Archivio bioetica

SCRIVE UMBERTO VERONESI

“Io preferisco parlare di maternità surrogata. Da quando la fecondazione assistita l’ha resa possibile, è la gestazione di una donna che accoglie nell’utero un embrione col quale non ha legami biologici: il neonato, alla fine, verrà ceduto alla coppia richiedente.La richiesta può scaturire nei seguenti casi (a partire da un embrione ottenuto con ovociti o seme di donatori): marito fertile e moglie incapace di produrre ovociti; marito fertile e moglie cui è sconsigliato, per motivi clinici, di portare a termine una gravidanza; marito sterile e moglie come nel caso precedente; coppia di omosessuali maschi, che fecondano l’ovocita di una donatrice.
Come si vede, il figlio avrà un legame biologico parziale con la coppia che chiede la maternità surrogata. In Italia, Gran Bretagna e in altri Paesi, la tecnica è illegale, e il Codice civile attribuisce la maternità del bambino alla donna che l’ha partorito. Ci sono poi Paesi in cui la legge permette solo la maternità surrogata altruistica. Invece è legale in otto Stati degli Usa, in Russia, India, Israele, Ucraina e Grecia: veri e propri contratti vengono stipulati tra la coppia richiedente e la donna “portatrice”, che non può rifiutarsi di consegnare il figlio (e a sua volta, la coppia “committente” non può rifiutarsi di accoglierlo).
Il tema è assai delicato: trascina con sé una montagna di implicazioni giuridiche, etiche, politiche e psicologiche. Ma cosa c’è di deprecabile se lo scambio avviene su base consensuale? Per una donna non abbiente, prestare a pagamento l’utero può essere l’occasione per migliorare il tenore di vita, per sostenere economicamente gli studi dei figli. Comprendo che il concetto di maternità surrogata offenda la sensibilità di tanti, anche perché cancella una sacralità profonda da sempre legata alla nascita. Ma questa sacralità ha fondamenti logici, o nasce su basi emotive? In una società in cui il minatore affitta i muscoli alla compagnia mineraria, e l’ingegnere affitta il suo cervello all’impresa edilizia, è davvero così inaccettabile affittare l’utero?”.

da www.oggi.it, 22 gennaio 2016