In questa settimana guidati dal cardinale G. Biffi vogliamo meditare sulla figura di Gesù Cristo, per poi prci le domande: “Conosco chi è il Signore Gesù? Quale spazio occupa nella mia vita? Seguo la sua personalità e i suoi insegnamenti?” perché, essere cristiani “significa avere capito che Gesù è ‘il’ e che non ci sono qualifiche adeguate a lui che è una singolarità assoluta. Ne viene come onseguenza esistenziale che anche il nostro rapporto con lui non sopporta altre connotazioni che la ‘unicità’ ”.
Il Credo, che inizia qualificando Dio come “Padre Onnipotente”, come abbiamo meditato la settimana scorsa, aggiunge poi che Egli è il “Creatore del cielo e della terra”, e riprende così l’affermazione con cui inizia la Bibbia. Nel primo versetto della Sacra Scrittura, infatti, si legge: «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gen 1,1): è Dio l’origine di tutte le cose e nella bellezza della creazione si dispiega la sua onnipotenza di Padre che ama.
La scorsa settimana ci siamo soffermati sulle parole iniziali del Credo: “Io credo in Dio”. Ma la professione di fede specifica questa affermazione: Dio è il Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra”. In questa settimana, nel cammino di verifica della nostra fede, rifletteremo su Dio “come Padre”.
Il Credo comincia così: “Io credo in Dio”. E’ un’affermazione fondamentale, apparentemente semplice nella sua essenzialità, ma che apre all’infinito mondo del rapporto con il Signore e con il suo mistero. Credere in Dio implica adesione a Lui, accoglienza della sua Parola e obbedienza gioiosa alla sua rivelazione.
Alla maggioranza delle persone è ancora oscuro cos’è il “gender” o “l’ideologia di genere”, e di conseguenza le modifiche agli orientamenti antropologici e sessuali che intende imporre, eliminando la plurimillenaria “concezione personalista di uomo” ritenuta obsoleta e “la famiglia” fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna considerata una forma superata per identificare “tutto come famiglia”, aperta a qualunque situazione e prospettiva.
L’inizio di un nuovo anno è l’occasione per ripensare al significato della nostra vita, cioè del tempo che passa, per scoprire qual è la meta del nostro cammino e il senso delle nostre azioni in questo viaggio.
A Gesù possiamo domandare tanti doni: la gioia, il perdono dei peccati, l’amore, una casa, un lavoro, il benessere per la famiglia, la salute…. Ma possiamo chiedere un dono che li comprende tutti: il dono della pace.
Alcuni pensano che accompagnare una persona nella parte terminale della vita significhi anche favorirne la morte. Personalmente ritengo errata questa interpretazione. Come accompagnare alla morte, con dignità, ad esempio, un malato tumorale? Andrea.
HUMANAE VITAE (6) –LICEITA’ DEL RICORSO AI PERIODI INFECONDI. I “METODI NATURALI DELLA PROCREAZIONE”
“Non da ogni incontro coniugale deve seguire una nuova vita. Dio ha sapientemente disposto leggi e ritmi naturali di fecondità che già di per sé distanziano il susseguirsi delle nascite” (Humanae vitae n. 11).
I METODI NATURALI DELLA PROCREAZIONE consentono alla donna di scoprire e di conoscere il proprio corpo e le sue leggi, permettono alla coppia una corretta pianificazione famigliare, costituiscono lo strumento privilegiato per acquisire la consapevolezza del valore della fertilità.
Leggendo alcuni forum in internet, frequentati soprattutto da ragazze, sono rimasta stupita nel constatare come sia pieno di giovani che assumono la «pillola del giorno dopo» come se fosse una caramella. Ho letto di una che l’ha presa già per la seconda volta in tre mesi. Io resto senza parole… Grandi per fare sesso, ma con il cervello piccolo piccolo… Innanzitutto perchè non usano le precauzioni, secondo perchè assumono farmaci senza pensare a quello che comporta per il loro corpo, e terzo perchè se sono incinte allora esce la storia «Ma sono troppo giovane…», e non si assumono le loro responsabilità. Mentre lo facevi non eri troppo giovane?…