“Chiedo tutti i giorni la grazia del senso dell’umorismo – disse Francesco nel 2016 durante un’intervista – perché ti solleva, ti fa vedere il provvisorio della vita e a prendere le cose con uno spirito di anima redenta. È un atteggiamento umano, ma il più vicino alla grazia di Dio”.
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I «due volti» della spiritualità digitale19 giugno 2025/ 3 commenti
di: Alessandro Olivieri Pennesi
preghiera
Nel contesto attuale di rapida evoluzione tecnologica, il rapporto tra spiritualità e tecnologia digitale solleva domande profonde e complesse. L’intelligenza artificiale e le piattaforme digitali stanno progressivamente trasformando la nostra esperienza del sacro e del trascendente, introducendo nuove modalità di espressione e pratica spirituale. Quali le motivazioni che ci spingono a integrare queste tecnologie nella nostra vita spirituale? Da questa domanda nasce una riflessione su ciò che definisco i «due volti» della spiritualità digitale, ciascuno con implicazioni etiche ed esistenziali uniche.
Nei messaggi da tutto il mondo a Leone XIV, subito dopo la sua elezione, una delle parole che è risuonata di più è stata “speranza”. La pace che il nuovo pontefice ha evocato più volte nel suo primo messaggio, per il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella è “la speranza dell’umanità intera”. La Porta Santa aperta alla fine del 2024 da Papa Francesco inaugurando il Giubileo ci incoraggia a farci “pellegrini di speranza”.
Anche noi, nella monotonia quotidiana, assistiamo ad autentici miracoli che stentiamo a discernere, e spesso incrociamo il Signore Gesù senza identificarlo, essendo debole la nostra fede, impreparata la dimensione trascendente e diffuso lo scetticismo.
Com’è nata la più popolare delle preghiere dedicate alla Vergine? Risponde il nuovo episodio del podcast Taccuino celeste.
Disma, il buon ladrone convertito in croce, ci insegna che è implicandosi con Gesù e affidandogli se stessi che si entra in Paradiso.
La Sindone ci parla in modo eloquente di fatti avvenuti duemila anni fa. Eppure si perpetuano bugie per negare la sua autenticità. E ciò nonostante oltre cent’anni di ricerche e pubblicazioni che avvalorano il legame tra quel lenzuolo e la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù.
“Tra i monti”. È questo il significato in italiano del nome Medjugorje, la piccola località del comune di Citluk, oggi parte del cantone dell’Erzegovina-Narenta (Bosnia-Erzegovina), diventata celebre nel mondo perché, dal 24 giugno 1981, Vicka Ivankovic, Mirijana Dragicevic, Marija Pavlovic, Ivan Dragicevic, Ivanka Ivankovic e Jakov Colo (che allora avevano tra 10 e 16 anni, oggi sono tutti adulti, padri e madri di famiglia) affermano di ricevere apparizioni della Beata Vergine Maria, che si presenterebbe con il titolo di “Regina della Pace” (Kraljica Mira).
Nel mese di agosto si tiene un affollatissimo festival internazionale dei Giovani. Ma Medjugorje è divenuta meta di numerosi pellegrinaggi, non solo nel mese di agosto. Anche noi ci siamo avventurati in questo pellegrinaggio. Ed ecco il resoconto di ciò che abbiamo visto.
Ecco la spiegazione del cardinale Paolo Romeo, arcivescovo emerito di Palermo.