Alla vigilia del primo dei 36 grandi eventi di questo Anno Santo, ripercorriamo alcune riflessioni dei Pontefici sulle responsabilità nel comunicare e trasmettere notizie: per Papa Francesco si tratta sempre di un’“andata e ritorno”, un dialogo che non deve cedere alla “logica della contrapposizione”.
Da oggi, sarà attivo l’hashtag #hopeTelling, “per far diventare virale la speranza”. Lo ha annunciato Paolo Ruffini intervenendo al Meeting point organizzato in sala stampa vaticana per il Giubileo del mondo della comunicazione.
Il prefetto del dicastero vaticano per la comunicazione sottolinea il significa del primo grande evento giubilare. La speranza si comunica coniugando, etica, verità e rispetto della persona.
Il discorso integrale in lingua originale rivolto in Aula Paolo VI ai professionisti dei media dalla giornalista filippina, vincitrice del Premio nel 2021.
In Aula Paolo VI il discorso integrale in lingua originale dell’autore irlandese e cofondatore di “Narrative 4″, una rete globale che offre agli educatori strumenti creativi per insegnare la solidarietà.
In occasione del Giubileo della Comunicazione, in Aula Paolo VI un momento di riflessione moderato da Mario Calabresi e incentrato sulla speranza giubilare come antidoto ad un mondo che sembra avere perso la facoltà di scorgere i “segni di resistenza” in mezzo alle drammatiche notizie che vengono raccontate quotidianamente.
Parole di umanità e di speranza quelle che Roseline Hamel – sorella di padre Jacques Hamel, il sacerdote sgozzato in Normandia il 26 luglio 2016 da due giovani fanatizzati dalla propaganda jihadista – ha voluto trasmettere all’incontro svoltosi organizzato su iniziativa della Fédération des Médias Catholiques nella cornice del “Giubileo della Comunicazione”.
Testimone del Giubileo dei giornalisti, la reporter parla con Avvenire dell’ecosistema “corrotto” dell’informazione, della irresponsabilità delle Big Tech. E con il Papa chiede: narriamo la bellezza.
«Questo Giubileo per i giornalisti è l’occasione per mettersi in discussione, credenti e non credenti: chi siamo, cosa facciamo, in nome di cosa operiamo»: la voce del presidente nazionale dell’Ordine.
«Oggi abbiamo smesso di sperare forse perché siamo diventati ciechi gli uni verso gli altri». Parla l’americano di origini irlandesi autore di best seller mondiali, in Vaticano per l’Anno Santo.