IL SUSSIDIARIO – CAOS ASTRAZENECA/ Come superare dubbi e ripensamenti sul sì al vaccino

By 15 Marzo 2021Coronavirus

La denuncia tempestiva del rischio legato ad AstraZeneca, la rimozione dal mercato del lotto incriminato e gli accertamenti in corso sono fattori che devono indurci ad assumere il vaccino

In una fase di indubbia recrudescenza della pandemia da Covid-19, con la mappa del Paese che minaccia di attestarsi su zone rosse sempre più estese, la notizia che alcuni lotti del vaccino AstraZeneca siano stati ritirati in via precauzionale è giunta come un fulmine a ciel sereno; o meglio, su AstraZeneca è scoppiata una vera e propria bufera. Ema ed Aifa hanno parlato di un possibile effetto collaterale con la formazione di coaguli nel sangue, anche se al momento non sono state dimostrate delle correlazioni dirette. In Italia e in altri sei paesi della Ue sono stati sospesi in via precauzionale alcuni lotti, mentre la Danimarca ha completamente sospeso la vaccinazione con AstraZeneca.

Il lotto in questione, quello denominato ABV5300, comprendeva un milione di dosi ed era stato distribuito in 17 paesi dell’Ue: Austria, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, Grecia, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svezia. Non pochi!  Sia per quantità di dosi che per diffusione geografica all’interno dell’Ue.

In un momento drammatico in cui la pandemia continua a viaggiare nel mondo intero, anche per una serie di mutazioni che hanno creato varianti più insidiose per velocità di contagio e gravità di sintomi, il vaccino sembra offrire l’unica speranza possibile per controllarne gli effetti nefasti sulla vita e sulla salute di tutti. Ma proprio perché la sfida è altissima e riguarda tutti noi, il comitato per la sicurezza dell’Ema – il Prac – sta esaminando con la massima tempestività e con assoluto rigore ogni possibile evento avverso che si accompagna alla somministrazione del vaccino, a cominciare dai casi segnalati con il lotto incriminato; senza trascurare tutte le altre segnalazioni di eventi tromboembolici e comunque di altre condizioni patologiche emerse dopo la vaccinazione. Al 10 marzo 2021, sono stati segnalati 30 casi di eventi tromboembolici tra i 3 milioni di persone vaccinate con AstraZeneca in Europa. Ovviamente il Prac, il comitato per la sicurezza dell’Ema, sta continuando a monitorare qualsiasi potenziale problematica di sicurezza inerente al lotto in questione.

L’azienda ha subito smentito, nella stessa serata dell’11 marzo, il rischio che ci potessero essere correlazioni tra il vaccino e gli effetti oggetto di indagine, riportando l’elevato numero di soggetti vaccinati con questo tipo di vaccino, soprattutto in Gran Bretagna dove si sono vaccinate oltre 20 milioni di persone, senza che si siano registrati eventi avversi. L’Aifa contemporaneamente ha emanato un provvedimento in cui afferma che “a seguito della segnalazione di alcuni eventi avversi gravi, in concomitanza temporale con la somministrazione di dosi appartenenti al lotto ABV2856 del vaccino AstraZeneca anti Covid-19, ha deciso in via precauzionale di emettere un divieto di utilizzo di tale lotto su tutto il territorio nazionale e si riserva di prendere ulteriori provvedimenti, ove necessario, anche in stretto coordinamento con l’Ema, agenzia del farmaco europea”. Sia l’Azienda che l’Aifa ribadiscono comunque che al momento non è stato stabilito alcun nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e gli eventi avversi riscontrati. Comunque l’Aifa ha garantito che sta effettuando tutte le verifiche del caso, acquisendo documentazioni cliniche in stretta collaborazione con i NAS e le autorità competenti.

Il fatto è che tutti i Paesi europei, e l’Italia in primis, stanno elaborando e rielaborando il piano nazionale vaccini alla luce di alcune coordinate ben precise, per cui la disponibilità effettiva di vaccini è una delle coordinate essenziali per qualsiasi previsione che abbia una sua coerente applicabilità. In questo momento l’Europa tutta, potremmo dire il mondo intero, ha bisogno di tutti i vaccini che si possano ottenere; sospenderne anche uno solo costituisce di per sé un fattore di rischio che rallenta l’intera catena vaccinale. Ma essendo in gioco la vita stessa della gente occorre prudenza prima di continuare a utilizzare il vaccino di AstraZeneca, contenuto nel lotto in questione.

In Italia i casi finora accertati sono due. Il primo caso risale al 9 marzo e riguarda un sottufficiale della Marina militare, Stefano Paternò, 43 anni, morto per arresto cardiaco, dodici ore dopo essersi sottoposto alla prima dose di vaccino. Il secondo caso riguarda la morte dell’agente Davide Villa, deceduto il 7 marzo, 12 giorni dopo essersi vaccinato, anche se aveva cominciato a sentirsi male già dal giorno successivo alla somministrazione. In ospedale i medici hanno diagnosticato una venosa profonda, poi sfociata in emorragia celebrale. Un terzo caso sospetto sarebbe avvenuto a Trapani e riguarda un carabiniere, Giuseppe Maniscalco, di 54 anni, che aveva avuto un malore dopo la somministrazione del vaccino ed era morto. L’autopsia avrebbe escluso un rapporto diretto con la vaccinazione, dichiarando che il militare dell’Arma era morto di infarto. L’ipotesi da verificare è che i casi segnalati siano tutti collegati ad un particolare lotto: ipotesi possibile, anche se improbabile. Ma se questa fosse la vera causa, basterebbero un paio di giorni per verificarlo; occorrerebbe sottoporre le fiale di quel lotto alla spettrometria di massa e accertare se davvero c’è stata una qualche contaminazione, batterica o di altro materiale.

In attesa di tutti gli accertamenti indispensabili, che si concentreranno sul lotto ABV5300, è però importante comprendere come questa decisione di sospensione del vaccino AstraZeneca potrebbe influire nell’intera campagna di lancio della vaccinazione su scala nazionale ed europea, determinando sospetti e possibili rifiuti a vaccinarsi, nonostante le agende già predisposte a livello regionale. Le persone sono passate da una iniziale diffidenza nei confronti dei vaccini ad una vera e propria volontà di vaccinarsi quanto prima. Ma sanno bene che il Sì al vaccino non include la possibilità di scelta del vaccino e in un certo senso neppure la tempistica di somministrazione del vaccino. A tutto ciò dovrebbe provvedere il nuovo piano vaccinale, appena elaborato dal Governo, per cui sono state individuate 5 categorie distribuite per età e fragilità. Ultimi ad essere vaccinati saranno gli under 60, mentre restano alcune priorità per determinate categorie di lavoratori: personale sanitario, scuola, militari, polizia e comunità. Recentemente tra le priorità sono stati inclusi anche i caregiver dei disabili gravi. Nel secondo trimestre, che sta per iniziare, sono attese circa 50 milioni di dosi, e la quota maggiore è proprio a carico di AstraZeneca; il che sta creando sconcerto e preoccupazione tra le persone a cui il vaccino è riservato, ad esclusione delle persone più fragili, a cui sono riservati i vaccini a mRna, come Pfizer e Moderna.

I dubbi e le perplessità a vaccinarsi con AstraZeneca stanno orientando le persone a pensare ad un altro tipo di vaccino, magari Janssen (di Johnson & Johnson), appena approvato dall’Aifa nello stesso giorno in cui è scoppiata la polemica su AstraZeneca; è un vaccino che si somministra in un’unica dose, sembra avere gli stessi standard di efficienza e di efficacia di AstraZeneca, senza i timori da questo finora sollevati.

In conclusione. Per gestire la vaccinazione di 60 milioni di italiani è necessario predisporre un piano vaccinale che funzioni sia sotto il profilo degli approvvigionamenti di vaccini che su quello della loro distribuzione, secondo i criteri rigorosi fissati dal Governo. Ma la chiave di tutto è la relazione di fiducia che deve legare cittadini e governo e che passa inequivocabilmente per la qualità stessa del vaccino, che garantisce la sua sicurezza e la sua efficacia. La denuncia tempestiva del rischio legato ad AstraZeneca, la pronta rimozione dal mercato del lotto incriminato e gli accertamenti in corso sono tutti elementi che debbono aumentare la fiducia dei cittadini nei confronti del decisore politico e della sua prudenza pro-attiva. La campagna vaccinale si regge anche su questo elemento immateriale della fiducia come fattore decisionale reciproco, anche da parte dei cittadini, che dovrebbero scoprire ancora una volta quanto la loro vita sta a cuore a chi governa e prende decisioni anche per loro, oltre che con loro.

13.03.2021

Paola Binetti

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