TEMPI.IT – «Il vincitore di Euro 2020 è il Covid-19: ce la farà pagare». Torna la caccia all’untore

By 13 Luglio 2021Coronavirus

I virologi hanno già sentenziato che i tifosi sono i colpevoli della ipotetica futura recrudescenza della pandemia. Il passato non insegna mai nulla.

La storia si ripete: finita la sbornia per la vittoria di Euro 2020 da parte della nazionale di calcio italiana, i virologi si riprendono la scena e tornano a lanciare i consueti anatemi. «Il virus oggi se la ride, il vincitore della coppa purtroppo è lui», afferma il direttore dell’unità di statistica medica e epidemiologia del Campus biomedico di Roma, Massimo Cicozzi. «La pandemia non si prende una pausa per una sera. La variante Delta approfitterà di persone non vaccinate, in ambienti affollati, senza mascherine, che urlano, gridano, cantano. Devastante», rincara la dose l’epidemiologa Maria Van Kerkhove personificando il virus.

Il Covid-19 «ha vinto gli Europei»

Il dito è puntato sui tifosi che si sono assiepati attorno al pullman scoperto su cui la nazionale italiana ha girato per le strade della capitale mostrando la tanto agognata coppa, vinta in finale domenica contro l’Inghilterra. La ricerca di un colpevole per eventuali disastri futuri è ormai la prassi in Italia: prima erano i medici non vaccinati, poi gli anziani non vaccinati, poi le famiglie «no vax» che non vogliono vaccinare i figli, ora tocca ai tifosi.

Era già successo qualche mese fa dopo la vittoria dello scudetto da parte dell’Inter, che ha spinto migliaia di appassionati a festeggiare in Piazza Duomo. Allora Massimo Andreoni disse che i festeggiamenti «costeranno vite. Potremmo iniziare ad avere un incremento di casi tra 2-3 settimane, i più gravi tra 4-5 settimane e gli eventuali decessi tra 4-6 settimane». Locatelli aggiunse il carico da novanta («rispettare i 121 mila morti che abbiamo avuto in Italia significa evitare assembramenti») e via profetizzando.

Dopo l’Inter contagi invariati

Era già successo dopo la vittoria della Coppa Italia da parte del Napoli nel 2020. In entrambi i casi, non si verificò nessun aumento significativo dei contagi (e ancora non c’erano i vaccini), ma questo ovviamente non ha fatto cambiare idea ai virologi. I quali, sia detto tra parentesi, si inalberano solo quando l’obiettivo da colpire è “ludico” e “non essenziale”: è dall’inizio dell’estate, ad esempio, che i treni regionali che portano alle località di mare vengono stipati fino all’orlo da Trenitalia. Controllare e prevenire sarebbe semplice, ma il governo non fa nulla. In questo caso, però, nessuna protesta.

Da sottolineare invece è la posizione espressa a Repubblica da Sergio Abrignani, immunologo dell’Università di Milano e membro del Cts. Giustamente fa notare che i festeggiamenti hanno rappresentato «un comportamento a rischio», ma nota anche che dopo lo scudetto dell’Inter, «con assembramenti impressionanti, non si sono poi osservati picchi».

«Non si chiude per un’influenza»

Abrignani sottolinea anche che, a prescindere dall’aumento di contagi, che inevitabilmente ci sarà con il passare dei mesi a prescindere dal comportamento dei tifosi, come l’anno scorso, «dove il tasso di vaccinazione è ampio si è protetti da forme gravi. Invece di morire una persona infettata ogni 50, a perdere la vita è una su mille».

L’immunologo prevede anche che arriveremo al livello di contagi del Regno Unito, circa 30 mila al giorno. Gli inglesi hanno riaperto tutto, declassando «la malattia a influenza. In Italia la patologia stagionale ogni anno provoca tra i 4 e gli 8 milioni di casi lievi e 4-10 mila decessi di persone fragili». Spiega Abrignani:

«Non se dobbiamo seguire la strategia degli inglesi. Di certo la loro politica ha una base scientifica. Se vediamo che arrivano a 70 o 80 mila infezioni al giorno e non hanno un aumento importante di occupazione delle terapie intensive o di morti, la politica del nostro paese deciderà cosa fare. Certo, per un’influenza l’Italia non è mai stata chiusa».

La scuola conta più dei tifosi

In attesa di vedere se si registrerà un aumento dei contagi, resta un tema politico: il governo ha deciso di autorizzare i festeggiamenti, non ha impedito ai Comuni di installare i maxischermi nelle piazze per vedere le partite, non controlla gli assembramenti sui treni. A fronte della diminuzione dei contagi e della campagna vaccinale che procede spedita ha deciso, insomma, di riconoscere il “diritto” degli italiani a festeggiare per la vittoria dell’Europeo e ad andare in vacanza. Sarebbe stupefacente e irragionevole che non si comportasse allo stesso modo in autunno per tutelare un diritto molto più importante: quelli degli studenti ad andare a scuola.

Leone Grotti

14 luglio 2021

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