Archivio bioetica

Per chiedere all’Europa che riconosca la dignità umana fin dal concepimento

Presupposti culturali
La “questione antropologica” è fondamentale per tutti i Paesi dell’Unione Europea, Italia inclusa. In questa tematica, che riguarda anche la vita dell’uomo dal concepimento alla morte naturale, rientrano varie problematiche tra cui il riconoscimento del concepito come  “essere umano” cioè “uno di noi”, fin dal primo momento della fecondazione secondo i principi di “eguaglianza” e “di solidarietà” e come “piena concretizzazione” della “Carta Europea dei Diritti umani fondamentali” (Nizza 2 dicembre 2000 e Strasburgo 12 dicembre 2007), del “Trattato di Lisbona” (1 dicembre 2009), delle TUE (Trattato sull’Unione Europea, rielaborazione del Trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992) e delle TFUE (Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, rielaborazione del Trattato di Roma del 25 marzo 1957), che con insistenza riportano tre espressioni: dignità umana, diritti dell’uomo, eguaglianza “Ma”, ricordano i promotori dell’iniziativa “Uno di noi”, ”ll rifiuto dell’Europa di riconoscere nel concepito ‘uno di noi’ cambia completamente il senso dei diritti umani, dell’eguaglianza e della dignità umana. Perciò, è urgente, fare tutto il possibile per restituire all’Europa il suo vero fondamento come recita l’art. 2 del Trattato di Lisbona”. Quindi, di fronte ai molteplici “delitti contro la vita umana nascente”, come sono stati definiti dal beato Giovanni Paolo II nell’Enciclica “Evangelium Vitae” (cfr. nn. 4 e 11), attuati mediante strumenti chimici: “pillola del giorno dopo”, “pillola dei 5 giorni dopo”, Ru486, e con l’aborto, non scordando la procreazione artificiale e la sperimentazione sugli embrioni, unicamente un riconoscimento pubblico, formale e legale della qualità di “essere umano” dal concepito, potrebbe concretamente difendere questa “vita fragile”. Sempre Giovanni Paolo II, ammonisce: “(dobbiamo porre l’attenzione) su un altro genere di attentati concernenti la vita nascente, che presentano caratteri nuovi rispetto al passato e sollevano problemi di singolare gravità per il fatto che tendono a perdere, nella coscienza collettiva, il carattere di delitto e ad assumere paradossalmente quello di diritto” (Ev.V n. 11). La chiarezza di questo Papa che moltissimi hanno amato e continuano ad amare ci spinge all’impegno a favore della vita nascente.

Iniziativa popolare
L’ articolo 11 del Trattato di Lisbona ha introdotto un nuovo “strumento di democrazia partecipativa”, definito di “iniziativa popolare” con la finalità di ridurre un certo “deficit democratico” presente nella UE e avvicinare i cittadini a questa Istituzione. Almeno un milione di cittadini, di un minimo di 7 Stati membri, possono chiedere alla Commissione Europea di fare una determinata proposta di “atto giuridico”. alle altre istituzioni europee (Parlamento e Consiglio dei ministri). Se si raggiunge il numero minimo di adesioni, cioè un milione, la Commissione è obbligata, entro 3 mesi, a dare una risposta preceduta da un’audizione degli organizzatori. Dunque, l’Europa non potrà non ascoltare, questa richiesta promossa dalle
principali associazioni pro-life d’Europa, fra cui il Movimento per la Vita italiano e sostenuta da varie Associazioni che difendono la vita in tutte le sue articolazioni.

Perché dobbiamo partecipare
Perché l’embrione umano è qualcuno, cioè un soggetto ben determinato già nelle primissime fasi del suo sviluppo avviato con la fusione dell’oocita femminile e dello spermatozoo maschile, formando lo zigote. L’ embrione, se posto in condizioni idonee, si svilupperà in un organismo adulto. E J. F. Gilbert, celebre embriologo statunitense, avverte che “con la fertilizzazione inizia un nuovo organismo vivente. C’è un unico continuo processo dalla fertilizzazione allo sviluppo embrionale e fetale, alla crescita post natale, alla senescenza, fino alla morte” (The international journal di Developmental Biology, vol. 47, 72). Dunque, l’embrione non è un agglomerato di cellule, un’appendice del corpo della madre, o una creatura dissimile dal futuro neonato; è il “prossimo adulto” in fase di sviluppo, con un patrimonio genetico differente da coloro lo hanno concepito. Per questo dobbiamo garantirgli il diritto alla vita e all’integrità fisica. L’embrione appartiene a sé stesso e a Dio, fonte della Vita. Da questo deduciamo che l’embrione dall’atto della fecondazione, è un essere umano da rispettare “come una persona”; di conseguenza è immorale, sacrificarlo nei processi di fecondazione assistita o come cavia di laboratorio.
Per quanto riguarda l’aspetto scientifico, A. Vescovi, scienziato di fama internazionale, sottolineava: “Qualunque fisico esperto di termodinamica può dire che all’atto della fecondazione c’è una transizione repentina e mostruosa in termini di quantità e qualità d’informazioni. Una transizione d’informazioni senza paragoni che rappresenta l’inizio della vita: si passa da uno stato di totale disordine alla costituzione della prima entità biologica. Un’entità biologica che contiene tutta l’informazione che rappresenta il primo stadio della vita umana, concatenato al successivo, e al successivo, e al successivo, in un continuum assolutamente non scindibile, se non in modo arbitrario” (Avvenire, 22 febbraio 2005).
Per quanto riguarda il cristiano, non può dimenticare le affermazioni del “Catechismo della Chiesa Cattolica”: “la vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza l’essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile alla vita” (2270).
Dunque, chi uccide un’embrione, annienta una vita in divenire!

Come aderire
Ogni cittadino maggiorenne dei Paesi che costituiscono l’Unione europea può sostenere “Uno di noi”. In Italia è necessario riportare i dati del documento di identità in corso di validità.
Si può scegliere la sottoscrizione “on line” o quella su “modulo cartaceo” Firma on-line: Vi si accede attraverso il sito www.oneofus.eu, organizzato in sezioni differenziate per i
cittadini di ogni nazionalità. Firma su carta:
Il modulo da firmare è scaricabile dal sito www.mpv.org. Il modulo cartaceo può essere sottoscritto anche da più persone entro il 15 aprile 2013 ed inviato a: Movimento per la Vita, LungoTevere dei Vallati 2, 00186 Roma (tel. 06.68301121, fax 06.6865725. La nostra firma è la risposta concreta all’appello di Giovanni Paolo II: “L’Europa di domani è nelle vostre mani. Siate degni di questo compito. Voi lavorate per restituire all’Europa la sua vera dignità: quella di essere luogo dove la persona, ogni persona è accolta nella sua incomparabile dignità”(23 novembre 1986 al Convegno sul diritto alla vita e l’Europa).

Don Gian Maria Comolli
1 febbraio 2013

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