LA RISPOSTA DEL DON… COSA ATTENDE AL PROSSIMO PAPA?

By 2 Maggio 2025Attualità

La Chiesa cattolica ingerisce continuamente nella vita degli Stati soprattutto con interventi antropologici ed etici. Gesù non disse: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»? Francesca.

Chi sarà il nuovo Papa e quali problemi dovrà affrontare? Beatrice

LA RISPOSTA DEL DON

Ho accostato due brevi quesiti possedendo contenuti che si intersecano.
Per molti, come per Francesca, la Chiesa dovrebbe limitare il proprio ambito di azione alla sfera spirituale, liturgica e sacramentale, tralasciando interventi sulle problematiche della vita societaria. Giustificano la loro visione interpretando erroneamente la frase evangelica: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt. 22,21). Quindi, giungono alla conclusione, che il Signore Gesù non si lasciò coinvolgere in letture politiche della Sua persona e della Sua azione. Ciò è vero se interpretiamo il termine «politica» in senso restrittivo, o secondo il significato che comunemente si offre al vocabolo, restringendolo all’ambito partitico-governativo. Non è così, se il termine lo leggiamo nel suo nobile ed ampio significato. La politica è «l’attività mirante a determinare i criteri o i valori base di regolamentazione della vita globale del gruppo, le finalità primarie e intermedie da perseguire, gli strumenti per il loro perseguimento» (Voce Politica di E. Chiavacci, in Aa Vv, Nuovo dizionario di teologia morale, Paoline, 952), per costruire la città dell’uomo a misura d’uomo.
Inoltre, il Signore Gesù, nella sinagoga di Cafarnao, presentando la sua missione, affermò: «Il tempo è compiuto. Il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc. 1,15). Nell’ annuncio è presente l’espressione «Regno di Dio», e l’azione da intraprendere per la sua costruzione: la «conversione». Questo significa che il Regno di Dio non è unicamente un tempo escatologico ma una realtà in divenire operante nella storia; un già e un non ancora. E il Messia non si pose all’esterno della storia degli uomini, ma l’assunse solidarizzando con essa. «A differenza della speranza ebraica che parlava di futuro, Gesù dice che l’ora messianica è arrivata, è qui nelle sue parole e nella sua azione: l’annuncio di Gesù ha un tono di gioia e insieme di urgenza ed è universale» (B. Maggioni, Il racconto di Marco, Cittadella 1981, 32-33). Dunque, se il Regno di Dio è presente nella storia, il Vangelo è la categoria di giudizio che i cristiani devono assumere per concretizzare gli atteggiamenti nuovi richiesti da Cristo.
La Chiesa, pur rispettando l’autonomia delle realtà terrene e delle norme che le regolano, non può omettere i valori evangelici e la normativa etico-morale irrinunciabili in ogni settore societario, affinché l’uomo realizzandosi colga l’autentica felicità e libertà. Quella che alcuni definiscono «interferenza della Chiesa» nelle vite delle varie società, è unicamente il contributo che questa Istituzione offre affinché lo sviluppo di ogni Paese sia fondato sui concetti di amore e di prossimità, di equità e di giustizia, sottolineando la sacralità e la centralità della persona, proponendo come mezzi i principi etici, in particolare quelli del bene comune, della solidarietà e della sussidiarietà. Esortava san Giovanni Paolo II: «singoli, famiglie, gruppi, realtà associative hanno, sia pure a titolo e in modi diversi, una responsabilità nell’animazione sociale e nell’elaborazione di progetti culturali, economici, politici e legislativi che, nel rispetto della convivenza democratica, contribuiscano a edificare una società nella quale la dignità di ogni persona sia riconosciuta e tutelata, e la vita di tutti sia difesa e promossa» (Evangelium vitae, 80).

Beatrice, invece, guardando al futuro mi chiede un toto-papa e quali questioni dovrà affrontare il prossimo Pontefice. Per quanto riguarda il toto-papa non faccio previsioni perché nei conclavi degli ultimi cento anni sono azzeccati solo tre: Pio XII, Paolo VI e Benedetto XVI.
Per quanto riguarda i problemi che il nuovo Papa dovrà affrontare sono tantissimi, ne staranno discutendo in questi giorni i cardinali, per questo faccio alcune riflessioni su temi antropologici ed etici. Da questo punto di vista ne evidenzio tre: il relativismo, la difesa della vita e della famiglia e l’imperante ideologia gender.

IL RELATIVISMO.
Un relativismo ben spiegato dal cardinale Ratzinger nell’omelia della Missa Pro Eligendo Romano Pontefice (18 aprile 2005). Affermò il futuro Benedetto XVI: «Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cfr Ef. 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie».

LA DIFESA DELLA VITA E DELLA FAMIGLIA.

Per comprendere questo punto faccio nuovamente accenno a Benedetto XVI che così si rivolse il 30 marzo 2006 ai partecipanti ad un Convegno promosso dal Partito Popolare Europeo: «Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, l’interesse principale dei suoi interventi nell’arena pubblica è la tutela e la promozione della dignità della persona e quindi essa richiama consapevolmente una particolare attenzione su principi che non sono negoziabili. Fra questi ultimi, oggi emergono particolarmente i seguenti:
-tutela della vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del concepimento fino alla morte naturale;
-riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, quale unione fra un uomo e una donna basata sul matrimonio, e sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale;
-tutela del diritto dei genitori di educare i propri figli.
Questi principi – concluse Benedetto XVI – non sono verità di fede anche se ricevono ulteriore luce e conferma dalla fede. Essi sono iscritti nella natura umana stessa e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa».

L’IDEOLOGIA GENDER
Una teoria pericolosa e nefanda poiché nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Perciò questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana è consegnata ad un’opzione individualistica, mutevole nel tempo. Non a caso, questo concetto, fu citato oltre cinquanta volte da Papa Francesco, spesso con toni spietati (cfr. G.M. Comolli, Gender. La silenziosa peste che si sta diffondendo nel XXI secolo. Se la conosci ti puoi difendere, Youcanprint, pp. 24-54).

Ecco, il nuovo Papa, sarà certamente consapevole del violento attacco in atto nei confronti del cristianesimo e che anche noi notiamo ogni giorno riconoscendo le menzogne che sono comunicate, a volte travestite da sentimenti di bontà. Ecco, insieme al nuovo Papa, dobbiamo testimoniare il Signore Gesù e i suoi insegnamenti, ricordandoci, come ammoniva il cardinale G. Biffi che «nessun doveroso rispetto delle credenze altrui, nessun volenteroso impegno di dialogo interreligioso, può velare ai nostri occhi e censurare sulle nostre labbra la nostra impareggiabile fortuna: la fortuna di essere cristiani-cattolici; vale a dire di aver ottenuto misericordia e di essere stati raggiunti, trasformati, radunati in una realtà nuova ed eterna da quel bambino che contempliamo nato a Betlemme» (Omelia della Notte di Natale 2001).
I soprusi, da duemila anni, accompagnano i discepoli del Signore Gesù, ma con modalità diverse. Nei primi secoli tentarono di eliminare il cristianesimo con la violenza fisica, in altre epoche i cristiani furono umiliati nei diritti più elementari, oggi, la lotta che i nemici del Signore Gesù stanno attuando, è più subdola. Disorientano i fedeli, orchestrando squallide campagne massmediatiche per minare la fede dei singoli e la credibilità della Chiesa. Si attacca il cristianesimo con argomentazioni false e calunniose ma che, a volte, convincono il grande pubblico, oppure con ironia demenziale, si irridono i valori religiosi.
E tutto questo dobbiamo farlo senza paura, perché Cristo è un «avvenimento» che nessuno riuscirà mai ad estirpare; ci tentano da duemila anni ma con risultati scarsi!

Don Gian Maria