Basta leggere il Manifesto per accorgersi di quanto sia intriso di pregiudizio laicista e anticristiano. È il pensiero di un’élite che disprezza il popolo.
La gazzarra alla Camera dopo le parole della Meloni sul Manifesto di Ventotene, ripescato dalla manifestazione di sabato a Roma, mostra tutto il fallimento europeo. Quello di Spinelli & co. era un manifesto dirigista e socialista in cui lo Stato avrebbe dovuto avere la supremazia sulla società civile: è quello che sta accadendo oggi.
Nel giro di pochi anni, dal punto di vista geopolitico, tutto è cambiato. Nuovi protagonisti, nuovi scenari. In questa situazione completamente nuova, che tipo di diplomazia della pace deve nascere? Oggi più che mai servirebbe uno spazio per la Santa Sede. Proprio perché tutti si armano e non solo tutti si armano, ma tutti si devono armare per sedersi al tavolo dei negoziati, diventa tanto più importante il ruolo di un protagonista come quello della Santa Sede.
Il presidente americano, con i suoi modi brutali, ha costretto tutti a cambiare paradigma. Ora non si parla più di come proseguire il conflitto, ma di come fermarlo. Molti paesi europei non l’hanno capito, Meloni sì.
Mentre gli Stati Uniti perseguono una politica estera sempre più indipendente dagli alleati storici, l’Europa si trova a un bivio: investire sulla propria autonomia strategica o continuare a dipendere dalla protezione americana. La guerra in Ucraina ha accelerato questa riflessione, ma le capacità militari europee restano limitate.
La Cina alza il tiro: nelle ultime settimane quattro cittadini canadesi sono stati giustiziati secondo quanto ha annunciato il ministro degli Esteri di Ottawa Mélanie Joly. Pechino avrebbe inoltre ignorato le richieste di clemenza.
Sono soltanto due le questioni che ormai da mesi governano la scena della guerra di Gaza, che non era cessata con la pausa del fuoco delle ultime settimane e non è ricominciata con gli attacchi israeliani dell’altra sera. La prima questione riguarda gli ostaggi; la seconda riguarda il permanere di Hamas nella propria posizione di dominio sulla Striscia.
L’aggravamento del conflitto nella provincia di Kivu Sud ha costretto più di 850 mila persone ad abbandonare le proprie case. Molti vivono in condizioni precarie, rifugiati in scuole o chiese, con accesso limitato ad acqua pulita e servizi igienico sanitari. “Urgente la cessazione delle ostilità: proteggere i più piccoli, nel rispetto del diritto umano internazionale, è fondamentale”, afferma Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia.
Negli ultimi anni, l’Europa ha accumulato ritardi in settori cruciali, compromettendo il suo ruolo globale e la sicurezza interna. Innovazione tecnologica, regolamentazione dei monopoli, approvvigionamento energetico e difesa comune sono ambiti in cui il continente si è dimostrato fragile, mentre minacce sempre più evidenti spingono l’Unione a un cambio di marcia. Solo ora l’Europa sta cercando di correre ai ripari, ma la strada verso un assetto solido e autonomo è ancora lunga.
Testimonianze dalla missione delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama).