INCOMINCIA UN NUOVO ANNO. VIVIAMOLO IN COMPAGNIA DEL SIGNORE GESU’

By 1 Gennaio 2022Spiritualità

L’inizio di un nuovo anno ci avverte che il tempo trascorre veloce­mente, e quindi dovremmo sentire il bisogno di fermarci a riflettere sul significato della nostra esistenza, cioè del “tempo che passa” per riscoprire la meta del nostro cammino e il valore delle azioni che compiamo in questo viaggio. Dalle risposte che sapremo fornirci scaturisce la gioia e la felicità oppure la malinconia, lo sconforto e la scontentezza nel nostro quotidiano.

Vi invito, per questa riflessione, a oltrepassare l’ambito delle conoscenze umane, non essendo nessuna disciplina, scienza compresa, idonea e competente per rispondere a questo desiderio del cuore.  Questo fatto è stato intuito dalla maggioranza dei grandi pensatori della storia. Già Platone affermava che “se gli uomini dovessero abbandonarsi ad attraversare il mare della vita con i loro semplici ragionamenti, sarebbero come gente che si trova su una zattera senza consistenza, sbattuta dalle onde” (da Il Gorgia).

Ebbene, se siamo obiettivi, dobbiamo ammettere che i miti, le dottrine, le utopie e i proclami che negli ultimi decenni ci assicuravano prosperità, agiatezza e godimento sono nella maggioranza dei casi naufragati, producendo contesti di smarrimento generale, di insicurezza collettiva e di incertezza. Un’incertezza che si esprime nella paura per il futuro biologico dell’umanità che limita anche la natalità.

La scienza che aveva promesso di guarire tutte le malattie, di alleggerire la sofferenza e di allontanare anche la morte, ha mantenuto le promesse solo in parte.

I valori morali sono stati relativizzati per cui ci meravigliamo, ad esempio, dell’incremento del fenomeno delle tossicodipendenze ma contemporaneamente alcuni sostengono un ampio permissivismo che dovrebbe portare alla legalizzazione della cannabis. Oppure ci preoccupiamo di tutelare gli animali e, contemporaneamente, siamo indifferenti di fronte alle centinaia di futuri bambini che sono uccisi ogni giorno con l’aborto, e dal 1978, abbiamo raggiunto la cifra di 6.370.000.  Infine, in questi due anni, si sono compiuti sforzi e sacrifici per tutelare tutti dalla pandemia ma tra qualche mese si voterà per la legalizzazione dell’eutanasia non informati delle stragi che avvengono nei Paesi dove questa pratica è in vigore da anni. Per questo Theo Boer, docente all’università di Utrecht, convinto sostenitore all’inizio del ventesimo secolo della “dolce morte”, membro di uno dei cinque Comitati Regionali Olandesi di Revisione dell’Eutanasia, dunque un “esperto” del settore, oggi si  è ravveduto e ha lanciato un appassionato e drammatico appello ai cittadini italiani: “non fate il nostro errore”. Ma purtroppo, come sta avvenendo da tempo, troppi italiani accecati dall’ultima “novità etica” o da quelli che definiscono “nuovi diritti”, hanno smarrito la capacità di oltrepassare “la punta del loro naso” non intuendo, anche di fronte alle evidenze, le conseguenze di alcune decisione.

Ebbene, per vivere bene, occorre una barca più solida di una zattera per attraversare il mare della vita.

Questa barca noi la possediamo, in questa barca tutti possiamo salire e questa barca si chiama Gesù Cristo colui che solo può ridonare significato e valore alla nostra esistenza.

Gesù, il Figlio di Dio, mostra chi è Dio; infatti, “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato” (Gv 1, 18), e ci indica il destino che ci attende. E Lui, continuamente, ci cerca per comunicarci il Suo messaggio di vita e di felicità.

Dunque, la relazione con Dio è l’istanza fondamentale, e assolutamente irrinunciabile, per ogni essere umano. “Ci hai creati per Te, o Signore, e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Te”, amava ripetere sant’Agostino. E F. Dostoevskij gli fece eco affermando che “il senso più profondo dell’esistenza umana consiste nell’inchinarsi di fronte all’infinitamente grande”.

A bordo di questa barca tutto acquista senso: i giorni, i mesi, gli anni che passano e, di conseguenza, nasce anche il desiderio di impegnarsi a non sciupare nessun momento della vita.

Ognuno sa che il suo cammino si interromperà, anche se ignora quando e come; questo ci deve spronare a “vivere bene il presente” lasciando perdere le cose futili e le distrazioni dell’esteriorità, supe­rando sia la nostalgia per un passato ormai alle spalle che genera, spesso, lamento ed inerzia, sia l’essere troppo protesi verso quel futuro che, per ora, è solo un sogno troppo avanti a noi.

Ammonisce san Paolo: “Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi, profittando del tempo presente” (Ef. 5, 15-16). E ancora l’apostolo: “Non stancandoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo, mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti” (Gal. 6, 9-10).

Oggi, 1 gennaio 2022, il Signore ci offre l’opportunità di riesaminare l’anno concluso chiedendoci se abbiamo utilizzato fruttuosamente il tempo in famiglia, nella professione, nel sociale. Pentiamoci per il bene che avremmo potuto compiere ma che non abbiamo fatto e ringraziamo Dio dei Suoi innumerevoli doni. Ma soprattutto programmiamo seri e concreti propositi per il nuovo anno, ricordandoci che: “Ogni mattina è una giornata intera che riceviamo dalle mani di Dio. Dio ci dà una giornata da Lui stesso preparata per noi. Non vi è nulla di troppo e nulla di ‘non abbastanza’, nulla di indifferente e nulla di inutile. E’ un capolavoro di giornata che viene a chiederci di essere vissuta. Noi la guardiamo come una pagina d’agenda, segnata d’una cifra e d’un mese. La trattiamo alla leggera come un foglio di carta. Se potessimo frugare il mondo e vedere questo giorno elaborarsi e nascere dal fondo dei secoli, comprenderemmo il valore di un solo giorno umano” (Autore anonimo).

Anche Dio ci augura un buon anno accompagnato dalla Sua benedizione.

Don Gian Maria Comolli