STARE CON IL PAPA È STARE CON IL SIGNORE GESÙ

By 12 Maggio 2025Notizie Chiesa

E’ stato eletto il nuovo Papa Leone XIV, e questo ci esorta a riflettere appunto sul Papa, definito da santa Caterina da Siena: “il dolce Cristo in terra” essendo il “Vicario di Gesù Cristo”, il “Successore del principe degli Apostoli” e il “Vescovo di Roma”. Questi tre titoli ci chiariscono “chi è il Papa”. Evidenziamo subito che nell’Annuale Pontificio da alcuni anni papa Francesco ha prediletto il titolo di “Vescovo di Roma” mentre gli altri sono introdotti dal titoletto “Titoli storici”. Hanno perso il loro significato e valore? Assolutamente no come chiarito il 10 gennaio 2020 dal Direttore della Sala Stampa Vaticana Matteo Bruni. “Questi titoli ‘storici’ si intendono storicamente legati al titolo di Vescovo di Roma, perché nel momento in cui viene designato dal conclave alla guida della Chiesa di Roma l’eletto acquisisce i titoli collegati a questa nomina”. In altre parole mantengono intatta la loro attualità altrimenti sarebbero stati cancellati.

“Vicario di Gesù Cristo” e “Successore del principe degli Apostoli”.

Queste due definizioni riguardanti il Papa sono fondate sulle parole che il Signore Gesù rivolse a Pietro: “E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt. 16, 17-19). Espressione chiarissima dove Pietro significa “roccia” e pietra “fondamento”. Dunque, Pietro è incaricato dal Cristo di essere il principio di stabilità, di unione e di coesione della Chiesa. Ricorda la Costituzione Lumen Gentium: “Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro ma volle costituire di loro un popolo unito attorno ad uno stabile fondamento” (n. 17). Poi, il Signore Gesù, approfondisce il pensiero: “A te darò le chiavi del regno”. Dare le chiavi della città, della casa, del tesoro indicava nell’antichità tramandare il potere a una persona. Di conseguenza, dare le chiavi del Regno, significa consegnare il potere di santificare (sommo sacerdote), di insegnare (maestro) e di guidare (pastore universale). Questa missione comprende pure il legare e lo sciogliere, cioè I’assolvere o il condannare, il perdonare o il castigare. E questa autorità non è fondata sulle forze personali ma sull’azione dello Spirito Santo. Alla figura del Papa i Concili dedicarono alcuni documenti ben riassunti dal Concilio Ecumenico Vaticano I che dichiarò il Papa: “pastore universale e infallibile in materia di fede e di costume”. E il Concilio Vaticano II aggiunse: “Questo santo Sinodo, sull’esempio del Concilio Vaticano I, insegna e dichiara che Gesù Cristo, pastore eterno, prepose agli altri apostoli il beato Pietro e in lui stabilì il principio e il fondamento perpetuo e visibile dell’unità di fede e di comunione. Questa dottrina della istituzione, della perpetuità, del valore e della natura del sacro primato del Romano Pontefice e del suo infallibile magistero, il santo Concilio la propone di nuovo a tutti i fedeli come oggetto certo di fede” (LG 18). È questa una dottrina, che possiamo riassumere nell’antica formula: “Ubi Petrus, ibi Ecclesia” (Dove è Pietro, ivi è la Chiesa) (Sant’ Ambrogio, Expositio in Ps., XL, § 30).

“Vescovo di Roma”.

Una qualifica a cui papa Francesco fece riferimento fin dal giorno della sua elezione a pontefice. “Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma (…) La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie!” (13 marzo 2013).
Perché questo titolo è primario? L’identità primordiale del Papa sta nell’essere un vescovo e ogni vescovo è sempre in relazione a una diocesi. Se non fosse così il Papa raffigurerebbe di più un capo di stato che un pastore. Inoltre, si spezzerebbe la sua autorità e la sua relazione con i vescovi che possiamo riassumere nella formula: “cum Petro et sub Petro, cioè in comunione con Pietro (cum) e sotto (sub) l’autorità di Pietro. Qual’è la missione primaria della Chiesa di Roma di cui il Papa è il vescovo? Sant’ Ignazio di Antiochia la riassume affermando: “presiedere nella carità” tutte le Chiese.
Da quanto affermato comprendiamo che la persona del Papa, in particolare il suo Magistero, è centrale per tutta la Chiesa e per ogni cristiano che a volte critica il Pontefice regnate senza leggere i suoi testi, senza contestualizzare i suoi interventi ma si ferma al “sentito dire” accreditando i pettegolezzi. Ebbene, per molti, cioè per gli amanti del chiacchiericcio, “il Papa migliore” è sempre il “Papa precedente”, anche se fu biasimato o deplorato nell’esercizio del ministero petrino.
Per chiarire il significato del Magistero del Papa è interessante questa osservazione di Benedetto XVI. “Questa potestà di insegnamento spaventa tanti uomini dentro e fuori della Chiesa. Si chiedono se essa non minacci la libertà di coscienza, se non sia una presunzione contrapposta alla libertà di pensiero. Non è così. Il potere conferito da Cristo a Pietro e ai suoi successori è, in senso assoluto, un mandato per servire. La potestà di insegnare, nella Chiesa, comporta un impegno a servizio dell’obbedienza alla fede. Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo (…). Il Papa è consapevole di essere, nelle sue grandi decisioni, legato alla grande comunità della fede di tutti i tempi, alle interpretazioni vincolanti cresciute lungo il cammino pellegrinante della Chiesa. Così, il suo potere non sta al di sopra, ma è al servizio della Parola di Dio, e su di lui incombe la responsabilità di far sì che questa Parola continui a rimanere presente nella sua grandezza e a risuonare nella sua purezza, così che non venga fatta a pezzi dai continui cambiamenti delle mode” (7 maggio 2005).

Abbiamo un nuovo Papa, quale deve essere il nostro atteggiamento nei suoi confronti?

BASTA CRITICHE ignoranti, stolte o di parte. Afferma il cardinale Angelo Scola: “Il credente gli deve affetto, rispetto e obbedienza in quanto segno visibile e garanzia dell’unità della Chiesa”. Poi, riferendosi a papa Bergoglio, afferma che gli attacchi sono “sempre più insolenti contro papa Francesco”, soprattutto “quelli che nascono all’interno della Chiesa, sono sbagliati” (Ho scommesso sulla Libertà, Solferino).
PREGHIAMO PER LUI perché il compito affidatogli dal Signore Gesù è arduo, difficile e faticoso.
Al nuovo Papa Leone XIV vogliamo indirizzare il nostro omaggio di fede e di amore, convinti che ascoltare e onorare il Papa accresce la nostra comunione con il Signore Gesù e con la Sua Chiesa.

Don Gian Maria Comolli