15 novembre 2025 

Prossimo aggiornamento settimanale, il 222°, SABATO  22 novembre 2025

EDITORIALE 

BUROCRAZIA: un tumore in metastasi della società italiana  

Il termine

La burocrazia è un termine che evoca sentimenti contrastanti. Da un lato, rappresenta l’organizzazione e l’ordine; dall’altro, è spesso sinonimo di rallentamenti e inefficienze. In un mondo in rapida evoluzione, i danni arrecati da un sistema burocratico rigido si fanno sempre più evidenti, influenzando non solo l’economia ma soprattutto la vita quotidiana dei cittadini e la loro visione di Stato.

Burocrazia e lavoro

Immaginiamo di voler avviare una piccola impresa. Dopo aver ideato un progetto promettente ci si imbatte in un labirinto di pratiche, permessi e normative. Ogni passaggio richiede tempo e documentazione e ciascun modulo è un ostacolo da superare. Questo processo, che dovrebbe stimolare l’imprenditorialità, diventa invece una fonte di frustrazione. Molti potenziali imprenditori si scoraggiano e rinunciano, perdendo occasioni preziose di innovazione e di crescita.

C’è poi il costo economico della burocrazia. Secondo diverse stime, le spese amministrative possono superare il 10% del PIL di un Paese. Questa cifra non comprende solo il tempo perso dai cittadini e dalle aziende, ma anche le risorse umane e finanziarie allocate a processi inutilmente complessi. La semplificazione delle procedure non è solo una questione di efficienza, ma un imperativo economico che potrebbe liberare capitali per investimenti più produttivi.

Burocrazia e cittadino

La burocrazia impatta a volte fortemente la vita di ogni singolo cittadino. Pensiamo, per esempio, all’accesso ai servizi pubblici. Quando una persona si trova ad affrontare una pratica sanitaria o un rimborso, spesso si scontra con lunghe attese, scartoffie e procedure complesse. L’inefficienza burocratica genera ansia e malcontento, trasformando l’interazione con le istituzioni in un percorso ad ostacoli. È paradossale che sistemi pensati per semplificare la vita possano, in realtà, complicarla fino ad uccidere. Potremmo evidenziare migliaia di casi. Tra i molti mi è venuto alla mente quello della piccola Francesca Pia, di cui vi racconteremo la storia essendo stata tra le “vittime” della burocrazia se non fosse intervenuta la determinazione di mamma Angela. Angela, 26 anni di Casal Velino, al quinto mese di gravidanza, soffriva dolorosi mal di  testa; la diagnosi è drammatica: tumore al cervello. Doveva essere operata d’urgenza,  oppure sottoporsi a trattamenti di chemioterapia e, di conseguenza, interrompere la gravidanza. Immediatamente la giovane donna affermò: “No, non se ne parla. Preferisco morire”. Scrisse pure a Papa Francesco: “Non si può chiedere a una madre di salvarsi ammazzando sua figlia”. Angela, non si arrese al destino, e dopo alcune ricerche scoprì l’esistenza di un robot, il “cyberknife” che eseguiva interventi di radiochirurgia. Questa metodologia, già utilizzata in varie nazioni, non avrebbe causato danni al feto. Il “cyberknife” è guidato da un computer in grado di orientare alte dosi di radiazioni in modo mirato. Ma, per inspiegabili motivazioni burocratiche, il macchinario, già collaudato era in possesso di varie strutture sanitarie italiane ma non avevano l’autorizzazione per utilizzarlo. La burocrazia si era impantana nelle secche dell’indolenza! Angela, quindi decise di farsi operare ad Atene, dove l’intervento riuscì perfettamente e la piccola Francesca Pia nacque nei tempi stabiliti per merito di una mamma davvero coraggiosa. Quella di Angela fu una vicenda che terminò positivamente ma quanti  altri sofferenti sono quotidianamente schiavi di questo “squallido malcostume”?

Ce lo ricorda M. Melazzini, primario oncologo, malato di SLA, e presidente dell’AISLA (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica) che nel testo  “Malati inguaribili, persone da curare. Con 100 domande a Mario Melazzini e l’appello dei malati di SLA” (Ares, Milano) afferma: “la vita per molti fragili è come una patente a punti: se perdi qualche funzione, ti scalano i primi punti. A un certo punto, se perdi molte funzioni, finisci il credito e ti tolgono la patente di persona” (pg. 54).
Ogni giorno molti, molti, molti malati e disabili, devono quasi implorare di poter “essere liberi di vivere”. Pensiamo, ad esempio come già accennato, all’enorme iter burocratico, il più delle volte disumano, da percorrere per usufruire d’interventi essenziali e vitali. Il sofferente grave chiede di “essere libero di vivere”, e tutti, in teoria, siamo d’accordo; ma chi lo assiste, chi lo porta in giro, chi lo sostiene economicamente…? Attualmente, in Italia, nonostante le tutele Costituzionali e molteplici leggi, centinaia di malati e di disabili devono implorare di poter “essere liberi di vivere”, non essendo adeguatamente sorretti dallo Stato e dalla società civile ed essendo spesso “ostaggi” della burocrazia.

Burocrazia e rigidità culturale

Infine la burocrazia alimenta una cultura della rigidità. Le regole vengono interpretate in modo letterale e qualsiasi deviazione viene punita. Questo approccio non favorisce la creatività e l’adattamento, qualità essenziali in un periodo di cambiamento costante. Le organizzazioni, sia pubbliche che private, tendono a diventare macchine pesanti, incapaci di rispondere alle esigenze del mercato e della società.
I danni della burocrazia sono tangibili e insidiosi: rallentando il progresso, ostacolano l’innovazione e impoveriscono la vita quotidiana dei cittadini. È giunto il momento di affrontare questa sfida con determinazione, investendo in un futuro che privilegi la semplicità e l’efficacia, affinché burocrazia non significhi più inutili complicazioni ma, al contrario, un supporto reale allo sviluppo umano, sociale ed economico.

Eliminare la burocrazia è possibile?

Eliminare la burocrazia è un obiettivo ambizioso ma essenziale e irrinunciabile per il progresso della nostra società. Immaginate un mondo in cui le pratiche amministrative non ostacolano l’innovazione, dove le imprese possono prosperare senza essere soffocate da moduli infiniti e scartoffie dove le persone e le famiglie sono supportate nella loro qualità di vita?

È ora, anche se lo ripetiamo da decenni, di rompere le catene della burocrazia, o meglio il “cappio” che ci uccide come nazione e come società per
adottare mentalità agili.  Dobbiamo costantemente esigere dalle Istituzioni di rivedere le loro pratiche, eliminando quanto è superfluo e valorizzando ciò che realmente conta. Insieme, ma solo se supereremo la nostra passività, possiamo costruire un futuro in cui ogni idea possa fiorire sana e robusta. Uniamoci allora per un cambiamento convinti che eliminare la burocrazia è impossibile m renderla più umana e utile “si”.

Ma attenzione. non unicamente sfornando leggi “sulla semplificazione” finora inutili, ma operando sulle “risorse umane”, partendo dai vertici fino a giungere agli addetti agli sportelli. E’ urgente superare le tendenze estremamente conservatrici, oltrepassare l’incomprensibile pignoleria e la fissicità del rigore formale, dominare la prepotenza che sta alla base di determinati comportamenti, educare allo spirito del servizio e all’utilizzo del “buon senso” che nasce unicamente da un dialogo tra persona e persona. Non tutti i burocrati sono incompetenti e arroganti, tanti sono intelligenti, competenti e comprensivi anche se, purtroppo, queste caratteristiche, il più delle volte, non sono frutto di un itinerario educativo ma di una personalità aperta e umana.

Dobbiamo comprendere che la riforma della burocrazia è una “vera e irrimandabile emergenza” dato che l’astio popolare è in continua crescita.

Un’ esperienza

Sfogliando gli archivi ho trovato un episodio significativo con il quale concludo. Alcuni anni fa a Perugia furono uccise due impiegate della regione umbra da parte di un uomo esasperato dalla burocrazia. Il giorno seguente M. Granellini nella rubrica “Buongiorno” (La Stampa 8.3.2013) scrisse una riflessione affinchè non sia troppo tardi. “Mi ha scritto la collega perugina di Margherita Peccati e Daniela Crispolti, le due impiegate (una precaria) della Regione Umbria uccise senza pietà da quell’uomo fragile e disperato che le aveva erette a simbolo di un sistema. E’ una lettera meravigliosa perché sorprendente. Ti aspetti il dolore per le vittime e lo trovi. Ti aspetti la paura che possa succedere di nuovo e la trovi. Ma ti aspetteresti anche il lamento contro chi ha alimentato questo clima, additando la pubblica amministrazione come luogo di ogni nefandezza, e invece non lo trovi”. Anziché crogiolarsi nel vittimismo – prosegue Granellini -, specialità nazionale, l’impiegata di Perugia scrive: “Se siamo percepiti come poco trasparenti, autoreferenziali e arroganti, forse dovremmo cercare di cambiare, prima che un’ondata di risentimento cieco e indistinto cambi noi, travolgendo tutto”. Il cambiamento, prosegue il giornalista, sono parole che andrebbero recitate a memoria come le tabelline, infatti “non arriverà dall’alto e nemmeno un grilleggiante deus ex machina lo potrà attuare, se non sarà la pubblica amministrazione a volerlo, trovando il coraggio di riempire di contenuti quanto sbandiera ma non attua, a cominciare dalla meritocrazia”. E, la signora aggiunge: “dobbiamo smetterla di sentirci altro dalla gente, magari anche un po’ superiori, per poi offenderci appena ci chiamano privilegiati”.

Conclude Granellini. “Cara signora, taccio il suo nome per non esporla a ritorsioni, ma persone come lei meriterebbero la prima pagina tutti i giorni. In quest’epoca di licenziamenti continui, anche da se stessi, è consolante imbattersi ancora in qualcuno capace di un’assunzione di responsabilità”.

Don Gian Maria Comolli

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Lc. 21, 5-19) – 16 novembre 2025

Il brano di Vangelo di questa domenica è uno dei passi più difficili di tutto il testo di Luca poiché non va preso alla lettera, essendo un modo di esprimersi  apocalittico e perché spesso erroneamente lo si ritiene un discorso sulla fine del mondo. Invece no; è una conversione di Gesù sulla storia e sul presente, dunque la nostra attenzione deve rivolgersi all’oggi e non su alcune inutili curiosità riguardanti la fine del mondo.

E’ composto da una notizia introduttiva, da tre comunicazioni accompagnati da tre avvertimenti e da un conclusione.

Introduzione

Di ciò che costituisce il nostro vanto, magari anche religioso o la nostra gloria, non rimarrà nulla.

Comunicazioni e avvertimenti

1.Sorgeranno falsi profeti

Sorgeranno falsi profeti che diranno: il messia è qui, il messia è là, la fine del mondo sta per arrivare…

Non lasciatevi ingannare. Possediamo il Vangelo, l’insegnamento della Chiesa e, il nostro buon senso. Questo può bastare!

2.Guerre, carestie, pestilenze…

Ci siamo illusi di essere uomini civili, progrediti, colti…, di conseguenza, alcune situazioni pensavamo non sarebbero più accadute. Invece no; basti pensare solo a quella che Papa Francesco ha definito: la Terza Guerra Mondiale “a pezzi”.  

Ecco allora il secondo avvertimento. Non dobbiamo terrorizzarci poiché la fede che possediamo ci aiuta a non farci prendere dalla paura. Quando l’uomo ha paura, non ragiona più e non conclude nulla. Invece la fede ci dona la fiducia necessaria anche nei momenti spaventosi oltre che briciole di speranza e di serenità.

3.La persecuzione

I discepoli del Signore Gesù saranno perseguitati ovunque; questo va messo in conto! E’ l’angheria, l’ostilità, il sopruso che prosegue da duemila anni con molteplici modalità. Ad esempio, oggi, si attacca il cristianesimo con argomentazioni false e calunniose ma che, a volte, convincono il grande pubblico, oppure con ironia demenziale, si irridono i valori religiosi.

Tutto ciò è confermato anche dai dati pubblicati il 19 gennaio 2025 dal report redatto da Porte Aperte/Open Doors dal titolo WORLD WATCH LIST 2024 che evidenzia che sono oltre 360 milioni nel mondo i cristiani (uno su sette) che sperimentano “almeno un livello alto” di persecuzione e discriminazione a motivo dalla loro fede.

Quindi un terzo avvertimento. Mettetevi bene in mente, dice Gesù, di non preparare prima la vostra difesa, cioè non preoccupatevi di cosa direte o di cosa farete. No, fidatevi di Dio e al momento giusto troverete una calma e una forza che non sognavate di avere.

Conclusione

«Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà»: questo è in centro della fede!

Certo, possono tormentare il nostro corpo, possono sputarci in faccia, possono farci la vigliaccata più grossa…, ma la dignità rimane.

Il nostro ricordo va a Gesù che deriso e crocifisso sta in silenzio essendo ferito fuori ma sereno dentro!

Buona domenica.

Il “contatore” degli aborti

Controlla in tempo reale il numero degli aborti nel mondo dal 1 gennaio 2025

Oggi siamo a 39.371.000

VERIFICA IL CONTATORE

Giornata Nazionale delle Cure Palliative


Ogni anno, l’11 novembre, l’Italia celebra la Giornata Nazionale delle Cure Palliative, un evento di grande importanza che ci invita a riflettere sul valore della vita e sull’importanza di una assistenza sanitaria che abbraccia il paziente nella sua interezza. Questo giorno, ci ha ricordato ricordiamo, non solo i malati, ma anche delle loro famiglie e degli operatori sanitari che dedicano il loro tempo e le loro energie a chi affronta malattie croniche e terminali.

Le cure palliative, argomento molto attuale, non sono solo un insieme di trattamenti medici ma un approccio umano e dignitoso verso la sofferenza. Esse si basano su una filosofia che considera il paziente come un individuo unico, con desideri, emozioni e necessità specifiche. Ogni persona merita di sentirsi ascoltata e sostenuta, soprattutto nei momenti più difficili della propria vita.

Questa giornata ci invita anche a  valorizzare il lavoro instancabile di coloro che operano in questo campo. Medici, infermieri, psicologi e volontari che si uniscono per formare una rete di supporto essenziale, offrendo non solo cure fisiche, ma anche sostegno emotivo e spirituale. È fondamentale quindi rompere il muro del silenzio attorno a queste tematiche; parlare apertamente di morte e sofferenza essendo un passo necessario verso una società più consapevole e sensibile.

La Giornata Nazionale delle Cure Palliative ci invita a informarci, a condividere storie e a portare avanti una cultura della cura e non della morte come vorrebbero oggi alcuni capitanati dall’Associazione Luca Coscioni. Ogni piccolo gesto conta. Insieme possiamo contribuire a creare una comunità che abbraccia la fragilità umana, trasformando la paura in un messaggio di amore e speranza. La vita è preziosa, e le cure palliative ci insegnano ad affrontarla con dignità fino all’ultimo respiro.

APROFONDISCI

Un consiglio di Papa Leone XIV


“Chi studia si eleva non solo a livello personale ma collettivamente come società”

 

E’ questa una frase pronunciata da papa Leone XIV in occasione del Giubileo del Mondo Educativo, una frase frutto della sua lunga esperienza esistenziale e intellettuale la cui intelligenza e curiosità lo ha accompagnato, e speriamo ancora per molto tempo, in un’epoca di grandi cambiamenti e innovazioni.

Le sue biografie ci raccontano che è un appassionato lettore e la sua biblioteca un vero scrigno di sapere. Cresciuto in un ambiente in cui i libri erano considerati strumenti di potere e in un periodo in cui l’ignoranza spesso governa, Leone XIV si oppose a questa corrente. Organizzò corsi pubblici, invitando filosofi, scienziati e artisti da ogni parte del mondo, le piazze le trasformò in aule, i mercati in teatri di sapere. La sua visione era molto chiara: l’istruzione non dove rimanere un privilegio ma divenire un diritto universale. Di conseguenza,
le menti più brillanti del tempo, rispondendo al suo invito lo interpellavano per condividere idee e scoperte. Attraverso il sapere, Leone XIV sapeva che gli individui avrebbero potuto elevarsi non solo come cittadini ma come esseri umani. “La saggezza”, ha affermato, “è un tesoro che non diminuisce nessuno se condiviso” (23 settembre 2023). Di conseguenza, in base alla sua preparazione intellettuale, non si è limitato a educare il popolo ma ha contribuito anche all’avanzamento delle arti e delle scienze. Spinse, inoltre, i giovani a sognare in grande, a inseguire aspirazioni che sembravano impossibili.

Nella sua vita, fino a oggi, possiamo vedere in Leone XIV certamente “un visionario” ma un visionario che ha saputo vedeva oltre i confini della sua epoca. E, mentre molti dei suoi contemporanei, si sono soffermati sulle sicurezze del potere, lui si è lanciava verso orizzonti sconosciuti ben comprendendo che l’educazione è la chiave per emancipare le menti e liberare i cuori.

In questi mesi di pontificato abbiamo compreso tra l’altro una regola chiara e semplice: “Chi studia si eleva”. Una frase che non è solo un motto ma un vero e proprio inno alla conoscenza e un passo verso l’emancipazione. Dunque, investire in educazione, è investire nel futuro. Facciamo si che ogni libro letto, ogni lezione appresa e ogni discussione condivisa possa aiutarci ad elevarci.

Il libro della settimana 

G.Lo Russo, Il credente cyborg. Il cristianesimo alla prova del postumanesimo, Marcianum Press, pp. 240, euro 21,85 (Prefazione Bruno Forte)

 

L’Autore analizza il fenomeno del postumanesimo e la sua interazione con l’antropologia cristiana, osservando come le nuove tecnologie, in particolare l’Intelligenza Artificiale, si stiano sempre più imponendo, fino a provocare una mutazione neurologica con forti ricadute anche sul tema della fede. Nella seconda parte si esamina la possibilità di presentare i temi religiosi in modo nuovo all’homo calculans, ai seguaci del postumanesimo e a chiunque si dichiari indifferente. A fronte di questo scenario si pone la questione se una rinnovata antropologia fondata su un “umanesimo gesuano” possa arginare queste inquietanti derive. Si vaglia, infine, l’ipotesi se la riscoperta del Gesù terrestre possa stimolare i lontani e giovare ai credenti per rinverdire la loro fede nel Cristo.

LA NOSTRA BIBLIOTECA

https://www.gianmariacomolli.it/category/libri/

 

Il film della settimana

17 ANNI (E COME USCIRNE VIVI) (2016)

 

Il film ci offre l’importanza decisiva della scuola, che diventa soglia di incontro e salvezza per una giovane. Una scuola che agisce in sintonia con le altre agenzie educative della società, come famiglia e parrocchia. La presenza di un bravo educatore, appassionato al suo mestiere, pronto a mettere davanti a tutto il rapporto con gli studenti, permette alla protagonista Nadine di sentirsi compresa e accompagnata nel sentiero più difficile della propria esistenza.

I NOSTRI FILM

https://www.gianmariacomolli.it/category/film/

 

LE DOMANDE AL DON (37)

La morte nel vissuto personale 

La morte richiama la fluidità e la precarietà dei nostri giorni! Vari autori affermano che l’atteggiamento che si assume d’innanzi alla morte trae origine principalmente dal comportamento perseguito nella vita, infatti ogni considerazione sulla morte richiama una determinata visione della quotidianità vissuta. In latino i verbi “nascere” e “morire” sono deponenti, cioè assumono una forma passiva e un significato attivo. La forma passiva indica un evento indipendente dalla scelta personale, il significato attivo mostra che il fatto, nel nostro caso la morte, ha l’accezione che noi gli attribuiamo. Quale accezione deve assumere per il cristiano? Elisabetta

LA RISPOSTA DEL DON

Ho scelto come domanda quella di Elisabetta poiché in questo ultimo mese ho ricevuto vari quesisti su questo argomento, perché ci spaventa e quindi cerchiamo dei perché. In base formulazione di Elisabetta tento di spiaccicare alcune riflessioni.

Due divergenti sono gli atteggiamenti che possiamo assumere. Il primo è adeguatamente riassunto nella leggenda “di Samarcanda”.

PROSEGUI LA LETTURA DELLA RISPOSTA

 

LE VARIE RISPOSTE DEL DON

 

PERCHE’ NON DIVENTI VOLONTARIO?

UN BREVE CORSO PER COMPRENDERE CHI E’ IL VOLONTARIO

Presentazione settimanale di un’associazione di volontariato

 

FONDAZIONE BANCO ALIMENTARE

CHI SIAMO

La nostra storia inizia dalla volontà di quattro amici, Giorgio, Marco, Mario e Diego, di replicare l’esperienza del “Banco dos Alimentos” di Barcellona, in Italia. Nel 1989 costituiscono la Fondazione Banco Alimentare e l’anno successivo il Cav. Danilo Fossati, presidente dell’azienda Star, decide di sostenere la Fondazione con una donazione, che consente di affittare il primo magazzino nella città di Meda (MI). Quando Fossati incontra don Luigi Giussani, punto di riferimento per i quattro amici, tra i due si crea subito un’intesa profonda che li porterà a collaborare, per dar voce a un desiderio comune: ridurre gli sprechi alimentari e aiutare le persone in difficoltà. 

Oggi, Banco Alimentare comprende 21 Organizzazioni Banco Alimentare su tutto il territorio nazionale e la Fondazione, che definisce le linee guida strategiche e intrattiene relazioni istituzionali e ha ruolo di rappresentanza a livello nazionale ed internazionale.

COSA FACCIAMO

Dal 1989, ogni giorno recuperiamo cibo e lo doniamo alle Organizzazioni Partner Territoriali che aiutano persone e famiglie in difficoltà nel nostro Paese.

I numeri 2024

-93.745:tonellati di alimenti raccolti

-1.755.857: persone aiutate

-7.645:organizzazioni patner Territoriali

-2061:volontari stabili

Il dono gratuito di alimenti permette alle Organizzazioni partner Territoriali (OpT) di fornire un aiuto concreto alle persone in stato di difficoltà che si rivolgono a loro. Possono così rafforzare la propria mission, nel segno di una sussidiarietà concreta e testimoniata.

COLLETTA ALIMENTARE

Sabato 15 novembre 2025, in più di 11.600 supermercati in tutta Italia, torna la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Partecipa anche tu e dona la spesa per chi è in difficoltà!

L’iniziativa prevede la presenza di volontari presso i Punti Vendita aderenti della Grande Distribuzione Organizzata che invitano centinaia di migliaia di persone che vanno a fare la spesa a donare una parte della propria spesa per le persone in difficoltà.

L’obiettivo di questo evento è sensibilizzare la società civile sul problema della povertà, richiamando ai concetti di condivisione, gratuità e carità e raccogliere alimenti attraverso le donazioni delle persone che vi partecipano secondo il principio educativo “Condividere i bisogni per condividere il senso della vita”.

Nel 2024: 7.900 tonnellate di cibo; 12.000 punti vendita aderenti; 155.000 volontari coinvolti; 5.000.000 di italiani hanno partecipato.

DIVENTA VOLONTARIO

Solo per la Colletta

Tutto l’anno

COME RIVOLGERSI AL BANCO ALIMENTARE

Fondazione Banco Alimentare Onlus – Via Legnone, 4 – 20158 Milano / Telefono 02-896584.50 / Indirizzo E-mail info@bancoalimentare.it

APPROFONDISCI

ALCUNE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO

 

ALCUNE FRASI PER LA RIFLESIONE

 

 

 

IL “PROTETTORE” DEL BLOG

Il Protettore di questo blog è il BEATO GIUDICE ROSARIO LIVATINO assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990 che è stato non solo un “uomo pensante” ma anche un magistrato modello e una persona di grande e autentica fede: «Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili». Quindi. come affermò san Giovanni Paolo II un “martire della giustizia e indirettamente della fede”. Pur partecipando alla Messa ogni giorno, forse nessuno ha notato la sua azione religiosa ma l’effetto di quell’azione, cioè la testimonianza. Dunque una fede non da mostrare nelle forme ma da rendere leggibile nella testimonianza. E, ogni suo documento, al termine, era siglato con STD (SUB TUTELA DEI). Il mio auspicio è che anche i molti visitatori di questo blog, seguendo il suo esempio, si pongano “sub tutela Dei” e testimoni, anche con le argomentazioni da uomini pensanti, di principi e di valori fondamentali alla nostra società e alle future generazioni. GRAZIE.
Per conoscere il beato Livatino:

-La vita

-«L’uomo che ho ucciso, Livatino, – ha affermato: oggi mi aiuta a coltivare la speranza»

-Un commento sul Giudice Livatino

 

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Il Blog dell’ “Uomo pensante” vuole combattere stereotipi e pregiudizi, non sta dalla parte di nessuno ma si basa unicamente sulla verità dei fatti e si propone di essere il più inclusivo possibile. Come potete notare, nonostante i numeri soddisfacenti di entrate giornaliere, non vi è nessuna pubblicità per non essere manipolato dagli inserzionisti. Per questo, se presto un servizio che ritenete buono, chiedo la vostra generosità nei confronti di chi fa il bene anche a “nome vostro”.
Evidenzio due situazioni: i sacerdoti e un prete mio caro amico che gestisce una comunità di persone fragili.

I sacerdoti

I sacerdoti sono un dono perché donano la loro vita agli altri. Dona anche tu. Il tuo bel gesto nei confronti dei sacerdoti è riconosciuto anche dal sistema fiscale. Una donazione, infatti, è deducibile dal reddito annuale se effettuata a favore dell’ICSC (Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero) attraverso: carta di creditoconto corrente postalebonifico bancario.
Per le donazioni tramite conto corrente postale o bonifico bancario usare la causale “erogazione liberale art. 46 L.222/85”. Le donazioni per i sacerdoti sono deducibili dal reddito annuale fino a un massimo di euro 1.032,91.
Un sacerdote vive con molto meno di quello che si crede. E fa molto di più.
Dal 1984 è stata soppressa la retribuzione statale ai sacerdoti e il loro sostentamento è affidato esclusivamente alla tua generosità. In Italia esistono più di 35.000 sacerdoti che donano la propria vita agli altri. Con ogni tua offerta puoi garantire a queste persone una dignitosa sussistenza e contribuire alle loro missioni quotidiane, sempre rivolte ai più sofferenti. Basta un piccolo contributo per dare sostegno a tanti.
Mentre le offerte che fai direttamente in chiesa aiutano esclusivamente il sacerdote della parrocchia, le donazioni presenti in questo sito sono ripartite equamente tra tutti i sacerdoti per assicurare loro una vita decorosa.

GUARDA IL VIDEO

Don Giusto Della Valle

Don Giusto Della Valle è un sacerdote, mio caro amico, della diocesi di Como e attualmente è il parroco di San Martino a Rebbio, un quartiere di Como. Oltre che essere parroco ospita circa 50 persone immigrate a cui fornisce vitto e alloggio. Per questo suo grande impegno è conosciuto e apprezzato in tutta la città. 

Una testimonianza

“Nell’estate 2017, in piena emergenza migranti, ho incontrato Don Giusto Della Valle, una persona eccezionale impegnata a togliere le sofferenze. Il dramma delle migrazioni mi ha da sempre angosciato e da tempo desideravo poter fare qualche cosa per loro. Con lui ho cercato un immobile da ristrutturare così da poter ospitare minori stranieri non accompagnati e l’abbiamo individuato a Rebbio (Como), in via Giussani 35. L’immobile apparteneva al “Collegio delle Missioni Africane” noto anche come “Missionari Comboniani” ed il ricavato della vendita serviva loro per sostenere l’ospedale da loro gestito di Mapuordit nel Sud Sudan, danneggiato alla guerra: una bellissima combinazione. Nel corso della progettazione del nuovo immobile la politica italiana sulla migrazione è cambiata e di conseguenza abbiamo riorientato il progetto verso i bisogni della comunità. La Casa oltre che ad essere aperta al quartiere e alla città dovrà essere un luogo d’educazione e integrazione ed potrà offrire un riparo ai minori non accompagnati, alle mamme in difficoltà con figli e ai piccoli di qualsiasi nazionalità, con attenzione particolare alle situazioni di maggiore fragilità. Un piano dell’immobile suddiviso in quattro appartamentini ed è a disposizione di nuclei familiari che vivono momenti di fragilità umana ed economica. Il cantiere di casa “Caracol” è terminato a fine 2019 e l’attività sociale gestita dalla parrocchia di Rebbio e da Symploké (nata dalla Caritas diocesana di Como) è iniziata nel corso della primavera 2020” (Carlo Crocco, Presidente della Fondazione MDM).

Un video

Como, il meraviglioso cuore di don Giusto fa innamorare i musicisti della Scala: concerto strepitoso per la solidarietà

DONA A DON GIUSTO:  IT48K0843010904000000093297

Pillola di Saggezza Mensile

 

 

DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA – La salvaguardia dell’ambiente (2)

By | Pillole di saggezza

Stiamo trattando la “salvaguardia dell’ambiente”, argomento molto attuale soprattutto in questi giorni poiché dal 10 al 21 novembre si svolgerà a Belém, in Brasile, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop 30). Dopo un’ introduzione generale la scorsa settimana ora passiamo ad esaminare il pensiero della Dottrina Sociale della Chiesa. Il Compendio, tratta la tematica, nel capitolo decimo suddividendolo in quattro parti: 1.Gli aspetti biblici del problema; 2.L’uomo e l’universo delle cose; 3.La crisi nel rapporto tra uomo ed ambiente; 4.La comune responsabilità in riferimento all’ambiente come bene collettivo, all’uso delle biotecnologie, alle risorse e a nuovi stili di vita. Il testo, inoltre, elabora una scala di valori per ricostruire un rapporto positivo con il creato e con l’ambiente, ma non suggerisce progetti.

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