EDITORIALE – Cosa ci insegnano Genova e il Parco del Pollino

By 25 Agosto 2018Attualità

Il mese di agosto, quello che dovrebbe essere il più “spensierato” dell’anno, si è presentato in questo 2018 drammaticamente ricco di tragedie: Genova 34 morti per la caduta di un ponte, 10 per l’improvvisa piena del torrente Raganello, senza contare il numero di vittime degli incidenti stradali e degli annegamenti.
Di fronte a queste catastrofi tanti si chiedono il “perché”, e soprattutto si domandano che colpe avessero quelle persone per essere vittime di un destino così crudele. Umanamente, riposta non c’è! E, allora, mi rivolgo al Vangelo per conoscere il pensiero di Gesù. Mi vengono alla mente due episodi di “cronaca di allora” che riferiscono al Cristo e che Lui immediatamente li commenta. Il massacro, per ordine di Pilato, di alcuni Galilei che si erano recati a Gerusalemme per offrire dei sacrifici e il crollo di una torre, quella di Siloe, in costruzione lungo le mura di Gerusalemme che provocò la morte di diciotto operai (cfr. Lc. 13,1-5). Il Messia, non evade l’arduo quesito, e pur non offrendo un opinione sulla morte dei galilei e degli operai, sfata un opinione ampiamente radicata tra gli ebrei, e forse anche in noi, che interpreta la sofferenza come “un’azione punitiva di Dio” per i peccati personali o sociali. Il Messia, sfatando questa inaccettabile visione, afferma che quelle vittime non erano maggiormente peccatori di altri uomini o più meritevoli di castighi. Inoltre, se Dio fosse “il regista” del dolore, rinnegherebbe la sua identità di Padre buono e misericordioso e, quindi, non meriterebbe la nostra adorazione e il nostro affidamento.

Vicende della Palestina di ieri, ma storie di sempre, che prendono il nome di ponte Morandi o di torrente Raganello.., e l’insegnamento di Gesù di ieri è valido anche oggi: “se non vi convertirete”, cioè se non purificherete il vostro modo di pensare e il vostro cuore, se non modificherete i vostri atteggiamenti, se non opererete un cambio radicale nella scala dei valori societari e personali, “perirete tutti allo stesso modo” (Lc. 13,5). Dunque, le tragedie, sono “un ammonimento” che coinvolgono tutti. Pertanto, di fronte a una disgrazia, dobbiamo ricercare cause e colpevoli ma questo è solo il primo passo perché l’interrogativo fondamentale e irrimandabile riguarda lo sfruttare al meglio la situazione. In altre parole chiederci quale insegnamento trarre da tragedie spesso dovute alla negligenza umana o a imprudenze. Unicamente la capacità di comprendere, denunciare e soprattutto cambiare ciò che ha causato questa tragedia, cioè il business vorace e insaziabile che acceca, il profitto che calpesta ogni sicurezza, il clientelismo incontrollato… forse ci eviterà nuove catastrofi. Altrimenti: “perirete tutti allo stesso modo”. Parola di Gesù!
Don Gian Maria Comolli