare”? «Il sostantivo “consolare” e il “verbo consolare” sono la traduzione italiana rispettivamente delle parole greche “paraclesis” e “parakaleo” che significa anche incoraggiare, esortare, confortare o procurare gioia a una persona che si trova in una situazione umana di tristezza, angoscia, desolazione. Non a caso nella plurisecolare tradizione della Chiesa “consolare gli afflitti” è sempre stata un’opera di misericordia suggerita a tutti i cristiani.
Un essenziale testo di riferimento è la seconda Lettera di san Paolo ai Corinzi. Esaminiamo alcuni passaggi. «Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione. Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale vi dà forza nel sopportare le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. La nostra speranza nei vostri riguardi è salda: sappiamo che, come siete partecipi delle sofferenze, così lo siete anche della consolazione» (1,3-7).
Nella Lettera è evidente che l’origine della consolazione è il Padre, ma dopo aver vissuto l’ esperienza della consolazione di Dio, anche noi diveniamo “collaboratori” della consolazione dell’Onnipotente. San Paolo, avendo vissuto molteplici afflizioni, ansie e preoccupazioni, afferma di essere beneficiario anche della consolazione di Dio, perciò è “abilitato da Dio” a consolare. Nel caso particolare, Tito era giunto in Macedonia da Corinto per annunciare all’ “Apostolo delle Genti” “buone notizie” sul successo della sua opera di correzione di quella comunità (cfr.: 2 Cor. 7.4,6), e ciò aveva procurato a Paolo gioia e conforto.
Pure noi, a seguito di esperienze di consolazione del Padre Celeste, possiamo con autorevolezza consolare come afferma Paolo commentando la visita di Tito (cfr. 2Cor. 7,4-7). E’ così che Dio si avvale di noi; ci offre l’esperienza di conforto nelle difficoltà per trasmettere ad altri lo stesso incoraggiamento. Le nostre parole ai sofferenti, allora, non saranno “banali consolazioni”, ma il frutto dell’esperienza “di afflitti e di consolati”. Ebbene, l’essere consolato e il consolare, vanno ricondotti alla “Grazia di Dio” operante in noi mediante Cristo che consolando a nome del Padre, si manifesta come il “Dio della consolazione”(Rm. 15,5); infatti con la sua risurrezione ha arrecato sollievo a tutti gli uomini!
Paolo, evidenzia quindi cos’è “la consolazione divina”. Lui, abbiamo affermato, fu consolato da Dio “essendo stato liberato”, cioè salvato da un minaccioso pericolo, e riferendosi alla comunità di Corinto parla del suo apostolato spesso intessuto di afflizioni e di sofferenze. La “consolazione divina” offre perciò forza d’animo, lucidità e totale consapevolezza nell’affrontare le varie situazioni dolorose dell’esistenza!
Ma, la consolazione che doniamo, deve essere congiunta a una “profonda comunione” con Cristo crocefisso e alla effettiva partecipazione alle Sue sofferenze. E’ la comunione autentica con il Signore Gesù che ci autorizza a consolare l’altro! Perciò non sono rilevanti le parole o le argomentazioni, ma appunto, la “comunione con il Maestro”. Ebbene, l’esperienza della consolazione necessita della preghiera e dell’invocazione; in quanto già soggetti della consolazione di Dio possiamo consolare gli altri! Chi ha vissuto periodi complessi, se ha fatto tesoro dell’esperienza della consolazione divina, è di enorme supporto al fratello nell’ invocare Dio “come consolatore”.

Speranza

Il malato implora, infine, speranza!
La “speranza cristiana” è “Ia certezza” che l’esistenza oltrepassa il contingente essendo in tensione verso I’Assoluto e, di conseguenza, è impossibile disgiungere “vita” e “speranza”. Libera I’uomo dall’angoscia e dalle disperazioni conseguenti alle delusioni dell’esistenza oltre che dalla sofferenza e dall’incapacità di cogliere la realtà nella sua bellezza e nella sua ricchezza. «La cristianità quando parla di “speranza” parla del futuro del mondo, dell’umanità, della natura nella cui storia è coinvolta» (J. Moltamann, La Chiesa nella forza dello Spirito, Queriniana, pg. 184). Allora, l’oggetto della speranza cristiana, è “I’escatologia” che si fonda sulla Paternità di Dio (cfr.: Ef. 2; 1 Cor. 1,9).
La “speranza cristiana” si concretizza anche “nelle relazioni” poiché ogni battezzato è “membro” del “Corpo di Cristo” che è la Chiesa. Quindi, in virtù di questi rapporti, evidenzia una linea di tendenza in cui i rapporti dialogico-relazionali possono conseguirla o disattenderla. Le relazioni, non inquadrate in questo orizzonte di speranza, entrano in contraddizione, si affievoliscono e generano conflitti come spesso avviene all’uomo post-moderno che, il più delle volte, è proteso alla ricerca dell’avere e alla rincorsa del successo.
La sollecitudine di chi accosta il sofferente è di essere messaggero della speranza cristiana tra i “dis-sperati”, rammentando che l’etimologia “dis-sperato” non è sinonimo di assenza di speranza ma di un alterato significato ad essa attribuito.
La “speranza cristiana” è “la tensione”, ricca di attesa nel futuro; “la fiducia” che il futuro si realizzerà; “la pazienza” e “la perseveranza” nell’attenderlo.
Tutto ciò, ovviamente, è un “dono di Dio”, essendo l’origine della speranza presso il Creatore, e pone le “fondamenta” sulla Sua fedeltà e nell’ “abbandono” nelle sue braccia di Padre. Possiamo quindi concludere affermando che il “traguardo” e il “punto di arrivo” della “speranza cristiana” è il Signore Gesù che “di nuovo verrà, nella gloria per giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine” (dal Credo Niceno-Costantinopolitano). Questo evento, consentirà ad ogni uomo, di accedere alla gloria di “figlio” accanto al Padre (cfr.: 1 Cor. 4,5).

Concludendo

Per il cristianesimo la sofferenza non è una benedizione e una predilezione ma neppure un castigo e una maledizione, essendoci una credenza in Dio che germoglia anche dal dolore. Questo significa che per il discepolo del Signore Gesù l’ incontro con il patire acquista un significato originale se sviluppa e intensifica il rapporto con il Padre che afferma: «La fede che preferisco è la speranza. La fede non mi stupisce (…). Ma la speranza, ecco quello che mi stupisce. E sperare è difficile. Quello che è facile è disperare, ed è la grande tentazione (…). Noi sotto I’influsso dello Spirito, aspettiamo la speranza promessa dallo Spirito» (CH. Peguy, Il mistero della seconda virtù, Jaka Book, pg. 161.).
La visione pessimistica e rassegnata della storia personale e societaria non è cristiana; è peculiare del “di-sperano”, ma con un’osservazione: «È proprio la speranza in Dio che ci fa soffrire per l’assurdità del dolore con cui non si può venire a patti; che rinnova in noi la fame di un significato, la sete di giustizia per tutti, per i vivi e per i morti, per coloro che sono stati e per coloro che verranno e impedisce che ci adattiamo e ci rassegniamo» (Sinodo Nazionale di Germania, Speranza. Una confessione di fede nel nostro tempo, Monaco 1988, pg. 440).

Don Gian Maria Comolli

(Del Materiale per questa Giornata lo trovate in fondo alla colonna)

EDITORIALI

IL VANGELO DELLA DOMENICA

V domenica per Annum – ANDARE OLTRE – (Lc. 5,1-11) 

(9 febbraio 2025) 

Chi di noi, fin da ragazzo, e ancor più da giovane, non ha sognato grandi traguardi nella vita? A volte traguardi che però sono rimasti solo sogni, perché impossibili o irraggiungibili. Ma guai, se la nostra esistenza non avesse sogni, sarebbe come un condannarsi a vivere alla giornata, senza mettere a frutto i molti doni che Dio, con generosità, ci ha donato per esprimere amore e servizio e suscitare il bene tra gli uomini.
Ma i veri sogni dell’uomo sono quelli che Dio ha fatto per noi e sono stupendi, se sappiano capirli e viverli. E, Gesù, manifesta i suoi disegni, a volte, proprio quando noi sperimentiamo tutta la nostra povertà come è successo a Pietro tornando quella notte da una pesca infruttuosa. A volte anche noi abbiamo la sensazione che, nonostante la fatica del lavoro, torniamo a barche vuote. E, allora il consiglio di Gesù di oggi: affidiamo a Lui la nostra vita a Chi ha tracciato dall’eternità la rotta stessa. Dio attende solo che gli affidiamo “il timone” per dirigere la rotta della nostra vita, non dove abbiamo sognato, ma dove Lui ha pensato e voluto.
Cari amici, andiamo oltre’ i pessimismi o le facili rese nel vedere la nostra barca tornare vuota, dopo una notte di pesca perché Cristo ci dice: “Prendete il largo” e “Andate oltre”!.

 

IL “CONTATORE” DEGLI ABORTI

Controlla in tempo reale il numero degli aborti nel mondo dal 1 gennaio 2025

Oggi siamo a 4.677.000

VERIFICA IL CONTATORE

 

LA “DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA”

L’obiettivo del libro non è solo quello di illustrare e attualizzare i temi e riflessioni intorno a molteplici argomenti, ma soprattutto quello di stimolare molti a “rimboccarsi le maniche” affinché ognuno possa offrire il proprio contributo alla costruzione di una società “alternativa”, dove Dio e la vita dell’uomo siano nuovamente rispettati, venerati e onorati.

CONOSCI IL TESTO

BREVI VIDEO RIGUARDANTI IL PRIMO CAPITOLO

 

BIOETICA

Le librerie espongono vari testi sui temi bioetici redatti da autorevoli studiosi. Abitualmente, però, si passa oltre valutandoli complessi e reputando gli argomenti rivolti agli “addetti ai lavori” (bioeticisti, ricercatori, scienziati…). Al contrario, il testo che vi presento, si propone di superare questo pregiudizio, narrando la bioetica con un linguaggio semplice e chiaro, pur conservando intatto il rigore scientifico.
Il libro, dopo aver posto le basi del discorso etico e bioetico, esaminerà i momenti fondamentali della vita, ponendo l’attenzione ad alcune problematiche esistenziali e sociali affinchè la vita umana sia rispettata in tutte le sue fasi dal concepimento alla morte naturale.

CONOSCI IL TESTO

ALCUNI VIDEO CON INTERVISTE A “TV PADRE PIO” SUGLI ARGOMENTI PRINCIPALI DELLA BIOETICA

UN LIBRO ALLA SETTIMANA

Fondazione Fratelli Tutti, Il vocabolario della fraternità. 365 parole per riscrivere la nostra umanità, ed. Rizzoli, pp. 400, Euro 14.00

365 parole “sgorgate dall’intelligenza del cuore”, come le definisce nella postfazione a questo libro il Cardinale Mauro Gambetti, scelte e riscritte da altrettanti autori, esponenti delle Istituzioni civili ed ecclesiastiche, credenti e atei, Premi Nobel, artisti, giornalisti, scrittori di spicco, rappresentanti delle imprese e del mondo del lavoro e giovani missionari digitali. Questo libro si pone “il compito di ispirare i lettori a un percorso di crescita interiore e a un’apertura verso la fraternità e tutto ciò che di buono e di umano esiste”. Una parola al giorno, per accompagnare un anno di riflessioni e riscoprire il valore di far parte di una comunità e la necessità di “essere umani” oggi. Insieme.

LA NOSTRA BIBLIOTECA

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UN FILM ALLA SETTIMANA

Il grande cocomero (1993)

Il film è ispirato all’esperienza di Marco Lombardo Radice, neuropsichiatra sperimentatore di terapie innovative nella cura dei disturbi psichici dei minori, mostra strategie e percorsi terapeutici fuori dagli schemi, basati soprattutto sul paziente ascolto delle necessità dei ragazzi e sulla compensazione delle loro carenze affettive.

I NOSTRI FILM

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11 febbraio 2025

XXXIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 

E’ una Giornata proclamata da San Giovanni Paolo II Il 13 maggio 1992 con queste finalità: “ha lo scopo manifesto di sensibilizzare il Popolo di Dio e, di conseguenza, le molteplici istituzioni sanitarie cattoliche e la stessa società civile, alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi; di aiutare chi è ammalato a valorizzare, sul piano umano e soprattutto su quello soprannaturale, la sofferenza; a coinvolgere in maniera particolare le diocesi, le comunità cristiane, le Famiglie religiose nella pastorale sanitaria; a favorire l’impegno sempre più prezioso del volontariato; a richiamare l’importanza della formazione spirituale e morale degli operatori sanitari e, infine, a far meglio comprendere l’importanza dell’assistenza religiosa agli infermi da parte dei sacerdoti diocesani e regolari, nonché di quanti vivono ed operano accanto a chi soffre”.

Messaggio di Papa Francesco: «La speranza non delude» (Rm 5,5) e ci rende forti nella tribolazione

Se il giuramento di Ippocrate vi impegna ad essere sempre servitori della vita, il Vangelo vi spinge oltre: ad amarla sempre e comunque soprattutto quando necessita di particolari attenzioni e cure” (Papa Francesco)

COMMENTO I°

COMMENTO II°

COMMENTO III°

COMMENTO IV°

CEI – Commento Teologico-Pastorale della Giornata

CEI – Scheda Liturgica

CEI – Preghiera per la Giornata Mondiale del Malato

TESTIMONIANZE

Un sacerdote

Una suora

Un fedele cristiano-laico

PRESENTI NELLA SOCIETA’ E NEL SOCIALE

San Giovanni Paolo II volle che questa Giornata prestasse attenzione anche alla Società Civile perchè prestasse una maggiore e qualificata assistenza al sofferente. Ma per operare accanto alla Società Civile serve conoscere. Ecco allora l’impegno di questo Blog ad evidenziare ogni settimana alcuni articoli che mostrino l’evolversi e le problematiche della Sanità (LEGGI). 

COMUNICAZIONE

Riprendo con questo sabato l’aggiornamento settimanale del blog “L’uomo pensante” dopo alcuni mesi di forzata inattività per problemi fisici e ambientali. In questi mesi ho sentito la vicinanza di molti che ringrazio e che mi hanno anche invitato a impegnarmi nuovamente in questo mio oneroso “hobby”. Dopo debita riflessione, ho accettato anche confortato dai numeri del “home pagina interna” che registra il numero di visite: dal 5 marzo 2018 ad oggi sono 4.830.050 con 8.668 pagine inserite. Molte o poche? Persone interessate o capitate lì per caso?… non lo so. Mi guida in questo nuovo sforzo l’invito di papa Benedetto XVI: “A voi, carissimi Sacerdoti, rinnovo l’invito a cogliere con saggezza le singolari opportunità offerte dalla moderna comunicazione. Il Signore vi renda annunciatori appassionati della buona novella anche nella nuova ‘agorà’ posta in essere dagli attuali mezzi di comunicazione” (24 gennaio 2010).

L’uomo pensante

Sarei quindi soddisfatto se questo blog che proporrà molteplici argomenti, richiamandosi non unicamente al Magistero della Chiesa Cattolica ma anche a documenti scientifici, alla storia, alla filosofia e alla ragione, agevolasse il visitatore nel trasformarsi in “uomo pensante”. Cioè riuscisse a “chiarirsi le idee”, ragionando con la propria testa, di fronte a fatti ed eventi che gli strumenti massmediatici, interessati preminentemente al “sensazionale”, offuscano nell’obiettività dell’annuncio e nei contenuti. Di conseguenza, il più delle volte, leggiamo o udiamo conclusioni scorrette e strumentali. La sfida quindi è di offrire uno strumento “di discernimento”, spostando l’attenzione dal “chiacchereccio”, dal “qualunquismo” e dal “populismo” all’ “essenziale”.

Gli argomenti

Ogni settimana, oltre un editoriale che tratterà una tematica di attualità, il blog svilupperà molteplici argomenti tra cui il Giubileo, la Dottrina Sociale della Chiesa, una Pillola di Saggezza (mensile)…, oltre che presentare un libro e un film. E, per aprirci a vari settori in modo pluralista, riporterà cento articoli di vari siti on line che solitamente non leggiamo.
A presto.
Don Gian Maria Comolli

4 gennaio 2025

Twitter di Papa Francesco

#Mentre celebriamo il Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza vorrei esortarvi a non perdere di vista il fine del vostro servizio: promuovere la vita, salvare la vita, difendere la vita sempre#  (9 febbraio 2025)

#Siate testimoni coraggiosi dell’amore di Dio Padre, che ci vuole fratelli tutti. E, insieme, camminiamo per costruire una nuova era di pace, di giustizia e di fraternità# (9 febbraio 2025)

#Vi chiedo di vigilare contro la tentazione di coltivare uno spirito di guerra; per non essere mai contaminati dal veleno della propaganda dell’odio, che divide il mondo in amici da difendere e nemici da combattere# (9 febbraio 2025)

RASSEGNA STAMPA SETTIMANALE ONLINE “CONTROCORRENTE”

(Gli articoli più significativi di alcuni giornali online ma poco conosciuti)

 

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Per papa Francesco bisogna mettere al centro della comunicazione il racconto delle storie di bene, vincendo la tentazione di coloro che tendono a dare spazio solo al male.

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