“Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio” recita il Salmo 90 (v.12). Nel testo originario ebraico sarebbe letteralmente: “e giungeremo al cuore della sapienza”. La preghiera è una finestra che dalle intime stanze s’apre sulla luce e non potrebbe mai catturare il sole dentro le sue pareti. La preghiera è un affaccio, un dilagare, uno sconfinamento della mente e del cuore. Ma chi prega non è il solo ad andare verso, a tendersi, a cercare…basta chiudere gli occhi per sentire il timbro di una seduzione, un sussurro, un lieto rumore, un’attrazione la cui fonte è ignorata ma avvertita come la più prossima all’anima.
C’è un fantasma – o forse un fantoccio- che s’aggira per convegni e scuole, per mostre e Ministeri e festival, a volte persino per santuari e sacrestie. Lo riconosco da lontano. Soprattutto perché è un fantasma noioso, un fantoccio che dice cose scontate. Mi ci imbatto anche per via dell’incarico ricevuto d’occuparmi dell’VIII centenario della morte di San Francesco.
I Santi danno valore soprannaturale alla sofferenza, perché con essa si uniscono più intimamente a Cristo per andare in Paradiso, invece i mediocri si lamentano di essa e si chiedono perché Dio li abbia voluti punire.
“Il tempo della vecchiaia è un tempo cruciale – ha detto S.E. Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita – e il pianeta entro il 2050 vedrà crescere il numero degli anziani a più di due miliardi. Ma per Paglia siamo in una gigantesca contraddizione perché “l’intera cultura ritiene la vecchiaia un naufragio. Persino il termine vecchio viene spesso bandito”. Andrebbe cambiata la cultura: “essere vecchi è una grande conquista e un onore anche da augurare a un giovane”.
Il modo in cui preghiamo diviene il modo in cui crediamo. E poiché una crisi tira l’altra, i credenti sono sempre meno ferventi da quando la sciatteria ha travolto la liturgia col pretesto di avvicinarla al “popolo”. Che in chiesa, però, cercava ben Altro (con la maiuscola).
Nel suo nuovo libro lo psichiatra esplora il tema universale della preghiera, non soltanto come atto religioso, ma anche come momento interiore di chi cerca un significato alla propria esistenza.
Ogni settimana uno spazio pensato per la riflessione personale con l’aiuto di testimoni della fede e maestri spirituali. Oggi il filosofo Jerphagnon su come vincere la schiavitù del “tutto e subito”.